martedì 5 aprile 2022

Verso le elezioni comunali: S come Servitù militari. Da abolire, quanto prima possibile!

 

Servitù militari e Gorizia. E' un tema poco affrontato, ma molto importante. 

Se si prende una mappa della città e si dipingono di nero le zone occupate da caserme e altre attività militari, si ottengono ampie macchie che dimostrano una presenza capillare e ovunque diffusa di tali strutture.

Sono le reliquie, nel senso etimologico di "ciò che resta", di un tempo che fu, quando Gorizia era considerata uno dei baluardi della guerra fredda e sembra (dicunt, ferunt, tradunt...) che la numerosa fanteria avesse l'ingrato compito di rallentare per una ventina di minuti (!) un'eventuale avanzata da est.

Accanto a una mission che per fortuna non si è mai concretizzata, la presenza di migliaia di persone provenienti da tutta Italia, chi per la leva chi per la carriera, aveva una forte ricaduta sulla vita soprattutto economica della città. Non sono mancati episodi ancora avvolti in una nube di mistero, come la morte di sette soldati, ufficialmente saltati in aria a causa del funzionamento difettoso di una caldaia e l'assai inquietante vicenda di Peteano, con i poveri carabinieri uccisi e gli incredibili depistaggi neofascisti conseguenti. Ma nel complesso la vita Goriziana era stata abbastanza vivacizzata dai tanti giovani transitati, molti dei quali rimasti anche dopo, "mettendo su" casa e famiglia.

La "fine del confine" e la cessazione - o meglio sospensione - dell'obbligo di leva, hanno contribuito a collocare fuori dal tempo le caserme, divenute in breve tempo inabitabili, spesso edifici pericolanti insistenti su grandi spazi, utilizzati un tempo per i quotidiani raduni. Basta fermarsi davanti a uno di questi giganti del passato e contemplare gli interni dalle reti ormai sfilacciate per immaginare le truppe schierate sull'attenti, le musiche marziali, gli ordini sparati con voce secca, perfino le camionette e i carriarmati, quelli che ogni 4 novembre, anche da bambini, eravamo sollecitati ad andare a vedere e "ammirare". Qualcuno si era permesso di contestare, distribuendo volantini, un titolo memorabile "gli eroi sono morti", ricevendo in cambio una notte in galera, la denuncia per vilipendio alle Forze Armate, il processo e l'innovativa assoluzione "perché il fatto non sussiste". Correva il 1968, cinquant'anni dalla fine della prima guerra mondiale, decine di migliaia di ex combattenti e reduci che si erano riversati sulle strade per celebrare la loro (tragica) "vittoria".

Oggi gran parte delle caserme goriziane sono totalmente fuori uso e i loro ruderi consumano spazi enormi di suolo pubblico. Da decenni i cittadini sono di fatto defraudati dalla possibilità di utilizzare la propria porzione di bene comune. Particolarmente penalizzato è il quartiere di sant'Anna, dove le servitù militari costringono di fatto le zone abitate in spazi chiusi e angusti. Ma anche il resto della città ha i suoi problemi. Allora, che fare? Magari possedere la soluzione in tasca, in ogni caso è un argomento non soltanto da campagna elettorale, ma anche e soprattutto da scelte politiche locali e nazionali, oltre che da lavori pubblici e rivisitazione urbanistica.

Ammesso, auspicato ma purtroppo non concesso che si possa arrivare quanto prima possibile allo svincolo delle proprietà dal demanio militare, ecco tre proposte ai prossimi amministratori, tra le tante sostenibili.

Primo. Si potrebbe demolire gran parte delle caserme, trasformando gli ampi spazi così ottenuti in parchi offerti alle passeggiate dei più anziani e ai giochi dei più piccoli. Si riprenderebbe così la strada della valorizzazione di un armonico rapporto tra Uomo e Natura, la quale peraltro già si è ripresa buona parte degli spazi, rendendoli però selvatici, disordinati e inaccessibili.

Secondo. Si potrebbe scegliere una delle vecchie caserme e ristrutturarla in modo adeguato, per renderla la sede dell'addestramento dei corpi civili di pace europei. Si potrebbero ricavare confortevoli alloggi per i candidati, insieme ad attrezzature per favorire la loro crescita culturale, sportiva e ricreativa, con un'apertura costante al contatto e al confronto con i giovani che vivono ordinariamente sul territorio.

Terzo. Si potrebbero utilizzare alcune delle piccole caserme sul confine - quelle non ancora alienate e vendute dal Comune! - per realizzare il famoso Museo diffuso del Novecento. Questo ultimo aspetto dovrebbe ovviamente essere concordato con il Goriškj muzej di Nova Gorica, che ha già avviato un ottimo sistema museale proprio sulle piccole "dogane" di frontiera. Tra queste, dovrebbe esserci anche la casermetta sotto la cima del Sabotino, nella speranza che diventi quanto prima accessibile, come punto di riferimento per gli escursionisti e interessante museo storico, ma anche naturalistico, del più noto fra i monti goriziani.

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