Tržnica v Novi Gorici |
C'erano anche i mercati, quelli quotidiani nei centri più grandi, quelli settimanali nei paesi, dove spesso tuttavia era possibile comprare direttamente verdure, uova e pollame dai produttori del luogo.
Sono sempre meno gli esercizi di questo tipo, soppiantati un po' alla volta dai medi e grandi centri commerciali. Una volta, insieme al cartoccio da inserire nella borsa della spesa, si aggiungevano sempre un saluto, un sorriso, una parola buona. Erano luoghi di incontro tra vicini di casa, ma anche forme naturali di ordinaria attenzione, soprattutto nei confronti delle persone più sole o maggiormente in difficoltà. Si poteva chiedere un consiglio, informarsi e discutere sulle notizie ascoltate la sera prima alla radio oppure raccontare una propria esperienza o anche protestare bonariamente per un prezzo troppo alto o per un prodotto consigliato, rivelatosi poi di scarsa qualità. Insomma, venendo meno progressivamente i piccoli negozi, viene meno anche una sorta di presidio umano e sociale, non incentrato su teorie, ma sulla quotidiana pratica della conoscenza e sulla non semplice ma affascinante arte dell'incontro.
Un pensiero a chi è riuscito a resistere a una concorrenza praticamente invincibile. I grandi network e le multinazionali del commercio sono come squali che inghiottono ogni giorno i pesci più piccoli, innalzando gli idoli della comodità, del (presunto) risparmio e dell'anonimato. Le vie centrali si svuotano e si riempiono i villaggi virtuali, che perfino nelle loro effimere architetture si presentano come una moderna alternativa ai paesi nei quali, per acquistare qualcosa di indispensabile, non occorrevano gli ampi bagagliai delle auto della postmodernità.
L'altro luogo di commercio ancora a dimensione umana, con i prodotti venduti a chilometro zero o comunque su bancarelle che favoriscono efficace aggregazione e simpatetica integrazione, è il mercato.
Sì, proprio lui, il vecchio caro mercato, con i suoi profumi, i suoi rumori, la passione del vendere ciò che si è prodotto dal nulla e dell'acquistare sulla base della parola e della fiducia. Il mercato della clientela quasi fissa, della richiesta del "solito" immediatamente compresa, della stretta di mano e dell'interessamento sulla salute dei figli e degli amici. Il mercato dove è bello camminare osservando le merci dispiegate sui banconi con armonia, dove si compra con la certezza di prepararsi ad assaporare qualcosa di buono e di sano. Vale la pena di spendere qualche spicciolo in più - a volte anche meno! - risparmiato sulla benzina necessaria per la corsa fino all'ipermercato fuori città, pur di salvare la qualità e la bellezza di un commercio, dove al centro non sta anzitutto l'interesse, bensì la relazione tra il venditore e il suo cliente.
Mercato coperto di Gorizia |
Sono da salvare i mercati di Nova Gorica e Gorizia, da valorizzarli senza esitazione, luoghi di incontro e di cultura popolare - vera Cultura con la C maiuscola - senza i quali i capoluoghi non sarebbero altro che contenitori senza anima di mille iniziative scollegate tra loro, come frutti generati all'improvviso, senza alcun collegamento con le radici, i fusti, le foglie e i fiori degli alberi che avrebbero dovuto produrli.
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