Il 24 marzo 1944, 335 persone sono state spietatamente uccise alle Fosse Ardeatine, le cave nella periferia di Roma a un centinaio di metri dalle catacombe di San Callisto. Dopo l'attentato di via Rasella, prigionieri politici, persone della comunità ebraica e tanti innocenti rastrellati nei quartieri romani, sono stati trascinati in questo luogo appartato e trucidati. Le esplosioni hanno fatto saltare in aria le caverne, seppellendo le vittime. E' stata una decisione, quest'ultima, del generale Kappler, che verrà condannato all'ergastolo solo per i 5 morti in più rispetto a quelli che il suo codice di guerra imponeva: 10 morti italiani per ogni soldato tedesco, è la logica assurda e spietata della guerra. E' una delle grandi tragedie italiane, non certamente l'unica, ma sicuramente pregna di intenso significato simbolico: le Fosse Ardeatine sono un altro dei frutti del fascismo e del nazismo, nella spettrale Roma abbandonata dal re l'8 settembre 1943 e in attesa della liberazione avvenuta il 4 giugno 1944. Furono nove mesi difficilissimi, nel corso dei quali i movimenti antifascisti operarono nel silenzio, preparando l'arrivo delle forze alleate e pagando la loro lotta con un alto prezzo di sangue. E' giusto ricordare oggi, 76 anni dopo, i martiri delle Fosse Ardeatine e raccogliere il loro anelito a una pace autentica, fondata sulla libertà e sulla giustizia.
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