venerdì 1 aprile 2022

The Jungle, un gran film da non perdere!

E' stato presentato giovedì sera, in prima nazionale al Kinemax, il film The Jungle, del giovane goriziano Cristian Natoli, con protagonisti la regista teatrale Elisa Menon insieme a una decina di attori non professionisti, frequentatori abituali di quella che da qualche anno ormai viene chiamata la "Jungle di Gorizia".

Ambientato sulle sponde dell'Isonzo, nel parco di Campagnuzza, dove per un lungo periodo decine di migranti hanno trovato una disagevole casa e dove tuttora molti di essi si incontrano per stare un po' insieme durante il giorno, il film unisce la forza narrativa del cinema con la coinvolgente forma del teatro. L'intreccio, assai originale e interessante, è valorizzato dalla straordinaria recitazione degli attori, tutti magistralmente impegnati nel trasmettere alla cittadinanza il loro messaggio.

Oltre a essere tecnicamente raffinata e nel suo insieme molto coinvolgente e avvincente, l'opera si dimostra assai efficace nel presentare le motivazioni psicologiche e le problematiche sociali collegate. Infatti al centro non è tanto al fenomeno migratorio in sé, quanto la condizione specifica di ogni essere umano, sia esso richiedente asilo in cerca di accoglienza o cittadino impaurito da quella che a lui sembra un'invasione. Solo l'incontro simpatetico ed empatico tra persone che si riconoscono nella comune umanità, consente di superare il timore del rifiuto da parte del nuovo arrivato e la paura del diverso da parte dell'"autoctono". L'argomento è trattato con grande delicatezza, grazie anche alla sensibilità artistica e grande professionalità di Luca Natino e di Elisa Menon. Da una parte la sceneggiatura tiene lo spettatore con il fiato sospeso dall'inizio alla fine, dall'altra non impedisce, anzi rafforza il racconto di vita di ciascuno dei protagonisti, storie semplici di persone che imparano a parlare delle loro aspettative, speranze, ansie, sofferenze, senza retorica e con grande intensità comunicativa. 

Non ci sono giudizi e non c'è volutamente un'analisi sociologica delle cause e delle conseguenze. Forse questa apparente assenza rafforza ancora di più un indirizzo autenticamente e nobilmente "politico". Si tratta della consapevolezza che qualsiasi proposta e scelta sistematica di accoglienza e integrazione - a livello nazionale come locale - non possa avere altro fondamento che quello di incontrare la persona in quanto persona e di conseguenza, scegliere e decidere di sentirsi parte della stessa comunità dei viventi. Tale coscienza coinvolge certamente chi ha la responsabilità di decidere leggi, regolamenti e modalità di attuazione, ma coinvolge soprattutto ogni abitante del territorio, tutti insieme coinvolti nel solidale e apparentemente semplice esercizio di "restare umani".

Grazie Elisa, grazie Cristian, grazie a tutti i bravissimi attori!

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