Per quanto riguarda Gorizia e Nova Gorica, è indispensabile, nella massima misura possibile, una collaborazione stretta e permanente fra tutte le scuole di ogni ordine e grado. E' bello constatar come tante famiglie con genitori italiani inviino i propri figli nelle scuole slovene, è l'inizio di un ovvio e naturale con-vivere nello stesso territorio, non soltanto imparando l'uno la lingua dell'altro, ma anche "inventando" un proprio colorito gergo mistilingue che dimostra come i più piccoli sono i meno condizionati dai pregiudizi e dai punti di vista degli adulti. E' tuttavia necessario che si moltiplichino gli scambi di conoscenze ma soprattutto di relazioni e amicizie tra tutte gli studenti che frequentano gli istituti da una parte e dall'altra dell'ex confine. Lasciando da parte la questione della lingua, talmente importante da richiedere un capitolo a parte, è possibile anche in questo caso favorire la realizzazione di strutture e organismi di comune scambio e programmazione, anche nella ricerca di un comune punto di vista sul presente e sul futuro del territorio?
Oltre a ciò, è necessario adeguare anche la formazione dei docenti come pure le strutture materiali, rendendo tutte le scuole all'altezza delle grandi sfide della contemporaneità. Si propongono solo due esempi, tra i tanti possibili.
Il primo è l'aggiornamento informatico. Può capitare che gli scolari delle antiche "elementari" siano a volte ben più esperti di computer e suo utilizzo dei loro genitori e perfino dei loro maestri. Ciò crea un deficit di autorevolezza al quale si può ovviare soltanto attraverso un approfondimento delle conoscenze, dedicando tanto tempo a corsi di aggiornamento e a forme di sperimentazione utili agli insegnanti per comprendere il loro decisivo ruolo in un mondo che cambia.
L'altra questione è la presenza di sempre più numerosi scolari e studenti provenienti da tante diverse parti del mondo. Senza un adeguato numero di mediatori culturali competenti ed efficienti, come è possibile garantire una completa istruzione e l'accesso al diritto allo studio? Sono problemi molto grandi, ma in questo momento non si possono lasciare da soli i docenti, occorre aiutarli e sostenerli. Una vera integrazione tra diversità culturali, linguistiche e ideologiche comincia proprio dai banchi scolastici e se non ci si attrezza per questo si rischia di vanificare ogni percorso di costruzione di una vera pace, fondata sula giustizia, sul rispetto del diritto di tutti, sull'offerta di strumenti utili a creare rapporti di fiducia, armonia e amicizia.
Si parla, anche a Gorizia, di scuole dove i nuovi arrivati vengono indirizzati preferenzialmente, fatto che potrebbe creare una disparità di trattamento tra gli istituti frequentati da una grande maggioranza di italiani e quelli nei quali viene a costituirsi una maggioranza di stranieri. Se questo fatto si realizzasse, si tratterebbe di un'evidente e inaccettabile discriminazione, dal momento che un equilibrato bilanciamento tra chi risiede da più tempo e chi è appena giunto è necessario, non solo per favorire l'inserimento dei nuovi, ma anche per arricchire le conoscenze e la disponibilità all'apertura dei vecchi.
Un'ultima osservazione. Non si potrebbe pensare di aggiornare qualche nome di scuola? Passino ovviamente Dante Alighieri, Publio Virgilio Marone o Giacomo Leopardi. Ma possibile andare ancora a scuola sotto l'intitolazione al Duca degli Abruzzi, a Edmondo De Amicis o addirittura a Gabriele D'Annunzio? In vista del 2025, non sarebbe possibile qualche innocuo aggiornamento, più consono a una "capitale europea della cultura. Per esempio, giusto per portare una proposta: la scuola di Via Cappella è dedicata a Vitaliano Fumagalli, celebre cultore di libri, costruttore di biblioteche e fervente sostenitore del fascismo e dell'opera di Benito Mussolini. In essa ha studiato un premio Nobel e attualmente apprezzato Senatore a vita, Carlo Rubbia e si trova proprio di fronte alla casa dove sono stati costruiti i primi aerei dei fratelli pionieri del volo Rusjan. Perché non farci un pensierino? Non sarebbe meglio andare "alla Carlo Rubbia" o "alla Rusjan", piuttosto che "alla Fumagalli", non avendo idea dell'identità del "de cuius"? Oppure, il "D''Annunzio" utilizza gli spazi della straordinaria scuola per i sordomuti avviata oltre duecento anni fa da un personaggio eccezionale quale fu Valentin Stanič, prete, scrittore, poeta, ingegnere, alpinista ed educatore. Non si meriterebbe come minimo di veder continuata la sua opera con la dedica di uno spazio da lui modellato per "donare la parola" a chi non l'aveva?
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