lunedì 31 agosto 2020

Il PD non si faccia irretire, si cambino SUBITO i Decreti Sicurezza!

E così, la discussione sui Decreti Salvini sembra ormai destinata a slittare dopo il referendum e ole elezioni regionali. E' davvero incredibile, era stata indicata come priorità assoluta dal partito Democratico, ormai del tutto asservito alla volontà degli alleati/freni di Governo.

Ma che paura c'è? Che interesse ha il Partito Democratico a corrispondere ai desideri della parte di elettorato 5 Stelle più vicina a Salvini? Forse ha il timore di perdere ulteriori voti perché "troppo" sbilanciato a favore degli ovvi e sacrosanti diritti dei migranti?

E' molto più probabile che questo tirare a campare aiuti sempre più la destra. L'esultanza per l'evidente viale del tramonto dell'indefinibile meteora leghista non ha alcuna ragione di essere. L'"averlo fermato" non ha significato una svolta a sinistra dei votanti, ma un sempre più frequente approdo alla sponda ancor più a destra di Fratelli d'Italia.

Certo, gli elettori se devono scegliere tra l'originale e una copia sbiadita, scelgono l'originale e votano chi, almeno a parole, promette sfracelli per "liberare" l'Italia da quella che essi definiscono l'"invasione". Purtroppo tale visione esplicitamente razzista convince una buona parte dello popolo, il cui livello culturale sembra essere dettato dalla lettura di Chi o al massimo della Gazzetta dello Sport, riviste ben più gettonate dei molto più seri (e meno venduti) media culturali.

Con ciò non si vuol dire affatto che il partito Democratico persegua politiche simili a quelle della Destra, si invoca piuttosto un soprassalto di attenzione, affinché tutto il patrimonio politico del quale è erede il PD non si smarrisca nel panico di non essere più scelto o di essere ancora una volta sorpassato dai "concorrenti" a cinque stelle.

Forse, se davvero il Pd volesse essere un punto di riferimento e di coordinamento delle varie sinistre, dovrebbe proporsi una svolta radicale, costi quel che costi. In un modo più riformista e meno rivoluzionario di quanto perseguono i partiti e i movimenti della Sinistra e dell'extra sinistra, dovrebbe decisamente incamminarsi sulla strada delle libera circolazione delle persone in Europa, dell'accoglienza senza se e senza ma, dello smantellamento dei campi di concentramento eufemisticamente denominati cpr, del boicottaggio dell'Egitto fino alla "verità e giustizia per Giulio Regeni" e l'immediata scarcerazione di Patrick Zaki, della costruzione di un'Europa delle persone e non dei mercati, solo per portare qualche esempio.

E' vero che molti esponenti del partito la pensano così, ma non hanno voce in capitolo e il terrore di perdere ulteriori voti porta a una prudenza che avrà come conseguenza proprio ciò che essi temono, la perdita costante dei voti, come una pallina inarrestabile su un piano inclinato.

E' ora di svegliarsi! Meglio un elettorato forte e convinto, pronto a lottare per delle idee e non per delle strategie di potere che questo stillicidio di attese e di non decisioni che fiacca la volontà, priva la base di entusiasmo e impedisce qualsiasi serio confronto e accordo con il resto della sinistra. Forse si teme la caduta del Governo? E "se poi torna il Capitone"? Sì, ma se si va avanti così, tra due anni, alla comunque inevitabile resa dei conti, la destra rischierà di non avere avversari e il paese finirà nelle mani di chi - a parole e nei fatti - vuole la fine delle democrazia.

Per favore Pd, ritorna in te stesso, abolite e trasformate i decreti Sicurezza prima delle elezioni. Altrimenti potrebbe finire come con lo jus soli, al termine della legislatura più di centro sinistra (solo numericamente, purtroppo) che l'Italia repubblicana ricordi: tante belle intenzioni, vanificate da un'incomprensibile melina, indigesta a chi non vuole aprirsi alla realtà di un mondo che cambia, indigesta anche a chi il mondo lo vorrebbe cambiare, ma subito!

 

domenica 30 agosto 2020

A proposito di Covid-19

Le proteste dei "negazionisti" sono davvero grottesche, oltre che pericolose. Senza alcuna competenza in materia, tante persone in Italia e nel mondo, non soltanto si rifiutano di indossare le mascherine protettive, ma addirittura organizzano manifestazioni contro le politiche dei Governi, finalizzate alla riduzione di un numero di contagi che ovunque tende a salire. E' vero che il virus è stato trovato presente soprattutto in persone con età molto meno avanzate rispetto a ciò che era accaduto in Primavera. Ma i baldi giovani che rientrano dalle feste cui hanno partecipato all'estero o in Italia, hanno genitori nonni e bisnonni che in caso di contagio andrebbero incontro a guai ben più gravi di quelli mediamente sopportati da chi non è afflitto da altre patologie. Un altro elemento che dovrebbe essere tenuto in considerazione è la diversità di opinioni di molti scienziati che nell'insieme dicono tutto e il contrario di tutto, seminando incertezze tra la popolazione e offrendo in questo modo ghiotto materiale alla speculazione politica.

Emerge nel frattempo una notizia, riportata oggi da La Repubblica, relativa alla conoscenza del possibile dilagare della pandemia in Italia già all'inizio di febbraio. In realtà non è una news, se ne era scritto anche su questo blog ricordando come il dott. Urbani, della Direzione del Ministero della Salute, avesse dichiarato che già intorno al 20 gennaio si conoscevano gli scenari e non erano stati presentati al pubblico per timore di esplosioni di panico. Tale notizia, se confermata, getterebbe un'ombra pesante sull'operato del Governo che finora, nella figura del Primo Ministro Conte, ha sempre sostanzialmente sostenuto di aver agito in quello che si era ritenuto essere il migliore dei modi possibili. Finora, snobbando le dichiarazioni di Urbani, la maggior parte degli italiani aveva riconosciuto la buona volontà, imputando eventuali errori ed esagerazioni al delicato rapporto con il Comitato Tecnico Scientifico o comunque alla totale e universale inesperienza di fronte a un evento del genere. Ma se fosse vero che, come nei film horror americani, la gente sia stata tenuta nell'ignoranza per evitare il panico, davvero questo sarebbe uno sbaglio imperdonabile. dalla fine di gennaio alla prima decade di marzo (un mese e mezzo!) tutti sono stati liberi di andare ovunque, riempiendo all'inverosimile campi di calcio e centri sportivi, manifestazioni politiche, culturali e religiose (il Papa a bari a metà febbraio). Ci sarebbe stato il tempo per preparare al peggio le istituzioni - soprattutto gli ospedali e le case di riposo. E ci sarebbero stati i presidi medici, latitanti fino alle prime settimane della totale chiusura dei luoghi di aggregazione.

I numeri spaventosi di contagio che ci giungono da India, Brasile e USA, quelli inquietanti che giungono dai Paesi europei, compresa l'Italia, inducono a chiedere di fermare gli incoscienti che vogliono minimizzare ciò che sta accadendo, compresi personaggi come Sgarbi che da una parte ostenta la sua "libertà" dalle mascherine, dall'altra ne impone l'uso nel Comune del quale è il Sindaco. Ma portano anche a chiedere al Governo maggior verità, trasparenza e coinvolgimento. Pubblicare le linee guida definitive per la riapertura delle scuole alla vigilia del loro inizio, dopo sei mesi di totale black out è una dimostrazione penosa di inadeguatezza. Credere che i cittadini siano dei figlioletti pavidi da non spaventare con le cattive notizie, è un modo di evitare le responsabilità e di pensare in modo paternalistico e assistenzialistico al modo di guidare una Nazione.    

sabato 29 agosto 2020

Le storiche serate di Aquileia

Nella foto di Paolo Zuliani, da dx: M. Dragoni, Aid Al Shaleh, E. Fink, C. Zinutti e A. Bellavite

Ieri sera, nella Basilica di Aquileia, si è verificato un evento che senza retorica potrebbe essere definito storico. La perfetta organizzazione dell'associazione musicale Dramsam, nel contesto della tradizionale rassegna di musica Cortese, ha consentito a (purtroppo, per ragione di regole anti-covid) poche persone di assistere a un qualcosa che in quasi 1700 anni non si era mai verificato. Forse per la prima volta le volte romaniche e gotiche della complessa e multiforme antica chiesa, hanno accolto quasi contemporaneamente note musicali caratteristiche delle tre forme religiose monoteiste del Mediterraneo e hanno consentito a ebraismo cristianesimo e islam di esprimersi comunicando l'altezza della loro spiritualità. 

I mosaici, particolarmente suggestivi grazie al sapiente gioco di luci, sono stati compagnia e guida di emozionanti proposte musicali, collegate dalla linea del dialogo interreligioso. La storia di Giona è stata illustrata attraverso l'opera degli artisti del IV secolo e poi mirabilmente eseguita dal salterio di Massimiliano Dragoni e cantata da Enrico Fink, bravissimo musicologo che ha saputo coinvolgere tutti nella sobria dolcezza della tradizione religiosa ebraica. Claudio Zinutti ha permesso di gustare la bellezza del canto cristiano, inserito nella specifica storia culturale del patriarchino aquileiese e del riquadro musivo dedicato ai volti umani e alla centralità della persona. Aid Al Chaleh, cantore siriano, ha introdotto i presenti nella spiritualità islamica, aiutando a innalzare lo sguardo verso un Mistero sempre Trascendente, come richiamato anche dai mosaici simbolici e geometrici che caratterizzano una parte cospicua del pavimento delle aule teodoriane. La professoressa di islamistica Manuela Giolfo ha letto in una sua molto poetica traduzione italiana due coinvolgenti brani, una sura del Corano e un testo dei sufi del XII secolo. Quest'ultimo, inneggiante all'unità nella diversità del pensiero e della spiritualità umana, ha avviato il momento conclusivo, la proclamazione della preghiera attraverso il canto, in ordine storico, della celebrazione ebraica, della liturgia cristiana e dell'invocazione musulmana.

Si è trattato del secondo quadro di un altre giorni aquileiese che ha dimostrato come il dialogo e la pace fra gli esponenti religiosi non nasce tanto (o soltanto) da grandi convegni o da specifiche "settimane" o "giornate" dedicate, ma dalla semplice capacità di stare insieme, donando e accogliendo ciascuno la straordinaria ricchezza e umana e spirituale dell'altro. Nella cornice della Basilica paleocristiana di Monastero, lo stesso Enrico Fink, Alberto de Nadai e l'imam di Udine Mohamed Haji, con l'aiuto del cantore Lelio Donà hanno dato vita a un dibattito straordinario, dove l'evidente diversità - tra le religioni, ma anche all'interno delle diverse visioni confessionali - è apparsa in tutto il suo splendore come una composizione a mosaico dove senza la presenza di ciascuna tessera l'insieme risulta difficile da comprendere.

Un grazie speciale va all'organizzatrice Alessandra Cossi e all'organizzatore Fabio Accurso con tutto lo staff di Dramsam. Un grazie ai sempre molto accoglienti operatori della Socoba, la Società per la conservazione della Basilica di Aquileia. E un grazie a Marta Novello, ai dipendenti del Museo Archeologico per la loro attenta e delicata partecipazione agli eventi di giovedì e al concerto che si terrà questa sera. Un'ultima notazione personale, sono orgoglioso e commosso di aver potuto coordinare due serate che potrebbero essere un modello da seguire n futuro, per una relazione tra le religioni non costruita "a tavolino", ma vissuta con semplicità e umiltà da sorelle e fratelli che dimostrano "quanto è bello e soave stare insieme".

giovedì 27 agosto 2020

Andrea Devicenzi ad Aiello, una vera "Storia viandante"

Andrea Devicenzi

Questo blog non potrebbe chiamarsi "storie viandanti" se non raccontasse ciò che è accaduto ad Aiello del Friuli la scorsa settimana. 

Un grande incontro è stato quello che si è svolto lo scorso sabato 22 agosto, nel parco del Municipio di Aiello del Friuli.

Intorno alle 12, puntualissimo, applaudito da una ventina di abitanti che hanno voluto dimostrare la loro vicinanza e simpatia, è arrivato Andrea Vicenzi, atleta paralimpico, coach, imprenditore. Tutte le sue credenziali si sintetizzano in una, quella del viandante.

Sì, un viandante molto particolare. Il suo percorso è inserito in un progetto denominato Postumia, come la via che Andrea, insieme al suo accoglientissimo staff, vuole percorrere, partendo dal mare di grado per raggiungere quello di Genova. La sua intenzione è quella di percorrere gli oltre 950 chilometri in un paio di mesi, attraversando le zone maggiormente colpite dal covid-19 in primavera, per portare ovunque un messaggio di solidarietà e di speranza.

L'aspetto che rende ancor più coinvolgente il suo cammino è il fatto di doverlo percorrere con una sola gamba, avendo perso l'altra in un incidente stradale occorsogli una trentina di anni fa. Il racconto della sua esperienza, nel sia pur breve intervento offerto ad Aiello, è stato un inno alla bellezza della vita e al fatto che nulla può impedire a un essere umano di realizzarla pienamente, affrontando e vincendo qualsiasi difficoltà.

Nonostante il caldo e la stanchezza accumulata nei primi passi dell'avventura iniziata due giorni prima a Grado e proseguita con la tappa da Aquileia ad Aiello, Andrea ha saputo dedicare il proprio tempo a chi era accorso per abbracciarlo virtualmente e per ascoltarlo. Hanno colpito tutti il suo sorriso e la gioia che traspariva da ogni suo atteggiamento. Pur consapevole del valore anche sportivo della sua impresa, ha delineato, con saggezza e invidiabile umiltà, un convincente parallelo tra il cammino lungo le strade del Nord Italia e il più ampio cammino della vita. Percorrere le strade a piedi significa riscoprire la natura, le bellezze e le contraddizioni delle comunità umane, soprattutto dedicare tempo ed energie a ritrovare l'intimità del rapporto con sé stessi. Troppo spesso infatti dimentichiamo chi veramente siamo, le nostre potenzialità e le nostre qualità da condividere con coloro che ci vivono accanto.

Devicenzi e il Sindaco di Aiello
Andrea non è nuovo ad avventure di questo genere, come ben ha sottolineato non si possono certo inventare dal nulla i progetti che implicano preparazione fisica e morale. Per questo il suo obiettivo lo ha già raggiunto, indipendentemente dal raggiungimento o meno della meta, come ben sa chiunque si metta in cammino: l'obiettivo è soltanto il polo attrattivo verso il quale ci si muove, ma il vero senso è il cammino stesso, con le bellezze che consente di contemplare, con gli incontri disseminati nei luoghi più impensati, con la fatica, la gioia e anche il dolore quotidiani. In questo senso chiunque può diventare "pellegrino dello spirito", indipendentemente dal nome che si abbina alla propria esperienza di fede, ma anche indipendentemente dal fatto che si abbiano o meno i mezzi fisici, psicologici e anche economici per intraprendere lunghi percorsi. In fondo, anche chi è costretto dalla vita a rimanere sempre su un piccolo letto può viaggiare con l'immaginazione e comunicare agli altri - magari anche semplicemente muovendo le palpebre e "parlando" con l'aiuto di un sensore - la propria esperienza di particolare quotidiana vittoria nella lotta per la vita.

All'incontro hanno partecipato anche i responsabili del circolo culturale Navarca e dell'associazione Iter aquileiense, Aurelio Pantanali e Giuseppe Poiana, che si prodigano per tenere in ordine il cammino celeste e che hanno portato la loro testimonianza di gratitudine. 

Andrea e i suoi amici sono ripartiti il giorno dopo alla volta di san Giorgio di Nogaro e giorno dopo giorno stanno raccontando sui social il loro prezioso cammino, aiutando tra l'altro chi li ascolta o guarda i loro video a conoscere meglio queste nostre bellissime regioni dove la tensione verso la pace e l'unità si sposa con la meraviglia di straordinarie diversità. Con l'occhio attento del ricercatore di umanità, il "gruppo Postumia" ci fa conoscere e amare di più luoghi e volti noti e sconosciuti. E ci porta a dire la più bella parola del vocabolario umano, il GRAZIE più sincero a lui, ai suoi collaboratori e a tutte e tutti coloro che, attraverso il loro racconto, diventano una piccola grande parte di noi. 

Per chi desiderasse seguire Andrea nella sua corsa verso Genova, il consiglio è consultare il suo sito www.andreavicenzi.it. Le sue performance si trovano anche su facebook, sui canali you tube e su molti altri media, compreso il quotidiano La Gazzetta dello Sport.

 

mercoledì 26 agosto 2020

Tra Gradisca e Postojna, luoghi diversi, lo stesso dolore


Un braccio, fuori dalle sbarre del corrispondente dei Centri per il rimpatrio italiani. Qui ci si trova a Postojna, in Slovenia, ma la scena, le inferriate, l'angoscia sono le stesse di Gradisca e di tanti altri luoghi nei quali nell'insieme migliaia di persone sono trattenute, pur senza aver compiuto alcun reato.

Nel cuore dell'Europa questo è il modo di accogliere chi giunge da lontano, dopo aver attraversato montagne e boschi, superato confini apparentemente inaccessibili, subito torture, persecuzioni e pestaggi. Il Potere si difende e il sistema mediatico amplifica irrazionali paure e genera mostri di razzismo e disumanità.

A Gradisca due reclusi sono morti, in circostanze tutt'altro che chiare. La gestione del covid è stata quanto meno superficiale e di cosa accada dietro le alte mura e i reticolati non è dato sapere. A Postojna centinaia di esseri umani sono stipati in vecchi capannoni industriali, in condizioni igieniche inenarrabili. La bottiglia di plastica in basso a destra nella foto è piena di urina, non hanno altri modi per poter svolgere le proprie funzioni vitali, a causa dell'affollamento e della chiusura delle stanze.

A Gradisca si sentono da lontano le urla, in risposta all'invocazione di libertà che si leva da parte delle assemblee antirazziste e dalle reti per la solidarietà internazionale. Qui è possibile parlare, con  l'aiuto di un megafono e ascoltare - sia pur da dietro le finestre - le storie di chi è trattenuto. Molti di loro sventolano i documenti, dichiarando di aver ottenuto il permesso di restare. E allora, perché sono trattenuti ancora.

C'è anche la stessa polizia, in tenuta antisommossa per spaventare la cinquantina di giovani manifestanti. Sguardi vitrei dietro ai caschetti in plexigass, cani pronti a essere lanciti contro qualche eventuale avventuroso intemperante, i robocop simili a quelli tragici di Genova 2001 con la mano sui lacrimogeni, preparati per scatenare la tempesta.

Ieri sera non è accaduto niente, solo tante parole di vicinanza e tanto desiderio di piegare quelle sbarre. Si è tornati a casa tristi, a Lubiana come a Gorizia e a Trieste. Osservando la bellezza del tramonto sulla Vipavška dolina, come non pensare a quel braccio prigioniero, a quel colto che si intravvede nella penombra, a quegli occhi accesi nel loro esprimere un immenso desiderio di giustizia e di libertà.

Governanti italiani, qui dentro finiscono coloro che voi respingete indietro, appena arrivati dopo sofferenze inaudite. Governanti sloveni, non li riportate in Croazia, dove saranno picchiati e rigettati in Bosnia, dove la situazione sta diventando incredibilmente drammatica!

Governanti sloveni e italiani, chiudete immediatamente questi nuovi campi di concentramento, indegni di paesi civili e di un'Europa che dovrebbe essere un faro di accoglienza, autentica pace e giustizia nella libertà.

La protesta di Postojna

Si è tenuta oggi a Postojna una manifestazione di protesta contro la politica dei respingimenti dalla Slovenia alla Croazia. Una cinquantina di persone hanno raggiunto il centro di detenzione, presidiato dalla polizia in assetto antisommossa. Dopo una breve conferenza stampa, nel corso del quel sono state chieste la chiusura del centro e un’accoglienza dei richiedenti asilo degna di questo nome, tutti i presenti sono riusciti a raggiungere una strada molto vicina alle finestre del grande capannone nel quale sono attualmente stipate centinaia di persone migranti. Hanno gridato la loro amarezza per una situazione ai limiti della sostenibilità, a causa del sovraffollamento e della mancanza di servizi essenziali. Soprattutto hanno lamentato di essere privati senza motivo della libertà, tanto più che molti di essi, sventolando dalle inferriate i loro documenti, hanno già ricevuto l’accoglimento della domanda d’asilo. Anche rete DASI, attraverso un suo rappresentante, ha espresso solidarietà, ha presentato le simili esperienze riguardo alle riammissioni dall’Italia alla Slovenia e ha invitato alla manifestazione che si terrà a Udine il prossimo 26 settembre.

domenica 23 agosto 2020

IO VOTO NO!

Voterò NO al referendum di settembre. 
La riduzione del numero dei parlamentari non è taglio ai costi della politica, ma (ulteriore) indebolimento della democrazia. Se la legge dovesse essere confermata, sarebbero inevitabilmente rese molto più flebili le voci dei territori e addirittura cancellate alcune significative presenze, numericamente minoritarie, ma in grado di offrire all'intera Nazione un contributo insostituibile di diversità linguistica e culturale.
Se la questione riguardasse soltanto le spese a carico dei cittadini, sarebbe fin troppo facile dimezzare gli stipendi e abolire qualsiasi forma di privilegio che possa direttamente o indirettamente favorire chi si vuole porre al servizio della comunità nazionale. Anzi, una cospicua riduzione potrebbe contribuire a selezionare meglio i candidati, certamente spinti da altri interessi che non siano quelli appunto di una dedizione totale alle cause del bene e dei beni comuni.
Anche la legge elettorale deve essere quanto prima modificata, non è possibile che siano ancora le segreterie dei partiti a stilare le liste bloccate che rendono impossibile la preferenza da parte dell'elettore. Come è possibile, nel 2020 e dopo una sentenza in questo senso della Corte Costituzionale abilmente aggirata, che chi va a votare possa solo indicare il partito, senza poter far nulla per determinare la graduatoria all'interno dei famigerati "listini"? Questo sì, è un modo per togliere al popolo parte di quel potere che dovrebbe esercitare secondo le prerogative stabilite nella Costituzione!
E' davvero difficile capire la logica della legge che vuole restringere i seggi alla Camera e al Senato. A chi giova veramente, chi ne può trarre guadagno, a parte il risparmio di quel pugno di euro che, come detto, potrebbero benissimo essere recuperati anche in altro modo.
Certo, è indispensabile una nuova stagione, nella quale la ricerca e la proposta dei candidati porti alla responsabilizzazione di figure credibili, fedeli alla Costituzione, per quanto possibile preparate o almeno disponibili a uno studio serio e approfondito di tutti i problemi. Sarebbe bello che i partiti si liberassero dei perniciosi yesman e che diventassero luoghi di elaborazione, dibattito, libero confronto a tutti i livelli.
Un sogno? Forse! Ma di certo il risveglio non sarà portato dalla diminuzione dei posti, bensì da una nuova consapevolezza del significato partecipativo della rappresentanza. Anche perché non è bene fare di tutta l'erba un fascio e - purtroppo spesso mediaticamente penalizzati - esistono anche dei sinceri e convinti servitori delle comunità territoriali che potrebbero essere il perno attorno ai quali costruire speranza ed efficace volontà di affrontare le grandi questioni del presente. 
Altro che diminuzione di parlamentari, occorrerebbe piuttosto aumentarne il numero e l'operosità. Ma per il momento, possono bastare i mille. Al referendum, voto e propongo di votare NO.

giovedì 20 agosto 2020

Ancora sulla vicenda del sindaco di Gonars: il lato umano

Della vicenda del sindaco di Gonars che ha tentato di portare i minorenni non accompagnati a Roma, oltre ai profili politico amministrativi e ai possibili risvolti giuridici, mi ha colpito l'aspetto umano.

Forse non tutti sanno che... Gonars fa parte dell'ambito socio-assistenziale della Bassa Friulana orientale. Si tratta di un'istituzione perfettamente funzionante, con personale qualificato e assai ben preparato a qualsiasi tipologia di assistenza. Non è un caso che le situazioni di difficoltà strumentalizzate dal primo cittadino di Gonars sono state affrontate e risolte proprio dalle operatrici e dagli operatori dell'ambito, con il necessario supporto della Croce Rossa che ha sede a Palmanova. Tutta la pantomina altro non è stata che squallida propaganda, prendendo come pretesto un problema reale, che deve essere affrontato invece con delicatezza e intelligenza. Si auspica che non accada ciò che Boemo, Savino Sandra e Gasparri hanno prospettato, un incontro della ministra Lamorgese con un manipolo di sindaci rigorosamente selezionati, grazie alla "bravata" naufragata l'altro giorno in quel di Bologna.

Da chiarire saranno ancora gli aspetti giuridici. Può un adulto caricarsi in macchina cinque minori e portarseli in giro per l'Italia senza alcuna autorizzazione? Può "utilizzarli" per procurare allarme tra una popolazione già di per sé molto inquieta e tesa per la situazione generale resa incandescente dalle recrudescenze del coronavirus? Si può collegare in modo così irresponsabile la questione sanitaria con quella delle migrazioni, a fronte delle chiarissime statistiche che rilevano in tutt'altre tipologie di viaggiatori la causa delle ripresa del covid?

Ma quello che più di ogni altro approccio colpisce, è la mancanza di umanità. Le cinque persone sono definite sempre e soltanto "i minori" o anche "i presunti minori". Tenendo presente che tale categoria di profughi aumenterà molto a causa dei controlli sui confini e dei famigerati respingimenti in Slovenia (l'unico modo di restare potrà essere quello di essere o definirsi minori), chi sono questi "rintracciati"? Sono esseri umani che hanno un nome e un cognome, che hanno lasciato una casa e una famiglia, che provengono da una Nazione nella quale sono cresciuti, che hanno affrontato difficoltà immani per raggiungere la nostra regione... La bullata di Boemo ha fatto dimenticare tutto ciò, mettendo in risalto solo la sua iniziativa e facendo scomparire volti, corpi, cuori che battono come quelli di tutti, per la paura, per la speranza, per l'attesa, per la gioia e per il dolore.

E' la persona umana che dovrebbe essere al centro di ogni azione politica, qualunque essa sia, sorella e fratello da trattare come si tratterebbe un soggetto presente nella propria famiglia. Nell'Aquileia del IV secolo un viandante africano, Restutus, giunto nella grande città e ivi colpito dalla malaria, aveva trovato "più che i suoi stessi genitori" (splendida lapide nel Museo Paleocristiano di Monastero). Nella Bassa Friulana del XXI secolo, sarebbe diventato merce di scambio elettorale in una surreale invocazione dei respingimenti, dei campi di detenzione gentilmente ribattezzati Centri per il Rimpatrio, dell'innalzamento dei toni odiosi delle reiterate campagne anti-migratorie...

mercoledì 19 agosto 2020

Lettera aperta di 28 Sindaci alla Regione

 "Basta utilizzare l’immigrazione come tema elettorale.

La Regione lascia soli i comuni nell’emergenza.

Non può continuare a far aumentare il malcontento

e il rischio sanitario”.

 

Ventotto sindaci regionali hanno voluto mettere nero su bianco, in una lettera aperta, il loro messaggio d’aiuto, ma anche di protesta, rivolto alle istituzioni che hanno il compito di gestire il problema immigrazione.

 

“La Regione FVG cominci ad impegnarsi e smetta di abbandonare i Comuni. Basta utilizzare il tema dell'emigrazione come argomento elettorale di scontro con il Governo. La gestione dell'afflusso di migranti in Friuli Venezia Giulia, e in particolare di minori stranieri non accompagnati (MSNA), in carico ai Comuni, deve ricevere l'aiuto della Regione. Questa non può continuare ad abdicare al suo ruolo in questa emergenza. Quando c'è un problema, si collabora tutti assieme e lo si risolve”.

 

Continua il testo redatto dai sindaci: “L'Amministrazione regionale, pur sollecitata ripetutamente e pur avendo competenza anche sulla prevenzione sanitaria e sociale, non si occupa in alcun modo di fare la sua parte nel reperire strutture in cui i minori non accompagnati possano fare la quarantena, a garanzia della salute di tutti i cittadini.

 

Il sindaco di Gonars, rivoltosi allo Stato, ha messo in evidenza il fatto che i Comuni sono abbandonati. Perché non ha rivolto la sua protesta verso Trieste? La gestione sanitaria e sociale resta di competenza della Regione che non può continuare a far aumentare il malcontento e il rischio sanitario. Siamo i primi a chiedere un più deciso intervento dello Stato ma facciamo altrettanto nei confronti dell’Amministrazione regionale che non può e non deve continuare a non fare nulla. Si smetta di giocare con i problemi.

 

È indubbio che la Regione abbia smantellato il sistema di accoglienza diffusa, togliendo tutte le risorse destinate a progetti di pubblica utilità, integrazione e alfabetizzazione, dopo che, di fatto, l’allora ministro Salvini aveva posto paletti economici e operativi insostenibili per gli enti gestori. Ammassare un numero spropositato di persone nei grandi centri, sapendo che prima o poi sorgeranno problemi (vedi le strutture di Udine e Gradisca) favorisce il malcontento della popolazione residente, diventando funzionale a creare ulteriore clima di paura con l’obiettivo di aumentare il consenso elettorale.

 

L'irresponsabilità di manifestazioni carnevalesche che non rispondono al rispetto delle istituzioni è molto rischioso e un’azione come quella compiuta da un singolo sindaco friulano, di esclusivo impatto mediatico, non ha portato a nessun risultato concreto, dal momento che è tornato indietro e ha creato solo un inutile polverone. Su questo fatto, sicuramente resta da valutare l'ipotesi di violazione del perimetro delle norme, oltre ad essere un pessimo esempio e non degno di chi rappresenta un’istituzione”.

 

Sottoscrittori della lettera sono Andrea Bellavite, sindaco di Aiello del Friuli, Cristiano Tiussi, sindaco di Bagnaria Arsa, Marco Del Negro, sindaco di Basiliano, Ivo Angelin, sindaco di Budoia, Alberto Urban, sindaco di Campolongo Tapogliano, Lavinia Clarotto, sindaco di Casarsa della Delizia, Gianluigi   Savino, sindaco di Cervignano del Friuli, Laura Sgubin, sindaco di Fiumicello Villa Vicentina, Linda Tomasinsig, sindaco di Gradisca d’Isonzo, Dario Raugna, sindaco di Grado, Tanja Kosmina, sindaco di Monrupino, Laura       Marzi, sindaco di Muggia, Francesco Martines, sindaco di Palmanova, Massimo Mentil, sindaco di Paluzza, Andrea Drì, sindaco di Porpetto, Davide Furlan, sindaco di Romans d’Isonzo, Franco Lenarduzzi,      sindaco di Ruda, Claudio Fratta, sindaco di San Canzian d’Isonzo, Sandy Klun, sindaco di San Dorligo della Valle/Občina Dolina, Francesco Del Bianco, sindaco di San Martino al Tagliamento, Antonio Di Bisceglie, sindaco di San Vito al Tagliamento, Monica Hrovatin, sindaco di Sgonico, Riccardo Marchesan, sindaco di Staranzano, Giosualdo Quaini, sindaco di Terzo d'Aquileia, Roberto Fasan, sindaco di Torviscosa, Manuela Celotti, sindaco di Treppo Grande, Enrico Bullian, sindaco di Turriaco e Francesca Papais, sindaco di Zoppola. Assieme a loro anche Michele Fappani e Ferruccio Mohorac, Consiglieri Comunali San Pier d’Isonzo, Tiziana Vuotto,  Consigliera Comunale di Fogliano Redipuglia e Francesca Colombi, Assessore a Gradisca d'Isonzo.

Caso parco Coronini. Qualche interrogativo...

La tristissima vicenda del giovane Stefano, caduto nel pozzo del parco di Villa Coronini a Gorizia, oltre al dolore di familiari e amici, porterà con sé lunghi strascichi giudiziari.
Il lungo elenco dei destinatari dell'indagine è giustificato dai diversi livelli di responsabilità, dalla ricerca della decisiva verità "tecnica" riguardante la manutenzione del pozzo maledetto a quella politica e amministrativa relativa ai responsabili della Fondazione, fino a quella legata al ruolo degli educatori ai quali erano stati affidati i ragazzi minorenni.
Manca, almeno per ora, un soggetto molto importante, ovvero il titolare del Centro Estivo. In un anno nel quale ogni attività deve essere attentamente vagliata e comunicata ufficialmente agli organi di controllo, non è possibile che non ci sia un ente organizzatore e un legale rappresentante che abbia sottoscritto il progetto.
Dai giornali si evince che l'iniziativa è stata promossa dalle parrocchie cittadine e che l'Arcidiocesi si è mossa nominando un avvocato in grado di tutelare i giovanissimi animatori presenti nel parco quando è avvenuta la tragedia. Ma questo interessamento è sufficiente? E' possibile che siano sotto indagine solo due neo-diciottenni che porteranno impressa per tutta la vita la ferita inferta dagli avvenimenti di quel giorno tremendo? In fondo essi altro non hanno fatto che eseguire ciò che era stato chiesto loro da chi ha programmato e coordinato tutto l'insieme, che dovrebbe rispondere più di loro di eventuali - peraltro improbabili e comunque tutti da dimostrare - errori sul piano civile e penale. 
Non sarebbe possibile, da parte del soggetto organizzatore, chiunque esso sia (parrocchia, diocesi o chi?) una maggior assunzione di responsabilità, anche attraverso un'eventuale autodenuncia in grado di alleggerire o comunque di condividere la posizione degli animatori, certamente anch'essi vittime e in alcun modo responsabili del realizzarsi di un destino malefico?

martedì 18 agosto 2020

Accoglienza senza se e senza ma...

Le dichiarazioni e i metodi proposti dal Sindaco di Gonars non sono accettabili, la vera politica non si fa con gli slogan e i gesti eclatanti. Ci si augura che la ministra Lamorgese non ceda al ricatto. Se vuole incontrare i sindaci - e ben venga un tale desiderio! - prenda lei l'iniziativa e si accordi con l'anci regionale e nazionale. Altrimenti chiunque potrebbe, con bullaggini ai limiti della legalità, condizionare l'operato delle istituzioni, tanto più in temi così delicati. Pur comprendendo le difficoltà da lui incontrate, il risultato del suo protagonismo è stato quello di far dimenticare il dramma di tanti minori che fuggono da guerre e fame, trasformandoli in pretesti per portare avanti la propria ristretta visione. Solo un'accoglienza intelligente e umana può risolvere la questione delle migrazioni. La logica proposta da Boemo è quella dei famigerati cpr e dei respingimenti in Slovenia, Croazia e Bosnia. I richiedenti asilo sono un problema, non degli esseri umani in fuga dalle guerre scatenate dalle armi costruite anche in Italia. Si torni quanto prima all'accoglienza diffusa, ad Aiello da tre anni funziona un ottimo sprar che ha consentito a decine di persone di trovare lavoro, casa, integrazione e ricongiungimento familiare.. Si chiudano subito i centri per il rimpatrio e si aprano serie inchieste sulle condizioni di coloro cge sono in essi detenuti. E ci si apra all'accoglienza vera, senza irrazionali paure e con adeguate ed efficaci politiche.

mercoledì 12 agosto 2020

Ritorno allo SPRAR? Sì grazie!

La nuova frontiera del razzismo leghista si chiama covid-19. Finito di fatto l'incubo che ha portato per un paio di mesi l'Italia ai drammatici vertici numerici della pandemia, la squallida e spudorata caccia di voti sembra aver individuato il filone d'oro. Come nella celebre descrizione manzoniana, il popolino ha tra le mani il colpevole, l'immigrato richiedente asilo. 

In realtà nessuna seria analisi scientifica ha dimostrato una significativa correlazione tra persone provenienti dalla rotta balcanica o dalle vie del Mediterraneo e la diffusione del virus. Al contrario, la moltiplicazione di casi di positività in strutture di "accoglienza" è stato determinato dall'esistenza stessa di tali realtà e da una mancata attenzione da parte dei responsabili politici e sanitari. Tali luoghi di soggiorno, a causa delle conseguenti quarantene, si sono trasformati in veri campi di concentramento e detenzione, tali da far triste compagnia all'assurda presenza di Centri Per il Rimpatrio simili a quello di Gradisca d'Isonzo. E' chiaro che questi siti, già di per sé contrari a qualsiasi logica civile e democratica, possono essere trasformati in situazioni esplosive se non immediatamente chiusi e sostituiti con altre forme di accoglienza territoriale.

La questione esiste e non c'entra in alcun modo con la recrudescenza del coronavirus, riportato in Patria ben più frequentemente da turisti che hanno legittimamente trascorso le vacanze in Paesi particolarmente colpiti, ma non proibiti. C'entra invece con la necessità di riprendere quanto prima in Italia la strada dell'accoglienza diffusa, come si spera venga riproposto nell'ormai prossima riforma degli sventurati "decreti Salvini". Lo SPRAR, nell'edizione precedente alla trasformazione in SIPROIMI, ha consentito ovunque corretti percorsi di reciproca integrazione tra territorio e nuovi arrivati, controllo costante da parte dei Comuni e dei sistemi territoriali di assistenza sociale, efficacia nel sostegno dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale alla conoscenza della cultura locale, alla ricerca del lavoro e dell'alloggio autonomi e ai ricongiungimenti familiari.

Anche per ciò che concerne l'attuale situazione, una simile risposta potrebbe essere estremamente utile, in quanto risulta evidente la facilità di attenzione e controllo anche sanitario in una realtà numericamente limitata di popolazione, da più o meno tempo residente, rispetto all'impossibile gestione di luoghi in cui sono ammassati centinaia di esseri umani.

Additare gli immigrati come gli untori manzoniani è compiere un atto criminale, privo di qualunque spessore razionale. Chi lo fa, sa benissimo di aizzare una folla provata dalle difficoltà di questi tempi. Per un pugno di voti, si rischia il ritorno all'età della pietra dei nazionalismi esasperati e la perdita di una grande occasione per proiettare l'umanità verso una visione globale della propria storia.

martedì 11 agosto 2020

Bonus covid, un trabocchetto degli antipolitici. #IovotoNO

La vicenda dei bonus covid è veramente assurda. Ciò non tanto, o non soltanto, per la ridicola situazione in cui si sono collocati alcuni parlamentari e consiglieri regionali che - nonostante le decine di migliaia di euro intascate ordinariamente - hanno legittimamente chiesto i 600 euro previsti per le partite iva. Da questo punto di vista, non è vero che l'etica personale e quella pubblica necessariamente debbano coincidere. Infatti un parlamentare, come qualsiasi altro cittadini, è tenuto a osservare le leggi e se ottenesse un privilegio a partire dalla sua carica o dal suo status di "servitore" del popolo, sarebbe effettivamente da perseguire come infame trasgressore. Se invece approfittasse di una possibilità offerta a qualsiasi altro, non sarebbe perseguibile in quanto non trasgredirebbe alcuna legge, né sarebbe da denigrare in quanto portatore di comportamento anti-etico. Sarebbe probabilmente da riprovare sotto il profilo dell'etica personale, ma chi può giudicare le scelte individuali di ciascuno? Si coprirebbe certamente di ridicolo, uno che intasca tra i 12 e i 15 mila euro al mese che si espone al generale ludibrio per aggiungere quelli che (solo per lui naturalmente) sono pochi spiccioli, non potrebbe evitare le risate denigratorie degli avversari, anche se nessuno avrebbe il diritto di giudicarlo dal punto di vista etico.
La questione però, collocata nel centro di una delicata estate, ha altri contorni. E' possibile che, mentre si discute di come andrà l'Italia nel prossimo difficilissimo autunno, della moltiplicazione dei respingimenti degli immigrati dall'Italia alla Bosnia, delle tragedie politiche e umane della Bielorussia, di Hong Kong e di tanti altri Paesi, il più grande problema italiano siano i cinque (o quanti poi?) parlamentari e consiglieri regionali che "se magnano" anche i 600 euro delle partite iva? 
Come tutte le vicende di cui si parla troppo - e troppo evidentemente - sembra che ci sia sotto qualcosa, almeno la volontà di far dimenticare questioni ben più urgenti e importanti. Una fra tutte è senz'altro quella legata al referendum sul taglio dei parlamentari, un momento decisivo per la sorte della democrazia in Italia. Far pensare alla gente che "tutti i politici siano ladri" è un ottimo sistema per propagandare il "sì" alla riduzione della rappresentatività. 
Rappresentando altri sindaci italiani, posso testimoniare che molti "primi cittadini" titolari di partita iva (anche chi scrive) hanno rigettato la proposta dei loro commercialisti e non hanno richiesto il bonus del quale avrebbero diritto, in forza di quei 1289 euro mensili (senza tredicesima) che ricevono dallo stato per compiere il loro mandato. La stragrande maggioranza di coloro che hanno responsabilità politiche - soprattutto, ma non solo a sinistra - hanno tenuto lo stesso comportamento etico individuale. La maggior parte di essi ritiene che sia indispensabile votare "no" alla diminuzione drammatica di deputati e senatori, ritenendo giusto tagliare stipendi e privilegi, ma non mai il numero dei rappresentanti dei cittadini.

domenica 9 agosto 2020

Pellegrinando alle tante sorgenti dell'Isonzo Soča

Molte persone hanno raggiunto le magnifiche sorgenti dell'Isonzo, izvir Soče, rimanendo stupiti per la limpidezza delle acque e per la grande cavità dalla quale il fiume sembra sgorgare impetuoso, quasi come dall'utero della terra.

Un incontro casuale con una coppia originaria della zona e un invito a visitare anche l'ultima parte della Val Trenta, chiamata in sloveno appunto Zadnija Trenta, mi ha permesso di scoprire un'altra molto meno conosciuta sorgente. Si va oltre il rifugio, camminando per circa un'ora sull'orlo o al centro di un grande greto torrentizio, senza immaginare lo scorrere delle acque sotto le ghiaie. Lo scenario è grandioso, alle spalle il Prisojnik e il Razor, verso nord i primi contrafforti dello Jalovec e le impervie balze che ospitavano fino a cento anni fa i minatori che con fatiche inenarrabili ricavavano dalla terra il ferro. Di fronte, come un'enorme cattedrale, ci accompagna il Bavški Grintavec, mentre da sud le alte rocciose pareti del Travnik sovrastano piccole fattorie, da poco ristrutturate a uso vacanze dai discendenti delle antiche famiglie di pastori, bracconieri e guide alpine trentane.

Il percorso continua poi nel bosco, improvvisamente compare l'acqua, un laghetto che ne riceve parecchia dal ruscello cantilenante poco sopra e dal quale scaturisce un fiumiciattolo che dopo qualche metro svanisce nel nulla. Si procede mentre il letto del fiume si restringe, quasi soffocato da pareti incombenti e con una specie di slalom, saltellando sulle pietre in una gola tortuosa, si giunge all'improvviso di fronte alla suggestiva cascata (Zapotoški slapovi), ultima di una serie di balzi, il primo dei quali sotto le pareti del Grintavec. Il luogo è straordinario, il flusso continuo e armonico dell'acque sprofonda in un lago colorato di smeraldo, dalle profondità imperscrutabili. Si prova una sensazione di mistero, soprattutto se il silenzio viene riempito solo dall'incessante musica della cascata. La poesia della sacralità impregna l'ambiente, suggerendo soggezione e umiltà di fronte alla maestà della Natura. Non è la più grande delle cascate dell'alta valle, neppure forse la più impressionante. E' certamente quella che più di ogni altra, invita al silenzio, alla contemplazione, al rispetto della Madre Terra e dell'Acqua, che rendono possibile il miracolo della Vita.

Insomma, l'Isonzo Soča è un po' più lungo di quanto normalmente non si pensi e il suo incredibile colore potrebbe essere la mescolanza, come su una tavolozza di un divino pittore, dell'azzurro intenso del tradizionale punto d'inizio e dell'indescrivibile verde della cascata sotto la malga (planina) Zapotok. Insomma, chi ammira il battagliero Isonzo e la forte Soča non dovrebbe perdere l'occasione, salga fino a Zadnija Trenta e rimanga incantato dalla magia di quei luoghi.

giovedì 6 agosto 2020

Che le parole non si trasformino in azioni

Nel giorno in cui il mondo ricorda i 75 anni dall'esplosione della prima bomba atomica a Hiroshima, continuano i segnali di quella cultura della disumanità e della violenza che è alla base di ogni conflitto tra popoli e nazioni.
Se ovunque si leva un pensiero di pace e preoccupazione, a partire dagli avvenimenti di quel 6 agosto 1945, non altrettanto avviene per ciò che concerne l'abbondante seminagione di razzismo e di cattiveria presente sui media e negli interventi pubblici di personaggi che ricoprono cariche istituzionali.
In particolare, sarà ricordata a lungo - almeno, così si spera - la giornata del 4 agosto, con l'incredibile irruzione di un manipolo di CasaPound in una Commissione del Consiglio regionale, l'affermazione del consigliere Calligaris secondo il quale si potrebbe sparare tranquillamente ai migranti e quella del responsabile della Protezione Civile di Grado, con il suo macabro ricordo dei forni crematori.
Tutto ciò è stato molto grave e richiede interventi forti, come sollecitato a gran voce dalle forze democratiche del Friuli-Venezia Giulia. Gravissime le parole, gravissimo il gesto della formazione neofascista, gravissima è stata l'inerzia di chi presiedeva la Commissione che non ha fatto intervenire le forze dell'ordine. Giusta è l'indagine aperta nei confronti dei 14 invasori, meno convincenti le scuse a posteriori del consigliere regionale, rimasto tranquillamente al suo posto senza avere neppure la dignità di offrire le proprie dimissioni, più importanti e degne quelle del volontario di Grado, immediatamente toltosi dall'incarico che ricopriva da decenni, dopo aver capito la gravità delle sue espressioni.
Quello che suscita maggiori brividi è però che, pur non potendo entrare nella testa di nessuno, Calligaris sembra aver detto quello che molti pensano davvero, anche molti di coloro che subito hanno preso le distanze dal consigliere. Non è certo il primo esponente di una destra sempre più sicura nella sua strada anacronistica, a dire che bisogna sparare su questo o su quello. E il principale motivo è che in realtà la Destra è totalmente priva di un'autentica politica migratoria e per questo si trova in forte difficoltà di fronte a un elettorato deluso che l'ha scelta convinta di trovare chi avrebbe risolto il problema. 
In un momento come questo la Sinistra deve marcare la differenza, in modo netto e radicale. L'alternativa alla violenza, alle morti nel Mediterraneo e ai disagi pazzeschi della rotta balcanica è un'accoglienza generalizzata, diffusa e legata a una nuova stagione di politiche del lavoro e della casa, a livello nazionale e internazionale. Per questo è ora di lasciare da parte ogni esitazione, cancellare subito i Decreti sicurezza, fermare i respingimenti in Slovenia, favorire in ogni modo il rintracciamento e il salvataggio dei naufraghi, contestare in sede europea le torture e i pestaggi ormai generalmente documentati che avvengono sui confini tra Bosnia e Croazia, tra Grecia e Turchia, trovare un'alternativa alla disumanità conseguente le scelte di finanziare Erdogan e la Guardia costiera libica, far chiudere tutti i campi di concentramento, compresi i cpr italici.
Se ciò non avviene, è flatus vocis scandalizzarsi per le espressioni di Calligaris e ci si deve preparare - Dio non voglia - al tragico passaggio dalle parole alle azioni. 

domenica 2 agosto 2020

Chiesa e impegno politico, tra Ratzinger e Bergoglio

Ai tempi del papa Ratzinger, la maggior parte dei vescovi e dei preti era impegnata a difendere la sua concezione medievale della "natura" unica, rivelata dalla logica insita nella Creazione e dalla parola divina della Rivelazione. Ciò comportava un costante travalicamento, nei frequenti interventi pubblici, dall'etica religiosa alla filosofia morale e da questa alla politica. E se in generale ci si riferiva a tematiche sulle quali era necessario trovare un orientamento nel magistero, in alcuni casi si arrivava a parlare di "principi irrinunciabili in politica", costringendo i poveri politici sedicenti "cattolici" ad avventurose giravolte per consentire una mediazione tra valori assoluti "imposti" dai responsabili delle diocesi e compromessi relativi caratteristici del linguaggio democratico. "Quello che non è nella natura è contro natura" - è il ragionamento che veniva svolto - "e se è contro natura la legge civile non lo può consentire".
Ai tempi di papa Bergoglio, il quadro superficiale è completamente sconvolto. Sono scomparsi i "principi inderogabili", non si parla quasi più di natura o contro natura e a un'ossessione anti-relativistica è stata sostituita una specie di intensiva passione sociale. I temi classici relativi all'aborto, al divorzio, al matrimonio omosessuale, al celibato ecclesiastico, alla contraccezione e al fine vita, pur non essendo mutata di una virgola la posizione ufficiale del magistero, sono stati sostituiti da quelli connessi alla giustizia sociale, all'accoglienza dei profughi e alla scelta preferenziale dei poveri. Anche in questo caso, non si dice niente di particolarmente nuovo, è certamente inusuale l'insistenza con la quale tali problematiche vengono riproposte. Naturalmente vescovi e preti si sono nel complesso adeguati e la stessa stampa "di regime", in passato entusiasta sostenitrice di posizioni anti-moderne, oggi si fa portavoce di istanze relativistiche guardate con maggiore simpatia dalle sinistre storiche che dalle destre.
In realtà, la questione rimane al fondo la stessa. Un'autorità religiosa ha il diritto di "utilizzare" il proprio riconosciuto prestigio morale per sconfinare nell'indicazione di azioni politiche? A nessuno ovviamente può essere proibito di dire ciò che pensa, ma non appare corretto assumersi compiti non propri. Non era opportuno esprimere a gamba tesa critiche a leggi frutto di compromessi tra importanti visioni del mondo e della vita, riguardanti diritti civili ormai quasi unanimemente assodati. Ma non è opportuno porsi come punto di riferimento, in forza della propria autorità religiosa,  in rapporto a soluzioni che devono essere costruite insieme dalle forze politiche. Non è un complimento per un pontefice sentirsi inquadrare in concetti prettamente di parte, come sono quelli della "sinistra" o della "destra". I principi etici predicati dalle chiese devono essere tradotti in libera scelta e concreta decisione pratica da coloro che sono stati eletti dal popolo, il quale, in forma partecipativa, può e deve controllare i suoi rappresentanti, non solo attraverso l'esercizio del voto. 
Insomma, è necessario che i vescovi e i preti siano liberi di enunciare grandi ideali e visioni del mondo. Hanno molti pulpiti per farlo, certamente più che sufficienti a realizzare tali obiettivi. 
L'esercizio pratico della Politica (con la P maiuscola) ha bisogno urgente invece di persone capaci di trasformare gli ampi orizzonti in norme concrete da seguire per poter risolvere i problemi del momento. Per esempio, i presuli possono richiamare la fraternità universale, ma la sua concretizzazione richiede spazi, tempi e creatività che travalica di certo le buone intenzioni. In altre parole, c'è oggi molto più bisogno di Politici che di Preti.

Per una Res-publica, senza padri o padroni

Nel corso della trasmissione zapping dello scorso venerdì, l'ottimo conduttore Giancarlo Loquenzi, ha intervistato uno scienziato, componente del gruppo di lavoro (orribile l'uso del termine task force) che supporta il governo Conte nelle scelte sul coronavirus. Tra le altre interessanti questioni, ha posto la domanda sul perché della "secretazione" degli atti. La risposta, un po' imbarazzata, è andata a rilevare la preoccupazione di un'eccessiva esposizione mediatica e di possibili strumentalizzazioni politiche.
Nei decreti sviluppo proposti per uscire dalla drammatica situazione in cui versa il mondo produttivo italiano a causa della crisi coronavirus, c'è l'introduzione del 5g nell'ambito delle comunicazioni. Ciò che stupisce è l'esautorazione dei Comuni che di fatto non avrebbero più alcuna voce in capitolo relativamente all'inserimento di antenne a ciò dedicate. In questo modo verrebbero rese nulle tutte le ordinanze cautelative già emesse dai sindaci che ritenevano necessaria una maggior sicurezza relativamente a possibili danni alla salute dei cittadini a causa di una nuova tecnologia non ancora ben conosciuta e studiata.
Sono due problematiche completamente diverse, ma che hanno un denominatore comune, un inaccettabile paternalismo. Il protagonismo del Presidente del Consiglio, piaccia o non piaccia uscito di fatto molto rafforzato nella sua immagine personale e nella capacità di mediazione politica, rischia di mettere in discussione alcuni capisaldi di una democrazia. La scelta di prendere decisioni molto importanti per la collettività non può derivare da indicazioni scientifiche mantenute segrete. Non può essere il premier - o chi per lui - a decidere senza far conoscere le motivazioni profonde ai cittadini. E non può pensare di detenere la capacità di conoscere il bene e il male per gli abitanti di uno Stato, che non sono sudditi, ma donne e uomini liberi. Siano desecretati immediatamente tali atti, lasciando al libero spazio del dibattito politico e mediatico il compito di stabilire se i decreti ministeriali conseguenti siano o meno validi e opportuni. E non può essere che, per presunte superiori ragioni di economia, si calpesti il ruolo e la responsabilità dei sindaci intorno alla salute dei residenti. Il parere dei consigli comunali intorno al 5g deve essere tenuto in debita considerazione, non si può imporre a nessuno la presenza di manufatti tecnologici almeno potenzialmente pericolosi. Pochi hanno le competenze per poter conoscere realmente problemi, prospettive e pericoli insiti nel 5g. Tuttavia non è affatto vero che i "nemici" siano terrapiattisti o cavernicoli. Fior di scienziati contestano l'ottimismo di altri altrettanto competenti e politici di ogni schieramento esprimono legittime preoccupazioni per scelte che potrebbero creare di precedenti pericolosi per la già ristretta autonomia degli enti locali.
Lo Stato non è padrone, né padre di coloro che vivono nel suo territorio. La Res è Publica, ovvero appartiene a tutte e tutti, con un potere che appartiene al popolo. Dovrebbe essere finito per sempre il tempo dei segreti e dei segretini, siano essi relativi alle motivazioni scientifiche dei dpcm di  Conte, al 5g, come pure alle mai del tutto chiarite stragi di Bologna (oggi, 40 anni fa...) e di Ustica o alla purtroppo ancora lontana verità per Giulio Regeni e per tanti altri personaggi spariti nel nulla.