sabato 5 marzo 2022

Se l'Unione Europea istituisse un tavolo di trattativa nelle Gorica?

Roma, 5 marzo (foto Rete DASI FVG)
In mezzo a questo turbinio di notizie di guerra, è importante non dimenticare la bellezza della Vita, della Natura e dell'Arte. 50.000 persone hanno celebrato oggi a Roma l'amore alla Vita con una bella manifestazione, nella quale hanno invocato la pace tra Ucraina e Russia, la pace nel mondo e la contrarietà all'invio e all'uso delle armi per risolvere le controversie internazionali. Erano in tanti, ma molti di più avrebbero voluto essere presenti e partecipare a questo gesto di popolo.

Mentre la sofferenza di chi è direttamente colpito dalle bombe - in questo conflitto come nelle decine di altri che insanguinano il mondo, spesso nel silenzio generale del cosiddetto "Occidente" - il "pensiero unico" dominante nei principali media, cartacei, televisivi e social, ha deciso di innalzare al massimo grado le tensioni. Viene identificato come "putiniano" chiunque esprima un minimo dubbio sulla necessità di armare la "resistenza" di Kjev oppure inviti a considerare gli errori di entrambe le parti. Manca una proposta concreta per uscire da quello che giorno dopo giorno sembra essere un vero e proprio vicolo cieco.

Ma lo è veramente? L'Unione Europea non può agire in altro modo che inviando armi e cospicue munizioni, con il tragico rischio di una vera e propria corsa all'uso di armamenti sempre più micidiali e devastanti? Dove è la tradizione diplomatica del Vecchio Continente, formata sulle macerie di due guerre mondiali che tutti, fino a non molto tempo fa, si riteneva essere state per sempre le ultime?

Se io fossi Van der Layen, o Macron Draghi Scholz o anche Gutierrez o chi per loro... Proporrei immediatamente e pubblicamente un luogo neutro con mediatori di altissimo profilo, un tavolo "a tre" attorno al quale far accomodare i negoziatori dell'una e dell'altra parte. Chiederei un cessate il fuoco strategico, almeno per il periodo delle trattative. E, come accaduto in molte altre occasioni, si innalzerebbe di giorno in giorno il livello politico degli incontri. Si inizia con delegazioni con scarsa o nulla visibilità mediatica, ma altissima competenza tecnico diplomatica. Si prosegue inanellando i termini degli accordi fino alla loro esposizione totale e alla sottoscrizione da part edei capi dei rispettivi governi.

Un'utopia? Ma no, è il normale evolvere di qualsiasi crisi internazionale affrontata con la potenza della ragione e non con le fallimentari scorciatoie delle armi.

Non tutti sanno che a Gorizia è iniziato trent'anni fa, sotto l'egida delle facoltà universitarie dedicate, il dialogo israeliano-palestinese che ha portato, dopo qualche anno, agli accordi di Wye Plantation (1998), sottoscritti da Yasser Arafat e Benjamin Nethanjahu.

Anzi, da questo piccolo blog una proposta ai Sindaci di Gorizia e Nova Gorica: perché non attivare i canali per proporre proprio Gorizia e Nova Gorica come luogo da cui ripartire per superare conflitti nazionali e interessi di parte? Sarebbe un inizio folgorante, con un valore simbolico straordinario, per quel laboratorio di pace e giustizia che dovrebbe caratterizzare la Capitale europea della Cultura nel 2025. Là dove tanta distruzione è stata seminata da conflitti ormai lontani nel tempo, ora i popoli in guerra potrebbero iniziare i loro primi passi verso una pace equa e una nuova convivenza.

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