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Foto Simonetta Molinari |
E' stato quello che proprio doveva essere. E se è vero che spesso la realizzazione delle previsioni porta a una sensazione di preorganizzato, in questo caso non è stato così. Anzi, si può dire che la giornata è stata sorprendente.
Indubbiamente belli sono stati tutti gli eventi, dalla passeggiata da stazione a stazione ai discorsi in Travnik e piazza Bevk, dalle performance sui teatri allestiti ovunque alle immancabili bandierine colore smeraldo sventolate da centinaia di bambini festanti, dal servizio d'ordine impeccabile alla sontuosa inaugurazione ufficiale con la dolce immagine della Presidente Pirc Musar che prende per il braccio il Presidente Mattarella.
Tutto bello dunque e molto ben preparato. Ciò che invece non ci si aspettava, è il comportamento della grande folla che ha voluto partecipare, la sensazione di leggere negli occhi di tutti l'orgoglio di chi, da qui ai prossimi decenni, potrà dire "c'ero anch'io". In altre parole, è stato ciò che l'intero anno a disposizione dovrebbe essere e che più volte si è auspicato anche in questo blog. Il vero palcoscenico, ieri, senza nulla togliere agli artisti che si sono esibiti, sono state le strade e le piazze.
Già alle 10 era difficile uscire di casa, una folla multicolore e vociante si affrettava verso la Stazione Centrale. Da quel momento e fino a mezzanotte, i Goričani non solo hanno scoperto, ma realizzato il sogno delle due città "congiunte". E' come se ciascuno avesse improvvisamente ricevuto in dono una realtà che si era sempre conosciuta, ma sentita come parallela e lontana, ora per la prima volta vissuta come propria. Si è creata, almeno per un giorno, un'unica città nella quale la diversità di lingue e di culture è stata celebrata come una meravigliosa opportunità. Camminando, ridendo, chiacchierando, ascoltando, mangiando, bevendo, applaudendo, salutando, stringendo mani note e sconosciute, allestendo, lavorando, pulendo, soccorrendo, ciascuno è stato l'attore principale di una rappresentazione collettiva.
La maggioranza delle migliaia di partecipanti - tra essi tanti, tantissimi abitanti dell'una e dell'altra parte di un confine davvero mai così sottile - ha sentito la musica e ha visto i giochi di luce, ma non ha potuto capire bene cosa stesse accadendo. Ciò non ha disturbato in realtà nessuno, l'importante era il semplice e glorioso "stare insieme". Si constatava ovunque, in ognuno dei diecimila passi che hanno caratterizzato la festa, la scoperta di una compagnia inattesa, la consapevolezza di essere - tutti e ciascuno - protagonisti di un'unica grande scena, dalla quale è stato inviato all'Europa e al Mondo un fortissimo, anche se confuso, messaggio di pace giustizia amicizia fraternità.
C'è sempre "the day after", quando si spengono le luci della ribalta e si rientra come Alice dal paese delle meraviglie. I problemi vecchi e nuovi dei goričani sono ancora lì e attendono di essere affrontati, considerati e possibilmente risolti. C'è tanto bisogno di rimboccarsi le maniche e di costruire questa nuova "due città in una" o "povezani mesti", che dir si voglia. Ma la gioia e l'emozione di questo sabato di febbraio, ormai condivisa Giornata della Cultura, rimangono come un tesoro prezioso da custodire. Da esso si potranno attingere la forza, il coraggio, la creatività e l'impegno con i quali affrontare il 2025, un anno che se per il mondo è iniziato con tante nubi e venti di guerra all'orizzonte, in controtendenza, a Nova Gorica e Gorizia, si è aperto all'insegna di un grande Speranza: è possibile che si realizzi il miracolo della libertà, dell'uguaglianza e della sororità/fraternità.
Ed esattamente a mezzanotte, mentre dalle ancora affollatissime piazze Bevk ed Europa un fiume di giovani sciamava per rientrare a casa, sulla stazione della Transalpina e sulle due città ha cominciato, delicatamente, a piovere. Anche il cielo, dopo aver regalato ore di meteo ideale, ha versato qualche lacrima di commozione.