martedì 15 marzo 2022

Vittorio Locchi il cane Isonzo, un bel libro...

Venerdì 18 marzo, alle ore 18 presso la libreria LEG in Corso Verdi, sarà presentato il libro di Serenella Ferrari Vittorio Locchi e il cane Isonzo.

La storia ruota intorno alla tragica storia di Gorizia, tra il 1914 e il 1916, ovvero tra la percezione dei primi soffi dei venti di guerra suscitati dall'assassinio dell'Arciduca Ferdinando a Sarajevo e le vicende immediatamente conseguenti alla conquista italiana della città.

In un contesto quindi altamente drammatico, l'autrice riesce a compiere l'ardua impresa di intrecciare la ricerca storiografica con una straordinaria capacità inventiva, in una singolare mescolanza che non soltanto non sminuisce, ma anzi accresce l'interesse per gli eventi raccontanti. 

L'accuratezza della documentazione scientifica è attestata dalla breve ma intensa prefazione di Lucio Fabi, senza dubbio uno dei maggiori studiosi italiani della prima guerra mondiale sul fronte dell'Isonzo e del Carso. L'originalità del testo consiste nella narrazione, sempre avvincente, degli avvenimenti, permettendo una chiara distinzione tra i dibattiti politici e le strategie militari caratteristiche della "grande storia", gli ottimi delicati ritratti di personaggi realmente protagonisti di quegli anni e la ricostruzione piena di empatia di altre importanti figure solo apparentemente "minori". Questi ultimi sono piccoli gioielli della fantasia ma anche convincenti abbozzi di esistenze quotidiane, schiacciate dalla paura e dalla devastazione generate dal conflitto.   

Anche al di là di quello fra realtà e fantasia, il libro è pieno di intrecci. C'è quello tra la pace e la guerra, diviso da un confine sottile e impalpabile, quello tra la speranza e l'illusione, tra la serenità e il terrore. C'è quello fra la passione per l'ideale e lo squallido interesse di pochi sul cui altare vengono sacrificati generazioni di giovani, in lotta nelle diverse trincee, geograficamente vicinissime e umanamente lontanissime nel loro continuo intreccio - ancora un intreccio, il più terribile! - tra la vita e la morte.

C'è soprattutto il rapporto tra un uomo ben noto alla cronaca e alla letteratura di quel tempo, Vittorio Locchi e il cane che da lui prenderà il nome di Isonzo. Il primo è l'autore della Sagra di Santa Gorizia ed è, insieme ad Aurelio Baruzzi, tra i primi a entrare in città l'8 agosto 1916. Il secondo è un bel cane, prima in forza presso l'esercito imperiale, poi abbandonato in una Gorizia devastata da quasi un anno e mezzo di bombardamenti e infine adottato dal giovane soldato. Nell'oscurità di una lotta delineata con partecipe realismo e nella contemplazione della desolazione delle borgate abitate da pochi civili sopravvissuti, l'amicizia dell'uomo con il cane sembra infondere la volontà di un sorriso. E' una relazione profonda, senza parole o gesti eclatanti, una pillola di dolcezza nell'asprezza del momento.

Il libro è da leggere e da scoprire, pagina dopo pagina, per questo non sarebbe giusto approfondire ulteriormente la trama. Potrebbe essere un ottimo strumento didattico, per raccontare ai ragazzi nelle scuole l'orrore della Grande Guerra con i toni delicati della compassione per chi ne è stato coinvolto e della volontà di collocare al primo posto le emozioni, i sentimenti, i punti di vista delle singole persone, cercando di comprendere, evitando di giudicare.

O meglio, giudicando la guerra in quanto tale un'inutile carneficina che insieme alla vita di tanti esseri umani e alla distruzione di città e villaggi, mette in evidenza come anche in essa sia possibile cogliere qualche fiore profumato. E tale è questa imprevedibile relazione tra un poeta ingabbiato in una retorica che per natura non gli appartiene e un cane che, a differenza degli umani, riesce a vedere dentro le diverse divise militari solo degli esseri umani, senza ulteriori aggettivi, dei quali fidarsi e ai quali affidarsi con dedizione e affetto.

1 commento:

  1. Ho letto il libro dell’amica Serenella Ferrari che è arrivato dritto al cuore, non solo per la maestria con cui sono descritti gli avvenimenti riguardanti la Grande Guerra, ma soprattutto per l’amicizia fra il protagonista, il poeta toscano Vittorio Locchi e il cane Isonzo. Un’amicizia che conferisce un tocco di umanità allo scenario disumano della guerra.
    E’ un libro che fa riflettere, sembra lo specchio della triste realtà che stiamo vivendo per la guerra in Ucraina. Dal primo conflitto mondiale ad oggi, l’uomo, purtroppo, non è cambiato e nulla ha imparato dagli errori del passato.
    Si combattono ancora guerre, con armi sempre più sofisticate, con armi cosiddette intelligenti e la gente continua a morire, a fuggire lasciando, in un attimo, i ricordi di una vita.
    Guardando le scene delle persone disperate e in fuga che stringono al cuore i propri gatti o i propri cagnolini, ho pensato al protagonista del libro e al cane Isonzo, all’affetto che lega animali e uomo nel bene e nel male. Ho pensato alla follia che invade la mente e il cuore dei “potenti della terra” che decidono delle nostre sorti. Ho pensato alla canzone dei Nomadi

    … È un Dio che è morto
    Nei campi di sterminio, Dio è morto
    Coi miti della razza, Dio è morto
    Con gli odi di partito, Dio è morto

    RispondiElimina