La prima è la convinzione che l'opinione pubblica sia importante e che sia necessario proporre iniziative nelle quali si possano esprimere, con la forza della nonviolenza, coloro che ritengono che le guerre non si risolvano con le armi, ma soltanto con la diplomazia. In questo senso, incontrarsi nel cuore delle Gorica, proprio là dove si vedono i monti che sono stati insanguinati dai conflitti del XX secolo e dove c'è stata una rete di confine che ha diviso le persone, vuole essere un messaggio di speranza. In questo senso è da intendere l'invito che sarà approfondito sabato, rivolto in particolare ai due sindaci Ziberna e Miklavič, di proporre le Gorica come luogo di incontro e trattativa fra le delegazioni ucraine e russe, sotto l'egida dell'ONU. Sarebbe un passo concreto verso un urgente "cessate il fuoco" e verso la ricerca di soluzioni eque e solidali. E sarebbe anche un primo passo verso l'auspicato goriziano "Laboratorio di pace e giustizia nel centro dell'Europa".
Il secondo punto di interesse è la costituzione a Gorizia e a Nova Gorica di un primo gruppo di realtà in "Comitato permanente per la pace". Si è trattato di una vera sorpresa e il tempo troppo limitato non ha consentito di allargare ulteriormente il numero delle associazioni aderenti, in particolare in Slovenia. Tuttavia la partecipazione immediata e assai costruttiva di quasi venti realtà associative fa be sperare per una futura costante collaborazione, sempre secondo il principio dell'unità nella diversità. Per il momento sono: Punto Pace Pax Christi di Gorizia, Unità pastorale della città di Gorizia, Comunità Evangelica Valdese Metodista di Gorizia, Rete DASI FVG, Convento francescano di Sveta Gora, Associazione Agorè, Libera, ANPI di Gorizia, Kulturni dom di Gorizia, Circolo ArciGoNG, Associazione 24 marzo onlus, Noi una lista unica-mi ena lista edina, Gorizia è tua, Forum per Gorizia, Associazione Tutti Insieme, PD Gorizia, PRC Gorizia, Levica Goriška.
La terza sottolineatura riguarda la necessità di considerare l'essere umano in quanto tale, sempre e in ogni circostanza. Manifestare contro l'aggressione dei russi in Ucraina significa tenere nel cuore altri milioni di persone che soffrono in ogni parte del mondo a causa di guerre dimenticate da tutti, lontane dai riflettori mediatici alimentati dagli interessi "occidentali". Vuol dire anche lavorare con grande determinazione affinché tutti gli esuli o i profughi che fuggono da qualsiasi conflitto possano trovare un'accoglienza degna del nome di esseri umani, sorelle e fratelli appartenenti tutti alla medesima umana famiglia. Porte spalancate - della politica, dell'economia, delle case e dei cuori - a chi fugge dalla guerra in Ucraina, come pure a chi proviene dall'Afghanistan, dal Pakistan, dalla Siria, dall'Etiopia e da tutte le altre zone nelle quali "la terra brucia".
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