sabato 27 novembre 2021

Referendum comunale sulla ciclabile in Corso: sorprendente voglia di democrazia e di partecipazione

In questi fine settimana si raccolgono a Gorizia le firme per la realizzazione del referendum consultivo, con il quale si vuole chiedere un parere ai cittadini intorno al mantenimento delle piste ciclabili sulla sede stradale del Corso Italia. Presso i numerosi banchetti che sono stati predisposti in varie parti della città, il dibattito è stato molto aperto e vivace. 

Molti approvano con convinzione la richiesta, firmano e aggiungono numerose proposte. Altri ritengono un'assurdità il ventilato ritorno sui controviali, senza una misurazione demoscopica della validità o meno della "sperimentazione". Tanti chiedono la rimozione della linea dei parcheggi al centro della carreggiata, qualcuno, più esperto, invoca la messa in opera dell'ormai ventennale e irrealizzato piano del traffico.

Ci sono anche coloro che protestano vivacemente contro l'attuale situazione, tra questi la maggior parte ritiene comunque giusto chiedere un voto, almeno consultivo, ai principali fruitori, ovvero gli abitanti. In questo senso, da parte di qualcuno, ci si è chiesti perché non sia stato direttamente il Comune a promuovere un'indagine sociologica, una volta affermata la volontà di sperimentare e successivamente verificare i risultati. 

Insomma, d'accordo o non d'accordo sulla posizione attuale della ciclabile, la maggior parte degli incontri ha evidenziato un grande desiderio di democrazia diretta. E' l'auspicio di poter "contare" qualcosa, nelle scelte che riguardano ogni cittadino, di poter cioè esprimere una propria idea che in qualche modo raggiunga le aule del Municipio.

La raccolta di firme che sta andando a gonfie vele verso il fatidico traguardo delle 1500 sottoscrizioni, riempie di piacevole sorpresa chi si sta tanto impegnando per raggiungere l'obiettivo. Ciò non tanto o non soltanto per la condivisione di molti, ma soprattutto per la voglia di partecipazione attiva che emerge da tutti i dialoghi. 

"Io non sono d'accordo e voterò no al quesito. Ma condivido pienamente e apprezzo la vostra iniziativa referendaria. E' giusto che almeno qualche volta il cittadino non sia considerato un "numero" chiamato a mettere una crocetta su una scheda una volta ogni cinque anni, ma possa essere ascoltata e possibilmente presa in considerazione, la sua autorevole opinione". Questo è stato il ragionamento ascoltato da molti, questo è il criterio sul quale si misura la salute di una democrazia rappresentativa che, in forza degli statuti e dei regolamenti, "sposa" la partecipazione popolare. 

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