sabato 4 marzo 2023

Da Javorca e da Drežnica, un grido per la pace

Sulle pendici del monte Krn, più conosciuto in Italia come il Monte Nero, ci sono due chiese, distanti pochi chilometri l'una dall'altra.

Entrambe sono state costruite nello stesso periodo, durante la prima guerra mondiale. 

La prima è stata realizzata dai soldati austro-ungarici, la si raggiunge abbastanza agevolmente risalendo da Tolmin, su una stretta rotabile non asfaltata, la valle della Tolminka fin quasi alle sorgenti. Dieci di minuti di cammino separano il visitatore da Javorca, una suggestiva architettura di secessione armonicamente inserita in uno scenario di alte montagne circostanti. Qui i militari si incontravano, davano l'ultimo saluto ai caduti, pregavano di riuscire a sopportare l'ansia estrema che precedeva gli assalti, vivevano frammenti di pace nella tremenda oscurità della guerra. La chiesa dello Spirito Santo è un ricordo delle innumerevoli vittime, rispettato al punto da aver ottenuto il titolo di patrimonio culturale dell'intera Europa.

L'altra cappella richiede qualche tempo in più di marcia, un'oretta e mezza da Drežnica e un'ora scarsa dalle planine sotto la vetta del Krn. L'hanno costruita gli italiani, con i pochi mezzi che avevano a disposizione, quasi nel cuore della furia bellica. E' dedicata a Maria, consolatrix afflictorum, sembra una piccola tenda in cemento. Più piccola, più fragile, un po' provata dallo scorrere del tempo alpino, ricorda umilmente anch'essa il dolore umano, la sofferenza e il dubbio di migliaia di giovani spediti al macello da scelte politiche scellerate e da generali addestrati alla terribile guerra di trincea. Anche per loro questo spazio era forse l'ultimo nel quale rivolgere un pensiero ai propri cari, agli amici lontani e anche al buon Dio, l'ultima speranza alla quale aggrapparsi prima dello slancio mortale verso altri giovani "con lo stesso identico umore, ma con la divisa di un altro colore". 

Si pregava Dio, lo stesso Dio, guidati da preti cattolici, di qua e di là. Si invocava la stessa Madre di Dio, perché proteggesse i "propri" e permettesse loro di sconfiggere gli "altri", si benedicevano di qua le armi, affinché colpissero quelle che venivano benedette di là. Quanto è stata assurda la prima guerra mondiale! E quanto sono assurde tutte le guerre.

Ma questi santuari tra le montagne suscitano una forte emozione e un senso di profonda pietà che riflette il dolore di Maria che tiene fra le braccia il corpo del Figlio ucciso. Suggeriscono un comune, mesto ricordo, di una giovane generazione europea mandata allo sbaraglio sui campi di battaglia dell'intero Continente. Propongono di estrapolare questi frammenti di bellezza incastonati in quadro orrendo e di ricavare un invito a essere sempre per la pace, a deporre ogni arma, a non ripetere mai più le tragedie di quella che un papa illuminato di quel tempo, Benedetto XV, aveva definito inutile strage e orrenda carneficina. Purtroppo da allora la violenza, invece di diminuire, si è moltiplicata. C'è stato il nazifascismo, c'è stata la seconda guerra mondiale, ci sono stati combattimenti in ogni Continente e anche in questi giorni il rombo del cannone prevale sulla dolcezza della parola, l'irrazionalità della morte prevale sulla razionalità della vita.

Dai due versanti che furono un tempo inutilmente nemici, dalle chiese dello Spirito Santo di Javorca e della Consolatrix afflictorum dei prati sovrastanti Drežnica, giunga al mondo un invito pressante a deporre ovunque le armi e a costruire nella giustizia la pace. 

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