E' inutile far finta di niente. Quasi tutti all'inizio l'abbiamo presa sul ridere, poi per esorcizzarla l'abbiamo minimizzata, abbiamo cantato dai balconi e postato filmatini pseudoumoristici, infine abbiamo visto le colonne di camion militari e cominciato a contare, fino a 100, fino a 1000, fino a 10000 e così via. Ed è sceso ovunque il grande silenzio. Quasi tutti abbiamo sbagliato le previsioni, a destra e a sinistra, scienziati e incompetenti, politici ed economisti.
E ora? E ora diventa di giorno in giorno più evidente che tutto ciò che sta accadendo ci sta profondamente cambiando, anche se non è comodo riconoscerlo. Questi mesi entreranno nella Storia, chi verrà dopo li ricorderà come i nostri genitori, nonni e bisnonni ricordavano le guerre mondiali, la febbre "spagnola", la crisi del '29, la Shoah, momenti di svolta che hanno portato conseguenze immani, facendo sì che il mondo "dopo" risultasse irriconoscibile rispetto a quello "prima".
I numeri sono impressionanti ma ormai appunto tendono ad essere solo numeri almeno fino a quando non ne siamo direttamente toccati, centinaia di migliaia di malati nel mondo, decine di migliaia di morti per o con il coronavirus, ospedali al collasso e case di riposo trasformate in fosse comuni, ormai quasi un mese di reclusione pressoché totale nelle case, con esclusione dei lavoratori di tanti settori esposti costantemente al rischio, miriadi di persone trascinate nel lastrico dalla cancellazione delle loro piccole o medie attività, decine di morti nelle carceri, i primi casi di positività nei cpr, luoghi di detenzione a rischio di autentiche stragi o depositi di virus a orologeria, il risorgere di nazionalismi anacronistici e aneliti golpisti... E siamo solo agli inizi!
Sta cambiando inoltre dentro di noi la percezione della realtà che ci circonda, il mistero dell'altro che mi sta accanto, in un processo quasi eroico di avvicinamento da parte di operatori sanitari che rischiano la vita per affermare la bellezza della prossimità e in un contemporaneo movimento di allontanamento e diffidenza da parte di tutti gli altri, che va ben oltre il "metro" imposto dalle rigide ma non sempre comprensibili norme governative.
Se ne uscirà, chi ne uscirà, imparando dai primi a percepire la Vita essenzialmente come un "dono" da condividere oppure accettando dai secondi l'idea che solo "chi fa da sé fa per tre" e che quindi "si salvi chi può"? The day after come sarà? E' tempo di pensarci, almeno chi se lo può permettere, iniziando dalle fondamenta scosse della civitas del Capitalismo.
Nessun commento:
Posta un commento