In questo periodo è inflazionata l'analogia bellica, la grande guerra contro il coronavirus. Sembra quasi che il nemico sia un essere senziente, da combattere cercando di capire le sue armi e la sua strategia. In un certo senso è proprio così, ma non nel senso che ci sia una coscienza da comprendere o un'intelligenza da spiare. Il virus è un essere microscopico che non ha intelligenza o volontà, ma che funziona secondo specifici meccanismi che devono essere individuati, studiati e resi inoffensivi. Per questo, se davvero la questione è incentrata sulla difesa della dignità della persona, è indispensabile la totale collaborazione da parte di tutti, mettendo da parte interessi economici e presunzioni autarchiche anacronistiche. Per ciò che concerne l'impegno che coinvolge ogni essere umano, l'obbedienza a norme in grado di fermare il contagio, è necessario uno sguardo d'insieme e che perfino nelle misure restrittive ogni Stato non vada per conto proprio. Anzi, non ogni Stato, ogni Regione e a volte ogni Comune... Mentre mai come ora è chiaro che non ci si può salvare da soli!
Conforta il numero di coraggiosi volontari - medici, infermieri, oss - che provengono da ogni regione d'Italia e i gruppi di operatori sanitari che provengono da diverse Nazioni per sostenere il personale allo stremo nelle zone più colpite. Certamente sono molto più numerosi coloro che vorrebbero ma non possono aiutare, per mancanza di competenze o perché impegnati nei "servizi essenziali". Tutti comunque hanno un loro ruolo, anche chi vive le privazioni di questi giorni senza lamentarsi ma con il desiderio di partecipare con il proprio isolamento al generale desiderio di uscire da questo incubo. Solo collaborando senza rivendicare appartenenze o privilegi si possono ottenere dei risultati.
Al di là delle questioni riguardanti la vita quotidiana delle persone, ciò vale anche per la ricerca e la scienza medica e biologica: Ilaria Capua rassicura sul fatto che ci sono numerose équipe di ricercatori che stanno cercando il bandolo della matassa e che esistono luoghi in cui i più importanti scienziati del mondo si stanno ritrovando per studiare insieme il coronavirus, per conoscerne la natura, per condividere le esperienze, per individuare protocolli terapeutici e possibili vaccini. E' l'unica strada possibile per venirne fuori. Nel momento in cui i fisici hanno una relazione ininterrotta fra loro e riescono a fotografare il primo milionesimo di secondo della storia universale e gli informatici consentono a miliardi di persone di incontrarsi e parlarsi nel villaggio globale, gli studiosi biologi e infettivologi del Pianeta devono essere in costante contatto e confrontarsi con fiducia reciproca.
Non sia mai che il veleno sovranista porti a dimenticare la cooperazione internazionale e a rinchiudere ciascuno nel suo studiolo o laboratorio privato, rigorosamente nazionale, nella vana speranza di trovare da solo la soluzione e poi "spararla", accompagnato dalla bandierina del proprio Paese, a nove colonne sui giornali planetari...
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