martedì 31 marzo 2020

Rimuovere le barriere confinarie. Subito!

Foto Nevio Costanzo
Un primo segnale di speranza potrebbe essere quello di smantellare i da poco ripristinati confini nazionali. Nel momento in cui ogni Stato ha già emesso leggi e ordinanze anche molto restrittive per contenere il contagio del coronavirus, perché sbarrare le frontiere? Le stanghe, gli ostacoli di plastica e cemento, i massi sulle strade ricordano tempi che si pensavano definitivamente trascorsi e non hanno alcun senso, meno che meno in città transnazionali, come Gorizia e Nova Gorica. I cittadini non sono incoscienti, sono consapevoli dei pericoli del momento. Perché penalizzarli con questo gesto di separazione? Perché rendere così salde delle barriere che - si sa - è facile costruire, ma non sarà così semplice rimuovere?
De resto anche i pieni poteri affidati a Orban suscitano molta preoccupazione. Ma non sono una novità, l'Unione Europea avrebbe dovuto certo intervenire prima per bloccare la deriva dittatoriale che si sta verificando in Ungheria e per stigmatizzare gli irresponsabili atteggiamenti del suo maggior emulo nostrano. Ma avrebbe dovuto anche prendere coscienza dell'importanza del momento per manifestare la solidarietà tra gli Stati, prendersi cura della situazione delle isole greche affollate di campi di concentramento abitati da migliaia di profughi, accogliere e non respingere con violenza sui confini greco e croato le persone in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla Turchia di Erdogan e dalla Libia.
Insomma, ci sono tanti motivi per ritenere che il Vecchio Continente non stia raccogliendo la sfida, con il rischio che tante sofferenze e lutti non orientino a un futuro migliore. Ma c'è anche la speranza di un inversione di rotta, invocata da tanti, anche molto autorevoli esponenti del mondo filosofico, spirituale e culturale. E la rimozione delle rudimentali frontiere - cominciando dalla Slovenija e dall'Italia - potrebbe essere un primo, simbolico ma significativo passo.

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