domenica 26 marzo 2023

Dal Gorgazzo alla Santissima, la 25ma via crucis di pace

 

Si è svolta oggi (domenica 26 marzo) la 25ma edizione della Via Crucis, proposta dai Beati i costruttori di pace e da molte altre realtà associative della Regione Friuli-Venezia Giulia.

L'inizio è stato impressionante. Tutti i partecipanti avevano sentito parlare del Gorgazzo, la più affascinante delle sorgenti del fiume Livenza. Ci si aspettava di contemplare uno specchio d'acqua profondo e misterioso, ascoltando il fragore delle acque che scaturiscono dalla roccia, una prorompente nascita dal grembo ospitale della montagna. Lo spettacolo non è stato deludente, ma preoccupante, un minuscolo specchio di acqua stagnante, coperta dalle foglie degli alberi circostanti. La risorgiva sembra essersi quasi inaridita e quello che era un arcano invito ai più coraggiosi ed esperti speleologi si è trasformato in una pozza evanescente. Come non pensare ai cambiamenti climatici, a un'estate nella quale si sono potuti attraversare all'asciutto fiumi un tempo impetuosi, a un inverno con la poca neve caduta sui monti soltanto dal mese di gennaio in poi? L'acqua, che è condizione perché la vita sia, sembra inabissarsi verso il centro della terra, lasciando all'asciutto domande inevase sugli attuali criteri e sistemi esistenziali.

Si è poi camminato, per raggiungere la piazza del sorprendente bel paese di Polcenigo. Si è riflettuto su come l'acqua, in particolare del mare, sia anche una memoria di morte, in particolare delle decine di migliaia di migranti che sulle rotte del Mediterraneo e dei Balcani, cercano di raggiungere l'eldorado dell'Unione europea per poter sopravvivere alle guerre e alla fame. La causa di tali tragedie non è ovviamente nella grandezza affascinante del mare, ma nelle politiche planetarie che dividono i pochi straricchi dalle moltitudini immense dei poveri e che impediscono di pensare all'altro come una sorella o un fratello da accogliere e non come una minaccia dalla quale difendersi.

Si sono poi attraversati i campi dei dintorni, ammirando i paesaggi e le architetture rurali, per arrivare al santuario della Santissima (santissima chi e che cosa non si è capito bene...), ritrovando finalmente le acque correnti del Livenza, la cui seconda risorgiva si trova qualche centinaio di metri più avanti. In questo caso, la fuoriuscita di un intero fiume dalla roccia è veramente magnifica e finalmente si sente il caratteristico fragore di ogni sorgente. Il luogo è letteralmente punteggiato da chiese e cappelle, certamente cristianizzazioni più o meno sostenibili dell'ancestrale sacralità che permea luoghi così carichi di energia, non del tutto soffocata dal traffico della statale incipiente.

Il rito della via crucis si svolge dell'interno della chiesa, si alternano le preghiere e le testimonanze, le parole incrociano una musica potente e coinvolgente. Si parla di pace, nei termini forti e indimenticabili di don Lorenzo Milani, della testimonianza della donna nella società contemporanea, delle straordinarie esperienze di nonviolenza e obiezione di coscienza degli ucraini e dei russi coinvolti nell'attuale conflitto. Si ascolta con il fiato sospeso la storia della fuga dall'Afghanistan di un giovane amico. Ci si invita reciprocamente alla gratitudine, all'impegno, all'amore al fratello, anche al "nemico". Riecheggiano potenti le beatitudini evangeliche, quelle di Luca, beati i poveri, gli affamati, i piangenti, i perseguitati, ma anche guai!, sì, guai ai ricchi, ai sazi obesi, a coloro che troppo ridono e a coloro dei quali tutti parlano bene. 

Che tacciano ovunque le armi e al posto dei fucili si imbraccino le falci e i martelli, che ogni essere umano accolga ed abbracci ogni suo simile, che la madre terra sia rispettata in ogni sua dimensione, che ritornino le acque a irrorare e fecondare la terra.

A via crucis conclusa, salutata con gratitudine dal placido scorrere del Livenza già adulto, è scesa copiosa la pioggia.

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