sabato 11 marzo 2023

La gioiosa testimonianza del card. Zuppi a Gorizia

 

Venerdì sera, presso un affollato Kulturni dom di Gorizia, si è assistito alla conferenza intervista con il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Dopo gli interventi introduttivi dell'Arcivescovo Redaelli e del Sindaco Ziberna, ha portato un suo saluto, in lingua slovena (unico nella serata, alla quale erano invitati anche i responsabili della diocesi di Koper, a parte un dober dan iniziale del parroco della Cattedrale) e italiana, il direttore del Kulturni dom Igor Komel, che con poche parole ha saputo condensare la vocazione dell'istituzione ospitante e, più in generale, dell'intero territorio "goriziano". Ha detto che non è solo la "casa della cultura" slovena, ma il luogo di incontro e di incrocio aperto a tutti gli sloveni, italiani e friulani (ma si potrebbe aggiungere asiatici, americani, africani, ecc.). 

Da queste parole ha preso le mosse l'incontro, con un'appassionata richiesta rivolta ai presenti, fisicamente e idealmente: "Aiutateci a comprendere e a vivere questa capacità di coniugare unità e diversità, tanto più in un luogo dove si è molto sofferto a causa delle divisioni e delle guerre e dove oggi siete chiamati a essere faro di cultura e di civiltà". Insomma, un vero mandato e un affidamento di responsabilità alle genti che vivono "su una cerniera che unisce l'est all'ovest" (bel concetto, già espresso a suo tempo, nel lontano 1992, da papa Giovanni Paolo II in visita a Gorizia).

Sollecitato dalle domande del giornalista Mauro Ungaro, direttore del settimanale Voce Isontina, mons. Zuppi ha intrattenuto per oltre un'ora e mezza i presenti, con profondità e intelligenza, ma anche con arguzia e simpatia. Si è parlato di ospitalità e di accoglienza fraterna, di dialogo tra le diverse componenti della società, si impegno nella comunità civile ed ecclesiale, anche di giovani che decidono di intraprendere la strada della Politica, "sempre a partire dall'attenzione nei confronti dei più deboli".

Insomma, si è trattato di un bell'incontro, anzi, per non essere politicamente corretti, si può dire forse "anche troppo bell'incontro". Era infatti straordinaria l'occasione di poter incontrare il responsabile della Chiesa cattolica italiana in un momento delicato e difficile come quello che stanno vivendo l'Italia, l'Europa e il Mondo, ma anche la stessa "inseparabile coppia" Nova Gorica e Gorizia che si apprestano a divenire capitale europea della Cultura. Forse molti interrogativi che albergano nel cuore di tanti, anche frequentatori abituali della comunità cristiana, avrebbero potuto trovare non tanto risposta quanto conforto.

La pagina della serata dedicata ai migranti, con il toccante ricordo dei funerali di alcune vittime e della tragedia dei caduti di Cutro, avrebbe potuto essere contestualizzata a Gorizia. La presenza delle autorità civili avrebbe potuto essere valorizzata, anche ricordando che i migranti transitati in città qualche anno fa, sono stati costretti a vivere per più di un mese in un'umida e fatiscente galleria a causa dell'impotenza delle istituzioni e che decine di altri hanno trascorso questo inverno dormendo all'addiaccio nei pressi della stazione ferroviaria perché "non c'era posto per loro negli alberghi".

L'ovvia condanna della guerra avrebbe potuto essere accompagnata da una parola più chiara sulle possibili soluzioni del drammatico conflitto in Ucraina, almeno con un pronunciamento personale del cardinale - la cui posizione è stata altre volte esplicita - sull'invio delle armi o meno nel martoriato Paese dell'est europeo. Si sarebbe potuto legare il caso Russia/Ucraina alle tensioni nazionaliste che hanno oppresso e poi insanguinato il territorio del confine orientale d'Italia e occidentale di Slovenia nella prima metà del XX secolo e capire meglio il ruolo della/e città chiamate a essere faro di cultura nel vecchio continente.

E sarebbe stato interessante anche affrontare alcuni elementi delicati per la Chiesa stessa, cominciando dalla folkloristica posizione di alcune frange tradizionaliste che sostengono l'illegittimità dell'elezione a pontefice di Jorge Bergoglio per arrivare ai ben più seri "casi vaticani", Emanuela Orlandi ed Estermann, le lussuose case a Londra e il ricorrente rilancio della questione della pedofilia del clero. Non da ultimo, davanti a un'assemblea composta da almeno una metà di persone che hanno conosciuto e per molti versi seguito il gesuita Marko Rupnik, non sarebbe stato male sentire una parole chiarificatrice e rasserenante, non certo per giudicare una persona, ma per aiutare la comprensione di un problema ampiamente pubblicizzato sui giornali di tutto il mondo. 

Certo, questi e altri temi sono molto scomodi da affrontare in una serata di avvio della celebrazione della festa dei patroni di Gorizia Ilario e Taziano. Forse si è scelta la strada di proporre un momento di condivisione nella fede e nella gioia, piuttosto che rompere le uova nel paniere costringendo tutti ad andarsene con l'inquietudine nel cuore. In effetti, forse non è stata una decisione sbagliata, in fondo si è tornati a casa davvero con serenità e pace interiore... ma anche chiedendosi che cosa effettivamente si sia imparato di nuovo.

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