domenica 12 marzo 2023

Parentesi domenicale, ispirata da un buon cespo di radicchio

 

C'era volta un giovane re. Un giorno, dalla finestrella della torre più alta del suo castello fatato - talmente fatato da consentirgli di vedere molto lontano, nonostante la sua forte miopia - vide una bellissima fanciulla che portava al pascolo una dolce pecorella.

Acceso d'amore per la sconosciuta, decise immediatamente di donarle tutto ciò che di più bello avrebbe potuto immaginare. Fece chiamare dal suo segretario - che poi era anche suo fratello - i servi, per ordinare loro di seminare ovunque soltanto il meraviglioso fiore che si chiama rosa, estirpando da tutti i terreni del regno la vite, il frumento, la soia, le patate, i cavolfiori, i tulipani e così via.

Ma qui si pose il primo problema. I servi erano impegnati in una manifestazione sindacale e non potevano presentarsi al cospetto del re prima del giorno successivo. Inoltre, era da tempo che avevano acquisito il titolo di lavoratori e non accettavano di accorrere al comando di un tizio, sia pur importante come il re, che li chiamava ancora servi.

Il re andò su tutte le furie e per consolarsi tornò nella stanza più alta del maniero per deliziarsi della vista della leggiadra fanciulla. Ed ecco, lei era ancora là, e sembrava del tutto ignara di ciò che le sarebbe potuto capitare, da un momento all'altro. Ci si può solo immaginare quanto questa visione avesse ulteriormente infiammato il cuore del monarca, che inviò di nuovo il fratello a chiamare immediatamente i servi, senza accettare alcuna scusa, né di riunioni sindacali, né di quisquiglie nominali.

Ma anche questa volta la sua attesa andò delusa. Il messaggero gli disse una strana parola, tipo riferito, referato o referendum che - a sua detta - si sarebbe svolto qualche anno prima. Era stata proclamata una nuova forma di potere che si chiamava repubblica o qualcosa del genere. Nessuno se ne faceva più niente dei re e chi comandava veniva scelto dal popolo. "O meglio - pensava il fratello del re mentre gli riportava tali ferali notizie - era nominato da coloro che riuscivano a convincere il popolo a decidere per l'uno o per l'altro". 

A queste parole il re non ci vide più. Sì, già prima non vedeva un accidente, se non da quella finestra dell'alta torre del castello fatato e così via. Ma questa volta era proprio arrabbiato e per la prima volta nella sua vita decise di uscire dalla sua enorme casa, parlando direttamente a quelli che fino a quel momento aveva pensato fossero i suoi servi e che ora non aveva capito come avrebbe dovuto chiamare. Soprattutto voleva imporre, con le buone o con le cattive, di coltivare soltanto le rose, lasciando perdere tutte le altre inutili colture che servivano soltanto a quell'ignobile occupazione animale che consisteva nel mangiare. "Che muoiano pure tutti i miei sudditi, basta che il regno sia coperto di rose e che io le possa donare alla straordinaria fanciulla" - si disse con determinazione, dopo essere salito dove già sappiamo per accertarsi che fosse ancora laggiù, dove era riuscita a catturare il suo primo sguardo. 

Nonostante la ritenesse un'azione indegna di un re, prima di uscire decise di mangiare qualcosa e senza distinguere bene cosa ci fosse nel piatto, cominciò a sbocconcellare un cibo squisito. Mentre lo assaporava, sentiva diminuire il suo sdegno e nel contempo crescere in lui una sensazione di pace. Aprì gli occhi e si sentì mancare. Non c'erano più il castello fatato - che essendo fatato era scomparso improvvisamente nel nulla - e non c'era più la torre dalla quale si affacciava per vedere la radiosa fanciulla. Nel piatto c'era un elegante cespo di radicchio rosso, dall'inconfondibile forma di una meravigliosa rosa. E davanti a lui c'era un cameriere premuroso e un po' spaventato, con un tovagliolo bianco sul braccio, che gli stava chiedendo se andasse tutto bene.

Il re, tornato nella sua vera veste di impiegato in pausa pranzo, si riscosse un attimo dal torpore e rispose con molto buon umore all'attento personaggio che, a pensarci bene, in comune con la dolce ragazza che lo aveva ammaliato aveva soltanto la statura e quella macchia bianca intorno al braccio. "Niente paura - gli disse - sto bene. Se possibile, mi porti ancora una terrina piena di questo buon radicchio". Se lo divorò in quattro e quattr'otto, dimenticandosi totalmente della fanciulla e delle rose. Il giorno dopo, finito il turno di lavoro, si recò dall'oculista e tutti - anzi, tutte e tutti - vissero felici e contenti.

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