Con i guai che ci sono nel mondo, la polizia europea (anche alcuni poliziotti italiani, come se non ci fosse niente da fare in patria), che respinge i profughi siriani sul confine turco/greco a Kastanje, come quella croata le decine di migliaia di persone dimenticate a Bihac e dintorni, le cavallette che devastano e riducono alla fame l'Etiopia, e l'incubo del coronavirus che sembra non finire mai, le vicende dei campi innevati friulani non sono certo da prima pagina degli interessi di tutti. Ma sono un segnale delle contraddizioni regionali che hanno caratterizzato questo periodo di preparazione alla situazione incredibile e necessaria del grande silenzio nel quale tutti siamo stati immersi.
Domenica 8 marzo (cinque giorni fa, ma sembrano trascorsi decenni) le piste di sci del FVG erano strapiene di sciatori. La sera veniva emanato il primo dei DPDC che avrebbe in due giorni totalmente cambiato la vita degli italiani. E gli sciatori sono stati additati come incoscienti untori, incapaci di comprendere la gravità della situazione e in grado di esporre migliaia di persone al contagio. Ma perché questi sportivi avevano osato sfidare l'ormai evidente avanzata del mostro? Perché per tutta la settimana precedente PromoTurismoFvg aveva inondato i giornali di propaganda, invitando a venire sulle piste senza alcun timore, addirittura proponendo lo skipass gratuito per incentivare il loro arrivo. In altre parole, mentre gli ospedali assistevano all'eroico sacrificio di medici infermieri e oss schierati contro la malattia e la Protezione Civile Regionale emetteva continui allarmi sull'aggravarsi della situazione, un'altra Agenzia regionale invitava tutti ad andare sui monti, confortata dai non ancora inaspriti decreti governativi. Il giorno dopo, finalmente, tutti gli impianti venivano chiusi e del resto anche tutti i cittadini venivano chiusi, in casa.
Certo, non si può dire che sia stata dimostrata grande lungimiranza, non tanto nell'aver concesso di tenere tutto aperto fino all'8 marzo - le ragioni dei gestori, almeno fino al divieto, possono essere comprensibili - quanto nell'aver suonato tutte le trombe possibili per affollare gli impianti, salvo il giorno dopo additare come irresponsabili coloro che ci sono cascati.
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