Realtà. Ci sono molte norme che regolamentano la trasparenza amministrativa e l'accesso ai documenti di un ente pubblico. Solo per citarne alcuni, si va dalla Legge 241/90 alla 15/2005 per passare al Codice della Trasparenza del 2015 e soprattutto al Dlgs 97/2016, dove viene abrogato anche l'obbligo di motivare una richiesta di accesso agli atti.
La "battaglia" della Cittadinanza Attiva, intesa come associazione ma anche come insieme di soggetti che cercano di far valere insieme i loro diritti, dal punto di vista giuridico può essere certamente detta vinta. L'impegno di tanti - come non ricordare di nuovo in questo contesto la "nostra" Rosa Maria Forzi? - è stato premiato con un'adeguata normativa.
E' stata vinta in teoria, ma in pratica ci sono molti problemi.
Il primo riguarda la carenza di personale negli enti pubblici, soprattutto in quelli più piccoli che non possono permettersi uno specifico URP (Ufficio per le Relazioni con il Pubblico). Normalmente, anche se non sempre lo si evidenzia quanto si dovrebbe, i pochi referenti degli uffici sono stracarichi di lavoro e di responsabilità. Non è facile interrompere un procedimento di appalto, sempre estremamente complesso, per ascoltare le legittime istanze dei cittadini, dedicare il tempo a fotocopiare gli atti richiesti o a dare risposte adeguate a interrogativi pressanti. La legge consente di attendere, in linea di massima, 90 giorni, ma se le domande sono numerose è davvero complesso riuscire a portare avanti insieme un impegno ordinario già ai limiti del possibile e un altro straordinario che richiede comunque serenità, pazienza e forte concentrazione.
Il secondo è più morale e si riferisce alla concezione che normalmente si ha dei "palazzi" dove vengono amministrati i beni comuni. Purtroppo a volte si ha la sensazione di castelli kafkiani, nei quali risulta difficile perfino trovare la strada per giungere all'ufficio competente, si ha la sensazione di occhi puntati sui passi che si compiono, ci si sente intimiditi nel chiedere qualche semplice informazione al dipendente di turno che transita di lì per caso. Il quale, tra l'altro, oberato dai propri già complessi pensieri, non sempre sa dare giuste istruzioni o le porge con un atteggiamento non particolarmente amichevole. Di ufficio in ufficio, la persona semplice si smarrisce, spesso senza avere il coraggio di chiedere una spiegazione in più, portandosi a casa moduli per lui incomprensibili o inviti a cercare tutto quello che si può trovare su internet. Sì, proprio quell'internet che è ancora il terrore per molti anziani e non solo. Chi amministra deve preoccuparsi di far sì che il Municipio sia - come da etimologia - il luogo del Servizio e mai del Potere. Si deve prodigare perché il "Comune" sia davvero lo spazio "comune" di ogni cittadina e cittadino, residente e non residente, lo spazio dove ciascuno può esercitare quel Potere che secondo l'art.1 della Costituzione a pieno titolo gli spetta. Continuando con le etimologie, il Sin-daco deve essere il garante dell'effettiva attuazione di tale dettato, dal momento che egli è colui che deve "garantire la giustizia insieme" (da συν δικη).
Un terzo problema, connesso con i primi due, è da riferire alla burocrazia, letteralmente il "potere degli uffici". Le norme sono indispensabili, anche quelle che apparentemente sembrano voler complicare la vita, in realtà sono state scritte per garantire equità e giustizia. Per esempio, la ratio del codice degli appalti non è quella di far impazzire chi la deve attuare, ma di consentire a tutti coloro che ne sono interessati di accedere con uguale diritto, secondo norme tese a tutelare il bene pubblico, alla possibile assegnazione di un determinato incarico o lavoro. La questione diventa intricata quando le normative si moltiplicano all'infinito e si trasformano in gineprai inestricabili che prolungano all'infinito i tempi, con grave disagio da parte di tutti. I vari tentativi di semplificazione amministrativa non hanno prodotto finora buoni risultati cosicché, nel mare magnum delle leggi, chi ha meno scrupoli se ne può purtroppo facilmente approfittare, come accade spesso, per esempio, nell'assegnazione degli appalti con il criterio prevalente del "massimo ribasso". Altra questione importante è la difficoltà di entrare nella "visio" delle aziende partecipate, le quali, proprio in virtù del proprio status, possono garantire trasparenza per ciò che concerne la parte pubblica, ma non necessariamente quella privata, creando quindi delle zone d'ombra dove la buona volontà delle leggi si infrange contro il muro di gomma di altri settori del diritto.
Infine, ma non è una fine ed è forse ciò su cui maggiormente si può impegnare un'amministrazione comunale, c'è letteralmente da capovolgere la concezione della guisa di un ente locale. La delega ricevuta con le elezioni non fa di un sindaco un monarca e dei suoi assessori una casta di intoccabili principi. Il consiglio e il parere del cittadino è fondamentale. Se è evidente l'impossibilità di sondare l'opinione pubblica per ognuno dei milioni di atti approvati nel corso dell'anno, è altrettanto importante che ciò accada quando le decisioni coinvolgono in modo clamoroso la vita quotidiana. In questi casi, dovrebbe essere un desiderio e non una scocciatura "sentire la base". Con i mezzi informatici attuali, non sarebbe difficile predisporre dei semplici sondaggi sulle questioni più delicate. Dovrebbero essere accolte con grande disponibilità le proposte di referendum consultivi, di discussione di regolamenti di iniziativa popolare, di temi da portare al dibattito in Consiglio Comunale. Una simile attenzione offrirebbe occasioni di maggior protagonismo e interesse per ogni residente, con ogni probabilità i seggi del pubblico si riempirebbero durante le sedute del consigli comunali e i giornali ospiterebbero quotidianamente dialoghi e confronti interessanti sulla vita complessiva della città. Il cittadino che presenta un'istanza adeguatamente sottoscritta, dovrebbe essere onorato e aiutato in tutti i modi, non considerato un impiccione da fermare con tutti i mezzi che la macchina burocratica consente di utilizzare.
Insomma, la legge sulla Trasparenza è un sogno che si è realizzato. La sua attuazione è un altro sogno che si deve ancora pienamente realizzare nel concreto esercizio quotidiano dell'attività amministrativa.
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