Tramonto sulle Gorica, da Sveta Gora |
A queste domande già molte sono le risposte, soprattutto per ciò che concerne l'impegno di chi è andato in pensione e cerca spazi nei quali rendersi ancora utile alla società. Ci sono molte possibilità di entrare in realtà di volontariato, dove mettere a frutto la propria esperienza senza per questo sostituirsi a chi ha la necessità e il dovere di svolgere un'adeguata professione. Ci sono occasioni di studio e di ricerca, come pure di apprezzata docenza, nelle Università della Terza Età o delle Tre Età che dir si voglia. Il successo straordinario di tale istituzioni dimostra la volontà di essere attivi e di socializzare che coinvolge tanta gente che non vuole "perdere" ma "riempire" di significato il proprio tempo, divenuto improvvisamente molto libero. Da notare che la pensione non dovrebbe essere solo un diritto, ma anche un dovere, legato alla necessità di lasciare spazio alle nuove generazioni. Il messaggio, pur con la delicatezza che riconosce anche la necessità di alcune eccezioni a patto che confermino la regola, riguarda i professionisti che continuano tranquillamente a operare dopo la quiescenza, come pure i politici, troppo spesso abbarbicati alle loro poltrone fino a tardissima età.
La Riflessione con la R riguarda è dedicata però a due categorie, destinate - si spera almeno che sia così - a spostarsi sempre più verso il centro dell'attenzione della collettività.
La prima è quella di coloro che sono ancora autosufficienti ma non abbastanza per poter vivere da soli. E' indispensabile pensare a essi e molti comuni si stanno attrezzando con il sistema del co-housing. Si tratta di case costruite in modo da consentire da una parte il mantenimento di uno standard di vita autonomo e indipendente, dall'altra un'attenzione sociale in grado di sopperire a eventuali situazioni di difficoltà. Le "co-abitazioni" prevedono spazi individuali e spazi comuni e normalmente sono proposte al centro del tessuto cittadino o paesano, per consentire agli abitanti di continuare a mantenere uno stile di vita dello stesso livello qualitativo di quello appena abbandonato. Due esempi, uno in via di realizzazione, un altro, "goriziano", ancora a livello di progetto. Il primo viene da Aiello del Friuli, dove grazie a un cospicuo finanziamento regionale, è stato possibile avviare la ricostruzione quasi completa delle strutture del vecchio Municipio, edificio pericolante in pieno centro abitato. Se tutto andrà bene, sarà un punto di riferimento e un esempio di rispetto della persona, oltre che importante luogo di socializzazione e di accoglienza nel cuore della comunità. Il secondo esempio viene da Monte Santo, dove sarà realizzato un simile centro di vita e incontro per anziani autosufficienti, in grado di svolgere piccoli ma significativi lavori di manutenzione e coltivazione dell'orto. Sarebbe interessante trovare un edificio adeguato anche nella parte "vecchia" di Gorizia, per realizzare una simile istituzione anche in Italia, magari collegandole e trasformandole in un punto di co-housing internazionale, centro di riflessione sulla Terza e Quarta Età in vista e durante l'ormai celebre e attesissimo 2025.
Altra questione è quella delle RSA propriamente dette e delle Case di Riposo per non autosufficienti. Quale destino attende chi ò malato cronico e - come accade sempre più spesso - non ha la possibilità di essere accolto in famiglia o di pagare un operatore o operatrice sociale permanente? Il problema è molto grave, solo pochi hanno pensioni o proprietà sufficienti a sborsare i 2000 euro mensili richiesti. Ammesso e non concesso che sia possibile mantenere al livello attuale gli emolumenti pensionistici, che fare di fronte a situazioni, non solo di evidente indigenza, ma soprattutto di livelli economici ordinari? Già ora, buona parte dei bilanci dei Comuni è dedicata al supporto di tali situazioni. E' ovviamente giusto che sia così, ma l'impegno sempre più coinvolgente in questo senso toglie inevitabilmente altre risorse ad altri capitoli di spesa che saranno via via maggiormente trascurati. Non si può certo risolvere la questione abbassando il livello qualitativo dei servizi, tentazione frequente in tutte le amministrazioni che gestiscono la "borsa" della regione o degli enti locali. E non si possono neppure emanare leggi e regolamenti che favoriscano le imprese private, le quali a scopo di lucro spesso offrono soluzioni poco consone, trasformando i centri in luoghi di quasi abbandono. Il periodo dei lockdown ha esasperato questa situazione, accentuando la distanza degli ospiti dal resto del mondo, in particolare del proprio parentado, cosicché un po' ovunque più che il covid, responsabile di molti decessi di anziani non autosufficienti è stata la solitudine, reale ed esistenziale.
Che fare allora? Sarà superficiale scriverlo, ma non si vedono alternative, solo un aumento cospicuo dei fondi statali e regionali destinati alle RSA e alle Case di Riposo per non autosufficienti può garantirne il corretto funzionamento, con personale in numero adeguato alle necessità e ben formato per venire incontro a ogni prevedibile debolezza dei soggetti già avanti con l'età e portatori di diverse patologie. Dove trovare i soldi? Beh, dopo l'aumento del 2% (un'enormità!!!) delle spese militari appena deciso dal Parlamento, sembra difficile sostenere che a impedire un sereno tramonto a chi ha speso la vita per la società, sia la mancanza di fondi. Gorizia e Nova Gorica si facciano avanti e migliorando sempre più la necessaria ma non sufficiente offerta attuale di servizi, si propongano anche come luogo internazionale dove anche un anziano può vivere bene, godendo di un'aria pulita e offrendo ai più giovani la sua storia, la sua esperienza, i suoi buoni consigli.
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