giovedì 26 marzo 2020
CPR nel dramma...
Il primo caso di riconosciuta positività nel CPR di Gradisca è purtroppo solo la punta di un iceberg. I centri per la reclusione di persone che non hanno commesso alcun reato sono pieni di persone che vivono a strettissimo contatto. Da fonti ben informate si sa che sono mancati fino a ora i presidi sanitari per gli operatori e per gli "ospiti" (ma sarebbe meglio scrivere "i detenuti"), da giorni è in atto uno sciopero della fame da parte dei reclusi che provano una crescente paura, tanto più dopo i trasferimenti e i nuovi ingressi, con insufficienti controlli sanitari, di immigrati provenienti dai centri della Lombardia. E' evidente che simili istituzioni già di per sé non dovrebbero esistere, neppure essere pensate. Ma in una situazione come l'attuale si manifestano per ciò che sono, non soltanto violazioni dei diritti e della dignità delle persone recluse, ma anche oggettivo pericolo e minaccia alla sicurezza di tutti. Se i cpr non vengono immediatamente aperti o almeno resi vivibili, come si potrà contenere la rabbia e la paura di chi ci vive dentro? E se si decide la loro immediata e definitiva chiusura, quali strutture potranno consentire di "rimanere a casa" a centinaia di esseri umani che verranno buttati fuori e non troveranno all'esterno nessuna casa a riceverli? Dove andranno, se non nelle precarie strutture di chi volontariamente si prende cura di loro, tra l'altro sotto gli insulti dei fascisti dei nostri giorni che non si accorgono di quanto tale servizio eviti alle istituzioni la catastrofe alla quale condurrebbe l'osservanza pedissequa dei Decreti Salvini, dalla destra voluti e dal centro sinistra non ancora cancellati? Si dia voce al grido che proviene dai cpr, per garantire il rispetto dei diritti costituzionali e per evitare che diventino incontrollabili centri di irradiazione di ingiustizia e di malattia. Sempre che si sia ancora in tempo!
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