lunedì 21 marzo 2022

Verso le elezioni comunali di Gorizia: C come Cultura. Siamo tutti "Goriziani", smo vsi "Goričani...

Sveta Gora da Škabrjel
Cultura. Non è uno dei temi, ma "il tema" per eccellenza.

Ogni individuo è "persona di Cultura", in quanto chiamato a porre la propria piccola o grande tessera esistenziale nel mosaico dell'umanità.

C'è una Cultura dell'Uomo in quanto tale, come quella di un particolare gruppo, di uno stato, di una religione, di una visione del mondo. C'è un patrimonio che riceviamo dal passato, grazie al quale (o a causa del quale) siamo quello che siamo. Ma ogni esperienza collettiva ha come base quella individuale, ciascun soggetto ha un ruolo e una responsabilità da protagonista, nella costruzione dell'edificio comune che non potrebbe essere quello che è, senza il contributo - consapevole o meno - di tutti.

Che ruolo ha la Politica in rapporto alla Cultura? Cosa c'entra la Cultura con il progetto amministrativo di una città o di un territorio? La risposta è semplice: tutto! Non esiste spazio politico che non abbia come proprio fondamento la Cultura. L'argomento è enorme e in questo contesto, procedendo ormai fin troppo rapidamente verso l'appuntamento prestigioso del 2025, Nova Gorica con Gorizia capitale culturale d'Europa, si possono indicare, fra tante, almeno tre suggestioni.

La prima riguarda ogni cittadina e cittadino dei Comuni di Nova Gorica e dei paesi del bacino dell'Isonzo/Soča e del Vipacco/Vipava. In che modo si possono favorire l'incontro tra le persone, la conoscenza reciproca, lo scambio permanente? Le amministrazioni dovrebbero prevedere la realizzazione di luoghi di confronto e amicizia, di festa e di approfondimento intellettuale, di ampliamento delle conoscenze. Vivere in un territorio di confine - inteso come luogo di condivisione degli obiettivi e dei fini - significa avere la gigantesca opportunità di offrire a ciascun abitante la possibilità di arricchirsi con il patrimonio culturale dell'altro e nello stesso tempo di costruire insieme una prospettiva del tutto innovativa e affascinante. Non si tratta di organizzare grandi e dispendiosi eventi che disperdono energie e non consentono l'urgente necessità di uno scambio semplice e quotidiano, meno che meno di kermesse enogastronomiche che alla fin fine hanno l'unico obiettivo di moltiplicar i consumi, generando sprechi ai limiti dello scandaloso in un tempo nel quale miliardi di persone sono a rischio di morte per fame.

La seconda riguarda la Storia del territorio, in particolare quel periodo decisivo che si raccoglie convenzionalmente sotto il termine "Novecento". La Cultura presuppone la Comunicazione, senza la quale la potenzialità dell'individuo non può diventare patrimonio della collettività. La prima metà del Novecento Goriziano racconta tante tragedie, là dove tuttavia la sofferenza individuale - derivata dal sangue versato nelle guerre, dall'umiliazione di veder cancellata la propria identità nazionale, dalla privazione della libertà di parola e di pensiero, dall'esplicita e cruenta persecuzione ideologica - deve essere presa in considerazione. Lo studio e la ricerca devono essere valorizzate al massimo grado, anche e soprattutto là dove mettono in discussione pregiudizi dati per scontato o prese di posizione non documentate. Valorizzare la conoscenza dei mille aspetti di una zona così interessante e così complessa vuol dire offrire a ogni partecipe della "Gorizianità" gli strumenti per comprendere come inserirsi nei nuovi percorsi di unità nella diversità che hanno portato fino al frutto del riconoscimento europeo. Va benissimo la dizione della "città della Storia", sempre che l'encomiabile manifestazione storica annuale da realizzare immediatamente in entrambe le parti dell'unica città - vecchia e nuova -,  non si limiti all'overdose culturale di quattro giorni eccezionali, ma si possa tradurre nel quotidiano trasformare ognuno in potenziale e attivo storico del territorio.

La terza riguarda il rapporto con l'ambiente, questo meraviglioso paesaggio nel quale si svolge la vicenda della Cultura e delle Culture goriziane. C'è chi propone - quanto giustamente! - un rovesciamento delle posizioni, dal punto di vista dell'urbanistica e dell'architettura. Invece di domandarsi come salvaguardare la Natura all'interno di un tessuto geografico molto antropizzato, ci si può chiedere come inserire armonicamente l'Uomo in un contesto naturale che deve essere difeso, tutelato, in una parola amato. In che modo liberare le città dall'inquinamento che le soffoca? In che modo favorire l'incontro di ciascuno con la Madre Terra, sempre più vilipesa dagli mari di cemento e dai fiumi di asfalto che la sembrano sempre più soffocare? Anche questo è Cultura, eccome, da collegare a precisi piani progettuali da collocare al centro dei programmi imprenditoriali, commerciali, turistici e sociali!

Non c'è una Cultura più degna delle altre, così come non esiste una persona che abbia maggior dignità di nessun altra, l'essere umano, anzi l'essere vivente, è sempre "unico e irripetibile". Condividere la propria specificità con l'altro, avere il coraggio, la possibilità e gli strumenti per farlo, costruisce - in una serie ininterrotta di scambi, incroci, relazioni di reciprocità - la Cultura di un territorio. Essa per definizione è acquisita come patrimonio per tutti e non appartiene a nessuno in particolare. Per questo chi vive in questa terra può essere definito anzitutto "Anthropos", poi "Goriziano", abbia egli ricevuto "con il latte materno", il patrimonio culturale e spirituale europeo, asiatico, africano o americano, italico, sloveno, friulano o anche marocchino, senegalese, pakistano, russo, moldavo o ucraino. Ecco allora la Capitale Culturale dell'Europa, un luogo di Vita, dove si può dimostrare come veramente la ricchezza di ciascuno possa diventare bellezza per tutti e come le diverse Culture possano convergere nell'indicare all'Europa e al Mondo la strada della Pace nella Giustizia e nella valorizzazione di ogni singola o collettiva specificità.

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