lunedì 28 marzo 2022

Verso le elezioni comunali: J come Jota, non solo "Gusti di frontiera".

Jota, cibo prelibato, cibo semplice! Anche la gastronomia è (ovviamente) espressione della Vita e della Cultura di una Comunità. La jota, per esempio, è stata in passato il cibo dei più poveri, soprattutto nel vecchio Friuli, mentre oggi è diventata una minestra ricercata, un elemento che contribuisce ad arricchire la tavola e a favorire le relazioni tra le persone. Ci sono molte specialità nella nostra terra, da quelle più conosciute e addirittura brevettate, come la Rosa di Gorizia e il Radicchio di Salcano ai meno noti asparagi di sant'Andrea, dalle minestre, "juhe", preparate con avvincenti mescolanze di verdure alle ljubljanske (che poi a Lubiana non si chiamano affatto così) e ai čevapčiči e pleskavice, dalle trippe e il gulash "alla Goriziana" fino ai tanti dolci tra i quali c'è soltanto l'imbarazzo della scelta.

Il gusto del pane fatto in casa...
Cosa può significare una "cultura del cibo"? almeno due grandi idee dovrebbero essere riproposte, in una forma un po' diversa rispetto all'attuale. La prima è stata la proposta di BioLab che per qualche anno ha portato a Gorizia il Festival Vegetariano. Non si trattava di una semplice offerta di peraltro ottimi cibi rigorosamente improntati al mondo vegetariano e vegano. Erano invece giorni di dibattito, di ascolto e discussione, che animavano le strade centrali di Gorizia. La presenza di numerosi esponenti dell'arte, del cinema, dell'intrattenimento radiofonico e televisivo portava la zona, con i suoi speciali sapori, alla ribalta nazionale e costituiva occasione di incontri interessanti e costruttivi. La conclusione di tale esperienza ha impoverito la vita cittadina. Non sarebbe possibile sostenere una ripresa del cammino interrotto?

La seconda questione è legata a quello che per molti è diventato (purtroppo) una specie di biglietto da visita di Gorizia, ovvero la rassegna "Gusti di Frontiera". Per l'amor del cielo, non si vuole mettere in discussione una simile occasione di attrazione e di guadagno. A fronte di un enorme sforzo organizzativo, si riscontra ogni volta la presenza di centinaia di migliaia di visitatori o, per meglio dire, di consumatori. Ciò che a molti non piace è che in fondo in fondo, l'unico obiettivo di una simile manifestazione sembra essere quello da una parte di favorire il massimo consumo (e spesso spreco) possibile di pietanze, dall'altra di arricchirsi quanto più possibile. Sembra decisamente poco, per una città che vuole presentarsi all'Europa e al Mondo come un luogo di approfondimento ed elaborazione culturale. Non si tratta di eliminare tale iniziativa, ma di riportarla allo spirito originario e poi migliorarla. L'obiettivo dei primi tempi non era infatti quello di ingozzare i partecipanti, ma di aiutarli a comprendere il fenomeno dell'unità nella diversità anche gustando le specialità culinarie. Infatti, i "gusti di frontiera" sono tali proprio perché mescolano i diversi approcci al cibo degli abitanti. La kermesse dovrebbe quindi essere arricchita da molti momenti di elaborazione culturale, di informazione e approfondimento, oltre naturalmente da un'offerta di assaggi in grado di far percepire proprio questa straordinaria caratteristica. Tutto ciò non può essere delegato soltanto alla buona volontà spesso dimostrata da alcuni espositori, ma deve essere un progetto ben determinato e sostenuto di Comuni. In un mondo globalizzato, la frontiera è anche capacità di mescolare la tradizione con l'innovazione, la jota dei friulani o degli sloveni carsolini con la pizza o le mille forme di pasta italiane, ma anche con il kebab o il buon salafiel dei nuovi venuti magrebini. Il "valore" dell'iniziativa non può essere misurato sulla base del numero più o meno grande dei presenti, ma sulla crescita complessiva della vita della comunità, compresa la ricaduta positiva sugli esercizi commerciali ordinari del territorio.

Anche qua, infine, c'è da sottolineare l'assoluta necessità di "gustare" insieme, i Comuni confinanti uniti anche nel costruire un "sapore" unitario nella valorizzazione delle differenze. Molto importante, oltre a internazionalizzare immediatamente e in completa sinergia la festa gastronomica principale come pure tutte le altre che già si svolgono a Gorizia e Nova Gorica, è anche migliorare, soprattutto nella parte italiana, il numero e gli orari degli esercizi. Il "non stop" della maggior parte delle "gostilne" in Slovenia, con la proposta di malica e kosilo a gradito uso in particolare di studenti e lavoratori alla ricerca di pasti veloci e a buon prezzo, dovrebbe essere riproposta anche in Italia, favorendo in questo modo anche un turismo sempre meno legato a orari o convenzioni. Anche qua quindi, la collaborazione non è solo auspicabile, ma anche indispensabile, in un'ottica comune che potrebbe essere condivisa soltanto a partire da tavoli di confronto efficaci, concreti e costruttivi. 

Buon appetito!

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