mercoledì 4 marzo 2020

Qualche riflessione sul coronavirus

Di opinioni sul coronavirus ne sono state espresse tante, da esperti e sedicenti tali. I media hanno contribuito, in particolare in Italia ma non solo, a enfatizzare decisioni politiche fino a oggi inaudite, seminando prima un panico incontrollato, poi manciate di rassicurazioni tardive. In realtà, i numeri finora sono abbastanza limitati e non corrispondono in alcun modo all'enormità delle misure adottate per contenerli. Per rimanere alla realtà italiana, non si può negare che almeno dal punto di vista della contabilità ufficiale, per ciò che riguarda il numero dei colpiti non c'è paragone, per ora circa 3000 contro i circa 4.800.000 della scorsa stagione. Diverso è il discorso relativo ai casi molto gravi, con percentuali minime in precedenza (809 con circa un 25% di decessi, per l'85% dei casi di persone già debilitate da altre malattie. Solo in Friuli Venezia Giulia, 10 casi gravi e 10 decessi), molto più alte ora, però su numeri talmente effimeri da rendere difficile qualsiasi confronto serio, con una percentuale di decessi - quasi al 100% di persone molto anziane e già sofferenti di altre patologie - effettivamente molto più alta, intorno al 3,6%. Interessante che il discorso mediatico e gli interventi politici non riguardino comunque solo l'Italia, che peraltro ci ha messo molto di proprio, ma anche il resto del mondo, a cominciare dalla Cina. La domanda quindi è legittima e riguarda che cosa nasconda veramente questa epidemia determinata dal virus COVID-19 e soprattutto la sovraesposizione mediatica dei suoi sviluppi e dei legittimi metodi di contenimento. Se appare chiaro e condivisibile l'intento di contenere più possibile il contagio, è molto meno evidente il perché delle macroscopiche contraddizioni nelle ordinanze e della confusione derivata da lanci di notizie di "ben informati", riprese dai giornali in attesa di essere i primi a lanciare i vari scoop poi regolarmente smentiti (in FVG prima sospeso quasi tutto con un'ordinanza poi declassata a "linee guida", poi sospese solo le attività didattiche nelle scuole lasciando aperto tutto il resto, con evidente disagio nelle relazioni tra Regione e Stato; a livello nazionale prima grandi rassicurazioni, poi tardiva chiusura delle scuole di ogni ordine e grado con comunicazioni ufficiali annunciate, proclamate, smentite e riconfermate). Insomma, se un pericolo grave c'è, esso non sembra racchiuso nei numeri dei casi accertati e il caos delle decisioni politiche rafforza l'idea di poche idee e molto confuse. Tutto ciò suscita, anche in chi ordinariamente non è complottista, l'impressione che qualcosa di grosso venga nascosto e, se è chiaro chi venga colpito dall'epidemia (oltre alle relativamente non numerose persone ammalate, molti settori importanti dell'economia planetaria, nonché la stravolta vita ordinaria di miliardi di esseri umani nei vari Paesi del mondo), meno chiaro è chi ci guadagni qualcosa. Frse questo sarebbe bene indagarlo, contestualmente alla messa in atto di tute le misure possibili di prevenzione e di combattimento contro il male. 

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