Trump accusa i cinesi, Salvini e la Meloni l'Europa, la Lagarde ce l'ha con l'Italia, mentre Johnson ritiene di seguire una propria strada, l'Austria e la Slovenia si barricano dentro i propri confini... In tutto questo c'è un grave, molto grave errore, la non identificazione del nemico, fatto questo che porta a un assai pericoloso "tutti contro tutti".
Forse la strada da percorrere è esattamente l'opposta. Il nemico è il coronavirus e chi lo deve combattere è l'Umanità, unita contro la minaccia. Ciò significa che ogni Stato deve fidarsi dell'altro, ogni cultura nazionale deve offrire la propria potenzialità alle altre, ogni lingua deve dire le stesse parole contro il male e per il bene di tutti. Invece di costruire rudimentali ma tristissimi ostacoli alle frontiere occorre liberare i con-fini, consentendo agli scienziati di arricchirsi gli uni delle scoperte degli altri, ai politici di cercare strategie comuni per il presente e per il futuro, agli operatori sanitari di accorrere dove il morbo maggiormente infuria per condividere le competenze, ai filosofi di individuare i ponti spirituali sui quali incontrarsi per cercare sintesi in grado di far camminare avanti tutto il mondo, agli economisti di scoprire come trasformare il trionfo su una tremenda sciagura in opportunità di ricostruzione del tessuto imano e sociale devastato.
Certo, nel breve periodo l'imposizione dell'isolamento deve essere accettata per quella che è, una cura che dovrebbe impedire il propagarsi del contagio. Ma non si può certo pensare che essa diventi una regola e che l'Europa e il Mondo debbano cercare la sicurezza rinchiudendo le persone dentro quegli steccati che si pensava di aver definitivamente eliminato. Solo la cooperazione e la collaborazione fra gli umani e non certo la segregazione nelle proprie gabbie, può consentire straordinarie vittorie, come già accaduto in passato, come è stato dimostrato perfino dalla stessa evoluzione dell'homo sapiens.
La lotta tra glocalisti e sovranisti è in fondo quella tra l'homo planetarius e l'homo caverniculus. La posta in gioco non è soltanto la tanto desiderata estirpazione del coronavirus, ma anche la possibilità di un futuro caratterizzato dalla giustizia sociale, dall'autentica libertà, dalla salvaguardia dell'ambiente vitale e dalla fraternità.
E' scoccata l'ora delle Nazioni Unite e della Comunità Europea, saranno in grado di risvegliarsi e di rispondere all'appello?
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