Questo post ripropone un articolo scritto per il notevole settimanale Novi Matajur. E' l'occasione per segnalare un'interessante e bella
lettura.
Introdotto da una spettacolare copertina, è stata infatti pubblicata l'edizione in lingua italiana del libro Il tiglio spezzato, del filosofo e scrittore Mirt
Komel . L'autore di Nova Gorica, già conosciuto in Slovenia per i suoi
pregevoli romanzi, può così essere apprezzato anche in Italia, grazie
all'ottima traduzione di Miha Obit e alla disponibilità della piccola ma assai benemerita
casa editrice Qudu di Gorizia.
Nell'originale, il testo si
intitola Medsočje e si riferisce a un affascinante paesino della valle
dell'Isonzo, dove si verificano diversi eventi che ne sconvolgono l'apparente
serenità. Ci sono tutti gli elementi del giallo, con una scrittura lineare che
rende l'intrigo avvincente. Non entrando ovviamente nella trama che coinvolge
il lettore dalla prima all'ultima pagina, c'è da dire che il romanzo si presta
a diverse letture.
La prima è storico filosofica, là
dove i contesti immaginari intrecciano e trovano spessore nelle reali vicende
quotidiane della Soška dolina e della Repubblica di Slovenia È interessante la
descrizione di un presente complesso, sospeso tra un passato in grado ancora di
essere divisivo e un futuro incerto. La domanda, classica ma in questo contesto
originale, è quella di sempre, ovvero il senso stesso della realtà, ammesso che
essa esista e in ogni caso se ne possa parlare.
La seconda è psicologica. Mirt
Komel ci accompagna in una viandanza vertiginosa nei meandri del conscio,
dell'inconscio e del subconscio. Si è costretti a immedesimarsi nei diversi
personaggi e da ogni pagina si esce con la netta sensazione di essere parte
integrante della vicenda narrata. Il "chi sono io?" rimbomba nella
mente con il fragore di un’impetuosa cascata e obbliga non tanto a una risposta,
quanto alla percezione consapevole della drammaticità, individuale e
collettiva, della domanda.
La terza è paesaggistica e
naturalistica. Per chi conosce e frequenta la valle dell'Isonzo non è difficile
perdersi nella memoria e lasciare spazio alla creatività. Si accompagna
volentieri il giornalista per le vie di una Medsoče che potrebbe essere Kanal,
Tolmin oppure anche Spodnje Nehovo o qualche altro borgo abbandonato alle
pendici del Korada. Si cammina per i boschi pieni di anfratti e nascoste
sorgenti, ci si affaccia dai ponti della Soča (Isonzo), che scorre orgogliosa,
incurante delle vicende degli umani e dello sfruttamento provocato dalle dighe
e dagli scarichi industriali.
Sulla fragile linea di confine tra l’essere e l’apparire, tra l’io e la collettività, tra la natura e l’uomo, tra la vita e la morte, c’è anche la terra di nessuno dove si misurano, pur senza incontrarsi, il trascendente e l’immanente. Il “mistero” – nel senso etimologico del termine, “ciò di cui non si può parlare”, è in agguato, ma rimane ineffabile, in-comprensibile. Nella scrittura intelligente, profonda, libera e spesso molto divertente di Mirt Komel, si riscontra uno sguardo simpatetico e quasi amorevole su tutto ciò che è “umano”, nelle sue dimensioni del visibile e dell’invisibile.
Assolutamente da non perdere, cinque asterischi su cinque disponibili.