Quest'anno non si sono percorsi i soliti 12 chilometri d'asfalto, ma si è optato per un'altra forma di manifestazione. Una parte dei partecipanti si è incontrata infatti a Costa d'Aviano e ha percorso a piedi il bel sentiero che conduce fino al santuario della Madonna del Monte, bellissimo punto panoramico affacciato alla pianura. Il breve "cammino" ha voluto simboleggiare il desiderio di partecipare alle ansie e alle speranze di milioni di persone che nel mondo camminano, per fuggire dalle guerre e dalla fame, spesso perdendo la vita nel mare o nei boschi dei Balcani. La salita si è conclusa sul piazzale del santuario, dove era in attesa l'altra parte del gruppo, sotto l'inconfondibile striscione dei Beati i costruttori di Pace.
In chiesa si sono alternate voci di preghiera e intense riflessioni, articolati interventi inframezzati dalle belle canzoni pacifiste del gruppo Vivavoce. All'inizio è stata proposta da Paolo Iannaccone una profonda rilettura del momento che si sta vivendo, alla luce del testo del Vangelo che presenta Gesù come il "liberatore" da tutte le schiavitù che imprigionano l'uomo. E' seguito, da parte di Roberto Feletto, il richiamo alla teoria della nonviolenza, così come dettato da don Milani nella sua famosa lettera ai giudici sull'obiezione di coscienza al servizio militare. C'è stato lo spazio per ricordare, con le parole intense di Wilma Borsoi e Donatella De Filippi, la sofferenza delle donne nei contesti attuali di ricchezza e di povertà, ma anche il loro esser protagoniste nel servire la vita e l'autentica pace nel mondo. L'utopia non è un "non luogo", ma un "buon luogo" - ha ricordato Valentino di Pordenone - invitando a scelgere tra l'utopia di un mondo migliore e la "dis-topia" che conduce alla disgregazione. Particolarmente coinvolgente è stato l'intervento registrato e trasmesso di Pierluigi Di Piazza, costretto a rimanere in ospedale e a lanciare dal pianeta della sofferenza un appello forte a credere e lottare per la giustizia e per la pace, Le parole conclusive sono state affidate ad Albino Bizzotto e al coordinatore dell'iniziativa Giacomo Tolot, che hanno portato una parola di incoraggiamento e di speranza, ricordando la necessità di sostenere anche la forte missione di papa Francesco, chiaramente e inequivocabilmente schierato non solo dalla parte della pace, ma anche della diplomazia opposta all'invio delle armi, definite da lui "una vergogna!"Il momento di raccoglimento in chiesa si è concluso. E' stato bello anche incontrarsi, dopo tanto tempo di "distanza terapeutica" dovuta al virus e celebrare insieme il miracolo dell'amicizia. I volti lieti dei camminatori che scendevano verso la pianura era testimonianza di un'esperienza certamente costruttiva. Nel cuore di tutti i partecipanti non poteva esserci spensieratezza. Il sibilo delle bombe e le loro esplosioni, in Ucraina come in Yemen, nel Tigray e in tanti altri luoghi dl Pianeta non è stato dimenticato da nessuno, Piuttosto si è diffusa una specie di speranza, un'eu-topia come è stato detto, quella cioè che anche la forza della laica e profonda spiritualità respirata lungo il cammino e nel santuario, possa contribuire in qualche modo - misterioso ma reale - a indebolire la forza ottusa e distruttiva delle armi, a favore di quella dell'intelligenza, della serenità, della diplomazia e dell'amore alla Vita.
Bello e fonte di speranza.
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