Le due alluvioni mediatiche degli ultimi anni - pandemia e guerra in Ucraina - hanno costretto le persone schierarsi, vax contro no vax, interventisti "armati" contro pacifisti "disarmati". Guai a esprimere dei dubbi, si è subito annoverati da una parte o dall'altra. "Forse bisognerebbe ascoltare anche le ragioni...", "Ah, così! Allora sei un no vax (o un vax)! Allora sei dalla parte di Putin..., ecc."
E' naturale che sia così, in uno Stato nel quale la libertà di stampa latita (44° posto nel mondo non è certo una buona posizione), i media sono in mano a poche famiglie che si contendono l'opinione pubblica e i salotti televisivi, sempre con gli stessi padroni di casa, sciorinano ininterrottamente verità pretese assolute, ridicolizzando chi non si riconosce nel pensiero unico. Si condanna la repressione dell'informazione in Russia e non ci si accorge quasi dell'estradizione di Assange negli Usa, dove rischia grosso per aver svolto semplicemente e nel modo più nobile il compito del giornalista. Si presentano bambini ucraini insanguinati dalle bombe e non si fa un minimo cenno a quelli del Tigray ugualmente invaso, nello stesso modo sofferente. Ci si dimentica del Donbass e si tenta di dare per scontato che senza l'aiuto delle armi non sarebbe possibile salvare l'Ucraina.
I fronti si fronteggiano, per usare un gioco di parole. Cambiano leggermente gli attori, ma il metodo è lo stesso e a chi inneggia alla diplomazia, alla nonviolenza attiva e a chi chiede che in una democrazia l'invio di armi sia almeno discusso in un Parlamento, si riservano derisioni e sorrisi di compatimento. Come mai non era più accaduto dai tempi della guerra nel Vietnam in poi.
Certo, stupiscono alcuni nomi, schierati apertamente per un invio di armamenti sofisticati a un esercito composto anche da formazioni neonaziste, atto che potrebbe preludere a conseguenze tragicamente immaginabili. Vito Mancuso, Erri De Luca, Flores D'Arcais - tanto per citarne qualcuno - sembrano del tutto ripiegati sulle posizioni più guerrafondaie del Partito Democratico, il quale, comandante Letta in testa, si propone abbastanza sorprendentemente come l'avanguardia dello schieramento pro Zelensky. E' davvero strano che gente come Mancuso venga meno a ideali e valori proclamati per decenni, proposti "senza se e senza ma" ai tempi delle guerre balcaniche e delle missioni in Afghanistan e Iraq, ora rinnegati nel nome della necessità di resistere al tiranno Putin.
Forse si dovrebbe uscire dalla logica di contrapposizione imposta dall'alto. In altre parole, occorre ridurre il tempo passato all'esercizio ansiogeno della ricerca delle ultime news sui social per fermarsi a pensare, nel silenzio. Così ci si potrebbe confrontare, in famiglia, tra gli amici, tra i colleghi di lavoro, ciascuno ragionando con la propria testa e non sciorinando a destra e a manca il "verbo" dei padroni del vapore, compreso quelli che sul favore dell'opinione pubblica hanno costruito autentiche fortune editoriali. Personalmente, aperto serenamente a confrontarmi con chi la pensa diversamente, sono dalla parte dei pacifisti ucraini e russi, dalla parte dei portuali che si rifiutano di caricare le armi sulle navi e sugli aerei, dalla parte dei soldati che disertano eroicamente per affermare la necessità della nonviolenza. Essi, coinvolti in una guerra assurda, mettono a repentaglio la loro vita o il loro lavoro per dire, con tutte le forze possibili, il loro NO alla guerra, NO alle armi.
Fino all'inizio della guerra in Ucraina, eravamo assediati da virologi e approfondimenti covid. Ora dai tg e dai giornali il covid è praticamente sparito... Ma la notizia serve solo per lo share?
RispondiEliminaPurtroppo si
EliminaGrande Andrea ‼️
RispondiEliminaBravo Andrea, sono anch'io rimasta sbigottita dall'intervista a Mancuso. Che dire di Erri De Luca? Non ho sentito la sua posizione, ma ricordo molto bene che quando guidava camion per portare aiuti in Bosnia scriveva: Ho provato la Nato dalla parte del bersaglio...
RispondiEliminaSe uno proprio si sente, non invii armi, invii se stesso.