La fotografia è stata scattata in inverno, si vede chiaramente la neve sulle colline e montagne circostanti.
Da dove? Dalla cime del monte meno noto ai Goriziani, nonostante sia visibile da quasi tutta la piana di Nova Gorica e Gorizia. E' il san Gabriele, Škabrjel in sloveno. Alto 643 metri slm, è conosciuto soprattutto per le tremende battaglie della prima guerra mondiale. Gli italiani, dopo la fatidica presa di Gorizia, all'inizio dell'agosto 1916 attraversano l'Isonzo e raggiungono Monte Santo, la cui chiesa è nel frattempo ridotta a un cumulo di rovine. Da lì, valicata l'ampia sella sopra al paese di Grgar, tentano di arrivare fino alla vetta del san Gabriele, praticamente circondando l'armata austro-ungarica dalla chiesa di santa Caterina (più o meno dove si trova oggi la gostilna "Kekec") fino a poche centinaia di metri dalla cuspide terminale. Non ci arriveranno mai e l'ampia spalla ovest testimonia tuttora la violenza della guerra, un'altra tra le tante orrende carneficine della cosiddetta Grande Guerra.
Il San Gabriele non è però soltanto memoria di guerra. Ci son o molti sentieri che consentono di conoscere i suoi mille segreti, nascosti da una vegetazione rigogliosa e a volte rivelati da animali selvatici evidentemente non molto disturbati. Da una fonte si può ammirare l'umile inizio del fiume di Gorizia, il Koren/Corno, dai pertugi tra i rami e le foglie si intuiscono scorci affascinanti e paesaggi inattesi. La cima è completamente ricoperta dagli alberi, ma qualcuno nel tempo ha pensato giustamente fosse il caso di costruire un'alta torre metallica, una trentina di metri che consentono di innalzarsi al di sopra della vegetazione, ammirare la piramide di Monte Santo e guardare le Gorizia, slovena e italiana, placidamente distese e quasi annunciate dagli agili ponti - ferroviario e stradale -di Salcano.
Come arrivare? Il punto di partenza è a Kronberk, presso Nova Gorica. La chiesa del paese può essere raggiunta a piedi, dal centro della vecchia Gorizia, in circa tre quarti d'ora. Occorre un minimo d'attenzione per trovare il bel sentiero che si innalza tortuoso fino al Kekec (dove si può arrivare con minor dispendio di tempo anche in bicicletta e, se proprio non se ne può fare a meno, in auto). Segue un breve tratto di strada asfaltata, poi la salita si fa ripida e davvero ci si trova proiettati in un mondo incantato, nella bellezza della natura e nella dolce voce del silenzio. Dalla cima conviene scendere verso la sella di Grgar. Un primo tratto è quasi pianeggiate, zigzagando tra le antiche trincee, poi il sentiero piega decisamente verso valle. Giunti quasi alla sella, dove è collocato il grande monumento al generale austro-ungarico che ha difeso con i suoi soldati la cime del San Gabriele, si può risalire verso il vicino Monte Santo, oppure piegare a sinistra e con piacevolissimo percorso pianeggiante, ritornare in mezz'ora al Kekec.
E' un buon consiglio per un'uscita di mezza giornata domenicale, anche con la famiglia. Occorrono soltanto un minimo di allenamento, tanta curiosità e possibilmente una buona compagnia (comunque anche una "solitaria" può riservare buone sensazioni e a volte, anche qualche improvvisa emozione (leggi verso dell'orso o qualcosa del genere).Per ulteriori particolari mi permetto di suggerire la lettura del libro "Gorizia fra le nuvole", edito da LEG con splendide foto di Massimo Crivellari. E' scritto come una vera e propria guida escursionistica, ma anche storica e paesaggistica, ai tre monti goriziani, Škabrjel, Monte Santo e Sabotin.
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