venerdì 8 aprile 2022

Verso le elezioni comunali: V come Vie. L'urgenza di una nuova toponomastica.

Vie, piazze, scuole, ecc. Non è forse giunto il momento di cambiare un po' di nomi?

No, non a quella che si vede nella foto, tratto finale di Via Cappella, immediatamente prima del confine tra Italia e Slovenia sulla bellissima passeggiata che conduce al colle della Kostanjevica. E' uno dei non molti toponimi antichi di Gorizia, di quelli svincolati dall'inevitabile condizionamento del tempo che passa e della storia che cammina.

I nomi da cambiare riguardano invece gran parte dei riferimenti alla prima guerra mondiale. Quando, nel 2025, molte persone, dall'Europa e dal Mondo, giungeranno nella vecchia Gorizia, cosa potranno pensare?

In una città con-capitale con Nova Gorica della cultura, le intitolazioni a persone di lingua slovena sono meno del 5%, ancora meno quelle riferite a donne. Pochi sono i toponimi geografici tradizionali e la stragrande maggioranza dei "ricordi" è dedicata agli irredentisti, ai combattenti italiani della prima guerra mondiale, perfino a fascisti dichiarati che hanno operato nel periodo fra i due conflitti. Al di là del Parco della Rimembranza, con rimembranze a senso totalmente unico, senza riferimenti nemmeno ai tanti caduti goriziani sotto le divise dell'esercito austro-ungarico, si possono portare numerosi esempi. Si celebra ancora il generale Cadorna, vero macellaio che porta la responsabilità di decine di migliaia di giovani assurdamente uccisi nella guerra di trincea. Non sarebbe meglio sostituirlo, come qualcuno ha proposto, con il pacifista Gino Strada o anche - perché no? - con un'intitolazione ai cosiddetti disertori che hanno preferito farsi fucilare dai carabinieri per non uscire all'assalto e uccidere altri coetanei altrettanto sfortunati? Si ricordano le Brigate che hanno "conquistato" nel 1916 Gorizia, ma non gli eserciti pacifici che hanno gestito nell'intero XX secolo la sanità goriziana. Si ricorda Armando Diaz con la dedica di un'importante via del centro e si relega a un largo sconosciuto la memoria del grande Franco Basaglia, l'abbattitore per eccellenza dei muri della segregazione. Si concede alla più importante e grande piazza cittadina il riferimento a una "Vittoria" sul mito della quale è stata edificata la parte più vergognosa della storia italiana moderna, dopo aver cancellato il logico termine di Piazza Grande o il più poetico Travnik. 

Si potrebbe andare avanti a lungo, notando l'assenza di letterati sloveni altrettanto importanti di Leopardi o Manzoni. Come non dedicare una via a Simon Gregorčič, a France Prešeren o a Primož Trubar? Come non ricordare la sposa di Lojze Bratuž, la valente poetessa Ljubka Šorli? Perché, non menzionare, come propone giustamente l'anpi, la nobile e pacifica figura di Vilma Brajni, deportata nei campi di sterminio, miracolosamente sopravvissuta e insigne testimone della tragedia più orribile del XX secolo? Perché infine non riscoprire anche alcune intitolazioni antiche o inventarne di nuove, legate alla particolare configurazione e storia internazionale del territorio? Per esempio, non sarebbe logico che la Via D'Annunzio torni a essere ciò che effettivamente è, "Salita al Castello"?

Suvvia, si capisce l'obiezione dei cittadini che dovranno cambiare i documenti - molto pochi e con minimo disagio fra l'altro, nell'epoca dell'anagrafe informatizzata - ma almeno da qualche parte è davvero urgente cominciare. Forse non è il più grave dei problemi possibili, ma è comunque una carta d'identità della città. Appena insediata, la nuova amministrazione dovrebbe riformare la commissione toponomastica comunale, affidandole la missione di procedere a una serie di proposte che se non elimineranno tutte le ormai anacronistiche e inopportune dedicazioni guerrafondaie, potranno almeno contribuire a rendere meno evidente una palese ingiustizia.  

Nello strano caso in cui si ritenga impossibile superare la fragile obiezione dei cittadini interessati, ci sono comunque altre istituzioni che possono essere indicate con un nuovo nome, senza alcun problema di cambiamenti di carta d'identità o libretto di circolazione. Sono gli istituti scolastici, i cui riferimenti dovrebbero essere anche dei modelli per gli scolari e gli studenti del XXI secolo. Anche da questo punto di vista, si possono offrire dei consigli, tra i tanti possibili. E' davvero ancora così importante ricordare Edmondo De Amicis, nel paese abitato e tanto amato dal poeta friulano Celso Macor? E se si togliesse il titolo al generale morto nella prima guerra mondiale Adalberto Pecorini sostituendolo con quello di Rosa Parks? Oppure, con tutto rispetto del soldato Vittorio Locchi, al quale comunque sono dedicate una via centrale e una statua nel parco della Rimembranza, non si potrebbe intitolare a Cecilia Seghizzi quella che un tempo era chiamata scuola media? Ancora, non sarebbe logico che l'istituto Vitaliano Fumagalli - il "bibliotecario" di Mussolini - diventi "Istituto Fratelli Rusjan", tenuto conto che si trova proprio di fronte al cortile nel quale è stato costruito il primo aereo dei pionieri del volo europei? E l'Istituto "D'Annunzio"? Pochi sanno che è stato costruito sul precedente edificio - se ne possono vedere ancora alcune parti - realizzato come scuola per dare voce e chi non ha letteralmente voce, i ragazzi non udenti. Lo ha edificato quel grande personaggio, precursore di don Milani, che fu Valentin Stanič (Bodres pri Kanalu 1774 - Gorizia 1847), sacerdote, alpinista, poeta, ingegnere, educatore, artista e maestro. Non meriterebbe forse qualcosa di più che l'intitolazione dello squallido parcheggio adiacente?

Ecco, sono solo alcune idee, sommessamente affidate a chi dovrà prendere delle decisioni, si spera prima che poi, in attesa dell'ormai vicino 2025.

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