martedì 22 marzo 2022

Verso le elezioni comunali: D come Democrazia. Tra rappresentanza e partecipazione.

Municipio di Gorizia. L'ultimo referendum "bocciato" è stato sulle ciclabili
Democrazia rappresentativa, assembleare o partecipata? Sono domande che riguardano ogni livello delle istituzioni. Secondo l'articolo 1 della carta costituzionale della Repubblica Italiana, "la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". In questa frase è fondato il rapporto tra la partecipazione e la rappresentatività. Ogni cittadino è tenuto a essere corresponsabile della vita dell'intera comunità, non soltanto scegliendo i propri rappresentanti nei vari organismi nazionali ed enti locali, ma anche e soprattutto impegnandosi con il proprio lavoro, con la potestà sussidiaria e con gli strumenti di diretto coinvolgimento nelle scelte politiche e amministrative previsti dalle leggi e dai regolamenti attuativi.

Anche nella limitata realtà di un Comune valgono gli stessi principi. L'esercizio della sovranità non può e non deve essere limitato a una crocetta da segnare su una scheda una volta ogni cinque anni. Occorre che ciascuno contribuisca al bene comune portando nella vita cittadina il proprio lavoro, l'esperienza, la competenza, la concezione della vita. Non esistono eccezioni, ogni persona che vive sul territorio, in qualunque situazione si trovi, è soggetto chiamato a edificare la comunità cittadina. In questo senso, la verifica costante dell'operato dei "rappresentanti eletti" non deve essere considerata una sorta di disturbo, bensì valorizzata in tutti i modi possibili.

E' quindi fondamentale che chi è chiamato a dirigere l'istituzione amministrativa si senta totalmente al servizio della gente. Occorre quindi moltiplicare gli sforzi affinché la Casa Comunale, come dice la stessa etimologia, sia la Casa di ogni cittadina e cittadino, non un castello inattaccabile nel quale entrare con circospezione, sguardo abbassato e cappello in mano. Le relazioni con il pubblico non dovrebbero essere garantite solo da un ufficio ad hoc, ma si dovrebbero cercare tutti i mezzi e gli strumenti perché ogni persona possa trovare ascolto, sostegno e aiuto a esercitare la propria specifica e individuale "sovranità".

Ricordando l'esempio virtuoso della nostra "grande" RosaMaria Forzi e della sua vera e propria battaglia per l'attuazione delle leggi sulla Trasparenza Amministrativa, non è possibile che i destinatari di servizi essenziali - come per esempio luce, acqua e gas - non possano di fatto (se non di diritto) portare alcun controllo sulle cosiddette "partecipazioni". Esse sono a volte veri e propri luoghi oscuri i cui meccanismi di funzionamento risultano spesso avvolti in un mistero impenetrabile. Il passaggio dall'attività municipale all'aziendalizzazione multinazionale ha comportato una netta diminuzione del controllo da parte degli eletti dal popolo a favore di spesso inarrivabili Consigli di Amministrazione. Come riavvicinare tutti a quella "cittadinanza attiva" che è stato uno degli obiettivi esistenziali di RosaMaria?

Altra questione è quella riguardante gli "strumenti diretti" di partecipazione attiva. Ne esistono due, nel Comune di Gorizia regolamentati da norme ormai impolverate dal tempo. Il primo è il referendum consultivo, talmente difficile da chiedere e ottenere da scoraggiare qualsiasi tentativo non supportato da un'ampia équipe di "eroici" richiedenti. In realtà esso non deve essere appannaggio di poche realtà consapevoli e coinvolte nella passione per la città, i cui rappresentanti sono considerati alla stregua di "rompiscatole" che vogliono far perdere tempo a chi lavora. Dovrebbe essere invece un normale mezzo attraverso il quale l'Amministrazione Comunale verifica l'accordo o il disaccordo dell'intera cittadinanza in merito alle principali scelte che riguardano tutti, in particolare negli ambiti della viabilità, dei lavori pubblici, della tutela e gestione del paesaggio o dei beni architettonici e culturali. Con gli strumenti informatici attuali, non dovrebbe essere così difficile chiedere frequentemente un parere ai "sovrani", cioè a ciascun cittadino residente o domiciliato in città.

L'altro strumento è la proposta di iniziativa popolare, ovvero un'idea da sottoporre al Consiglio Comunale e alla Giunta, tenuti a prenderla in considerazione e discuterla sulla base di una ragionevole sottoscrizione. Anche in questo caso, superando il rischio concreto che ogni proposta si impantani di fatto nei meandri della burocrazia e dei bilancini, l'iniziativa popolare dovrebbe essere assolutamente favorita e incentivata, non appesantita e ostacolata, quasi a dimostrare una scarsa volontà di consentire l'accesso di tutti alle piccole o grandi stanze del potere.

Un ultimo spunto, verso il 2025. Perché non pensare a un'assemblea annuale delle/a città, con il coinvolgimento diretto di tutte le categorie sulla base di un piano di lavoro elaborato con il sostegno attivo delle Università di Gorizia e Nova Gorica? Al di là del GECT/EZPS e del Comitato per EPK2025, strumenti tecnico operativi importanti, necessari ma non sufficienti, come essere "capitale culturale dell'Europa" senza degli strumenti precisi e facilmente usufruibili che rendano possibile che la voce autorevole di ciascuno possa essere contributo alla realizzazione degli obiettivi di tutti. Occorre un organismo politico di base, letteralmente assembleare, che coinvolga Nova Gorica e Gorizia e che offra spunti costruttivi e operativi alla politica rappresentativa e ai tecnici chiamati a trasformare le idee in progetti operativi ed esecutivi.

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