domenica 9 febbraio 2025

Vsi smo Goričani, siamo tutti Goriziani

Foto Simonetta Molinari
Gioia ed emozione. Sono le sensazioni respirate ovunque durante l'attesissima inaugurazione di Nova Gorica con Gorizia, capitale europea della Cultura 2025. Mille grazie, najlepša hvala a coloro che ci hanno creduto e a chi ha tanto lavorato per ottenere uno straordinario risultato.

E' stato quello che proprio doveva essere. E se è vero che spesso la realizzazione delle previsioni porta a una sensazione di preorganizzato, in questo caso non è stato così. Anzi, si può dire che la giornata è stata sorprendente.

Indubbiamente belli sono stati tutti gli eventi, dalla passeggiata da stazione a stazione ai discorsi in Travnik e piazza Bevk, dalle performance sui teatri allestiti ovunque alle immancabili bandierine colore smeraldo sventolate da centinaia di bambini festanti, dal servizio d'ordine impeccabile alla sontuosa inaugurazione ufficiale con la dolce immagine della Presidente Pirc Musar che prende per il braccio il Presidente Mattarella.

Tutto bello dunque e molto ben preparato. Ciò che invece non ci si aspettava, è il comportamento della grande folla che ha voluto partecipare, la sensazione di leggere negli occhi di tutti l'orgoglio di chi, da qui ai prossimi decenni, potrà dire "c'ero anch'io". In altre parole, è stato ciò che l'intero anno a disposizione dovrebbe essere e che più volte si è auspicato anche in questo blog. Il vero palcoscenico, ieri, senza nulla togliere agli artisti che si sono esibiti, sono state le strade e le piazze.

Già alle 10 era difficile uscire di casa, una folla multicolore e vociante si affrettava verso la Stazione Centrale. Da quel momento e fino a mezzanotte, i Goričani non solo hanno scoperto, ma realizzato il sogno delle due città "congiunte". E' come se ciascuno avesse improvvisamente ricevuto in dono una realtà che si era sempre conosciuta, ma sentita come parallela e lontana, ora per la prima volta vissuta come propria. Si è creata, almeno per un giorno, un'unica città nella quale la diversità di lingue e di culture è stata celebrata come una meravigliosa opportunità. Camminando, ridendo, chiacchierando, ascoltando, mangiando, bevendo, applaudendo, salutando, stringendo mani note e sconosciute, allestendo, lavorando, pulendo, soccorrendo, ciascuno è stato l'attore principale di una rappresentazione collettiva. 

La maggioranza delle migliaia di partecipanti - tra essi tanti, tantissimi abitanti dell'una e dell'altra parte di un confine davvero mai così sottile - ha sentito la musica e ha visto i giochi di luce, ma non ha potuto capire bene cosa stesse accadendo. Ciò non ha disturbato in realtà nessuno, l'importante era il semplice e glorioso "stare insieme". Si constatava ovunque, in ognuno dei diecimila passi che hanno caratterizzato la festa, la scoperta di una compagnia inattesa, la consapevolezza di essere - tutti e ciascuno - protagonisti di un'unica grande scena, dalla quale è stato inviato all'Europa e al Mondo un fortissimo, anche se confuso, messaggio di pace giustizia amicizia fraternità.

C'è sempre "the day after", quando si spengono le luci della ribalta e si rientra come Alice dal paese delle meraviglie. I problemi vecchi e nuovi dei goričani sono ancora lì e attendono di essere affrontati, considerati e possibilmente risolti. C'è tanto bisogno di rimboccarsi le maniche e di costruire questa nuova "due città in una" o "povezani mesti", che dir si voglia. Ma la gioia e l'emozione di questo sabato di febbraio, ormai condivisa Giornata della Cultura, rimangono come un tesoro prezioso da custodire. Da esso si potranno attingere la forza, il coraggio, la creatività e l'impegno con i quali affrontare il 2025, un anno che se per il mondo è iniziato con tante nubi e venti di guerra all'orizzonte, in controtendenza, a Nova Gorica e Gorizia, si è aperto all'insegna di un grande Speranza: è possibile che si realizzi il miracolo della libertà, dell'uguaglianza e della sororità/fraternità.

Ed esattamente a mezzanotte, mentre dalle ancora affollatissime piazze Bevk ed Europa un fiume di giovani sciamava per rientrare a casa, sulla stazione della Transalpina e sulle due città ha cominciato, delicatamente, a piovere. Anche il cielo, dopo aver regalato ore di meteo ideale, ha versato qualche lacrima di commozione.

venerdì 7 febbraio 2025

giovedì 6 febbraio 2025

La festa dell'8 febbraio travolga i muri dei cpr e ripristini subito Schengen

Il cpr di Gradisca d'Isonzo
Mentre si celebra - giustamente e con entusiasmo - la grande festa della capitale europea della Cultura, non si possono dimenticare due situazioni che Nova Gorica con Gorizia non devono dimenticare.

Il Centro per il Rimpatrio di Gradisca d'Isonzo, vero e proprio campo di concentramento nel quale le persone sono rinchiuse tra le sbarre di ferro, torna a far parlare di sé. Nel pomeriggio proprio di sabato 8 febbraio è prevista una manifestazione di solidarietà con i reclusi e di protesta contro l'esistenza di simili strutture di segregazione nella Regione e nel resto d'Italia.

Per altro verso, il Trattato di Schengen non è ancora stato ripristinato e i controlli sul confine - alla ricerca dei poveri cristi da spedire in cpr - continuano in forma abbastanza invasiva. Si pensi al valico della Casa Rossa, dove addirittura è stata sistemata una serpentina per rallentare il flusso delle auto, come ai tempi che si pensavano del tutto confinati nelle soffitte della storia. 

Sono due simboli potenti che non inficiano certo l'importanza della Giornata goriziana, con la presenza della presidente della Repubblica di Slovenia Pirc Musar e della Repubblica Italiana Mattarella. Al contrario, indicano quanto sia significativa una capitale europea "transfrontaliera" e quanto la celebrazione dell'8 febbraio possa contribuire a far nascere e soffiare un vento benefico, capace di abbattere tutti i muri, anche quelli del Cpr e tutti i confini, ripristinando e dilatando l'appartenenza al Trattato di Schengen.

sabato 1 febbraio 2025

Serbia incandescente, la riscossa dei giovani

Un fiore per le vittime di Novi Sad
Il primo giorno di novembre dello scorso anno, era crollata la tettoia esterna della da poco rinnovata stazione ferroviaria di Novi Sad. L'evento, che aveva provocato la morte di 15 persone, tra le quali un bambino di pochi mesi, ha suscitato un'impressionante ininterrotta ondata di proteste in tutta la Serbia.
I protagonisti assoluti di queste manifestazioni sono i giovani. Migliaia di giovani ,sono scesi in piazza per contestare la vera causa della tragedia, cioè la corruzione e il disinteresse dei governanti nei confronti della cosa pubblica. All'inizio sono stati ridicolizzati dalla stampa, quasi tutta filogovernativa, poi la loro testimonianza diretta ha allargato le file. Se in principio ci sono stati gli universitari, poi si sono aggregati i ragazzi delle scuole superiori, i loro genitori, gli insegnanti, gli operai ma anche i contadini e gli uomini di cultura, per arrivare fino agli sportivi  e ai personaggi più conosciuti anche all'estero, come il tennista Novak Djokovic.
A tre mesi dagli avvenimenti, decine di migliaia di persone si sono date appuntamento tra oggi e domani nel luogo del disastro. In testa sono sempre loro, i giovani studenti, gli enormi cortei gridano preoccupazione e delusione, vogliono una politica migliore. La pressione ha già portato alle dimissioni del premier Vučevič e di due ministri. Per il momento resiste il presidente Vučič che accusa non meglio precisati poteri esteri di fomentare i disordini.
Dall'esterno, gli osservatori, notando l'assenza di soggetti ispiratori partitici o ideologici, parlano invece con ammirazione di "olocrazia", sistema di organizzazione autogestita e coordinata tra vari gruppi che si prefiggono i medesimi obiettivi. Sia come sia, la rivendicazione di trasparenza, la richiesta di verità e giustizia come pure la lotta alla corruzione hanno creato una marea immensa che sta contagiando l'intera società civile e che sembra cominciare ad attecchire anche fuori del confini della Serbia.
In tutto ciò c'entra anche l'Italia, o meglio il Friuli Venezia Giulia e più specificamente il porto di Trieste. Sono sempre più numerosi i ricchi serbi che acquistano case lussuose a Trieste e sono documentati forti interessi sul Porto Vecchio. Lo stesso ministro dell'edilizia Goran Vesic, dimessosi dopo il crollo della stazione di Novi Sad ha acquistato casa (3 milioni e mezzo di euro!) ed è venuto ad abitare a Trieste.
Le informazioni contenute in questo post provengono dalla lettura del quotidiano sloveno Delo. In Slovenia si parla moltissimo di ciò che sta accadendo in Serbia, così come negli altri Paesi limitrofi. In Italia c'è stato finora uno strano silenzio e i fatti sono stati per lo più coperti da una specie di censura. 
Chi ha paura dei giovani studenti?

venerdì 31 gennaio 2025

Verso l'8 febbraio. Un'intervista


A qualche giorno dall'8 febbraio, propongo, se a qualcuno può interessare, un'intervista curata da Ornella Rossetto per Radio Capodistria. Ecco il link: https://radiocapodistria.rtvslo.si/podcasts/punto-e-a-capo/106615709/175105315

giovedì 30 gennaio 2025

Caso Almasri, preoccupante, molto preoccupante

Segni di torture sulla rotta balcanica
La vicenda Almasri ha risvolti etici e politici importanti.

Dal punto di vista politico, è abbastanza facile pensare che il rimpatrio con tutti gli onori del libico non sia il frutto di distrazione, ma la prova dei contatti sempre più stretti tra il governo italiano e l'attuale dirigenza libica. Insomma, è un bel favore a chi impedisce le partenze verso il Mediterraneo e l'Italia, costringendo a condizioni disumane coloro che vorrebbero partire. Il carnet dei crimini di cui è accusato Almasri fa venire la pelle d'oca: assassinii, stupri e violenze su minori, umiliazioni d'ogni sorta, torture. E le scoperte della Corte dell'Aia sono corroborate da migliaia di testimonianze di coloro che sono malcapitati sotto le sue sgrinfie.

C'è anche un aspetto etico, anche questo veramente preoccupante, derivato dall'informativa di Piantedosi e dai piagnistei della Meloni. Secondo loro, la magistratura avrebbe liberato l'accusato e il Governo, ritenendolo un individuo pericoloso, lo ha immediatamente rimpatriato in Libia con procedura d'urgenza. Cioè, un personaggio ritenuto colpevole di terribili misfatti, purché non mini la sicurezza degli italiani, può andare a compiere le sue "imprese" dove meglio gli aggrada.

Non so se sia stata del tutto compresa la portata delle spudorate ammissioni del ministro degli interni e della capa del Governo. I diritti umani, la dichiarazione universale, la costituzione italiana, la solidarietà, la cooperazione internazionale... tutto ciò viene dopo "la sicurezza degli italiani". Dicono che bisogna "difendere i confini", impedendo a ogni costo l'arrivo di migliaia di poveri che desiderano soltanto vivere, che bisogna perseguire in tutti i modi gli scafisti e nello stesso tempo si permette il ritorno in patria da eroe di un autentico macellaio. Si presidiano i confini sospendendo il trattato di Schengen per mettere in carcere i presunti terroristi (almeno, questa è la scusa ufficiale) e quando viene beccato uno dei più pericolosi torturatori malviventi, viene immediatamente lasciato libero, in ossequio agli squallidi interessi e alla propaganda dello Stato. In nome della "sicurezza nazionale", si sta smarrendo non soltanto la fiducia nella collaborazione tra popoli e nazioni, ma anche il senso stesso della parola "umanità". 

Giorgia, la madre, la cristiana... E chi se ne frega se centinaia di esseri umani saranno uccisi, umiliati e vilipesi dalla violenza di Almasri? E chi se ne frega se Ben Salman è a capo di un regime assolutista e teocratico, presunto mandante di assassinii di livello internazionale? E chi se ne frega della vicenda di Giulio Regeni e dei torturati in Egitto? L'importante è che la Libia blocchi in qualsiasi modo i profughi, che con l'Arabia Saudita si possano fare più affari possibili e che Al Sisi compri le navi militari, che favorisca il made in Italy. Viva la ragione di Stato, addio fraternità e sororità universali!

domenica 26 gennaio 2025

Giornata della Memoria 2025

 

Luce e Cici Einstein, in un momento spensierato
In occasione della Giornata della Memoria 2025, voglio ricordare ancora una volta la mia prozia Nina Mazzetti, moglie dell'ingegnere Robert Einstein, cugino del più famoso Albert, assassinata dai nazisti insieme alle due figlie, Luce e Annamaria (Cici) Einstein, di 17 e 26 anni, il 3 agosto 1944, nella villa del Focardo, sopra Firenze.

E' una goccia nell'oceano di dolore costruito dal nazismo e dal fascismo, un milionesimo dell'immane tragedia della Shoah e dell'annientamento di interi popoli nei campi di sterminio e nelle infinite stragi che si sono verificate in Italia e in Europa.

Ma ogni individuo è un mondo a sé stante, portatore del mistero dell'esserci. Contemplando il particolare, ci si rende conto dell'universale e guardando all'insieme, si scopre che in esso si realizza l'umana avventura di ciascuno. Il razzismo ha massacrato milioni di persone - non solo ebrei, ma anche rom, testimoni di Geova, omosessuali, portatori di disabilità, oppositori politici -  non tutte insieme ma una a una e ogni uccisione ha spento una fiammella della luce che è la Vita.

Non ci può essere atto più orribile del cancellare l'esistenza di un'altra persona. Chi uccide un uomo, uccide l'intera umanità e - come scrive il Corano - chi salva un uomo salva tutta l'umanità, perché siamo tutti indissolubilmente legati gli uni agli altri e all'intero regno dei viventi. L'unica possibile giustificazione della violenza è la consapevolezza che non ci possa essere altro strumento per impedire una immensa, maggiore sofferenza. Ed è per questo che l'unica guerra non ingiusta del XX (e del XXI) secolo è stata quella partigiana, finalizzata a sconfiggere il mostro razzista nazifascista che aveva condotto l'umanità intera sull'orlo della catastrofe finale.

E' giusto ricordare che i campi di sterminio e le stragi non sono stati frutto di una disgrazia o di un fenomeno naturale. Sono stati invece l'esito di libere scelte, attuate da persone con un nome e un cognome, ispirati da ideologie perverse alle quali avevano consacrato la loro vita. Non si può trascorrere un'intera Giornata della Memoria, senza nominare i criminali che hanno provocato la tragedia che in essa viene ricordata e senza essere grati a chi ha messo a repentaglio la propria vita, combattendo perché quell'orrore potesse finire. Non si può inorridire davanti a ciò che è accaduto, senza dichiararsi antifascisti.

Altrimenti, quel "mai più", oltre che illusorio, rischia di essere anche ipocrita, in un mondo in cui ovunque le stragi degli innocenti si stanno quotidianamente ripetendo, sotto lo stesso sguardo impotente o complice dei cosiddetti Grandi di ogni tempo.