giovedì 25 novembre 2021

Non solo "vincere". Frammenti di idee sulle "amministrative"

"Vincere le elezioni". Questo è l'obiettivo di qualsiasi forza politica, nell'ambito di ogni democrazia rappresentativa. Ciò è tanto più vero in un contesto fortemente maggioritario come quello suggerito dall'attuale sistema elettorale a doppio turno, in uso per le "amministrative". Il ruolo delle opposizioni è ridotto a una presenza poco più che marginale, almeno per ciò che concerne il possibilità di incidenza nelle scelte principali e nei dibattiti nei Consigli Comunali.
Non bisogna dimenticare che i veri "nodi" che determinano la situazione dei cittadini, purtroppo non sono quelli su cui le giunte o le aule consigliari possono interferire. Gli "affari", quelli veri, si determinano nelle cosiddette "partecipate", ovvero nelle Società che gestiscono le fonti di energie o la rimozione dei rifiuti. In quei contesti, la presenza dei rappresentanti delle istituzioni amministrative è quasi sempre formale e la possibilità di un autentico controllo del funzionamento abbastanza remota.
Quindi la questione della rappresentanza riduce in partenza gli oggetti, tanto più che gli enti locali hanno potestà solo regolamentare e dipendono di conseguenza in toto dalle scelte normative e finanziarie delle Regioni e dello Stato. Non a caso si parla di "amministrazione", cioè di capacità di reperimento e utilizzo di fondi, la cui erogazione dipende dalla creatività (leggasi idee) e dalla competenza dei richiedenti.
Altra questione importante è il ruolo dei tecnici, che dal tempo della legge Bassanini ha assunto un'importanza preponderante, rispetto a quello dei politici. Ciò significa che senza la convinzione e l'impegno dei dipendenti dell'Ente non è possibile realizzare alcunché, tanto più in un periodo in cui i fondi non mancano, mentre è del tutto carente, dal punto di vista numerico, il personale chiamato a trasformarli in progetti definitivi ed esecutivi. I "tagli" del recente passato, dei quali alcune amministrazioni si sono perfino vantate, stanno lasciando il loro segno e se ne può facilmente accorgere chiunque abbia a che fare con gli uffici, stracarichi di lavoro e costretti agli straordinari.
Ne consegue che, nella gestione di un Comune, occorrono diverse "competenze". Anzitutto ci vogliono le idee, senza le quali non è possibile progettare o realizzare nulla. Queste presuppongono una sufficiente conoscenza del territorio, unita a una non comune capacità di ascolto delle persone e delle realtà organizzate. In secondo luogo è necessario che ci sia un'ottima collaborazione - piena di rispetto e delicatezza - con gli uffici comunali preposti alla realizzazione delle diverse proposte. Occorre anche che qualcuno abbia non soltanto passione, ma anche una specifica competenza per partecipare in modo efficace ai tavoli di lavoro e ai consigli di amministrazione delle partecipate. Nel caso di Gorizia, è indispensabile la conoscenza della lingua slovena e della lingua inglese per partecipare attivamente alle azioni previste da Nova Gorica, in vista della "capitale europea della Cultura", con una piena consapevolezza della necessità di relazioni costruttive, a tutti i livelli.
In altre parole, alla base di una proposta amministrativa, deve esserci necessariamente una visione culturale, senz'altro ampia e variegata, ma anche sufficientemente condivisa.
Tutto ciò per dire che un progetto politico non può avere come scopo soltanto quello di "vincere le elezioni". Occorre verificare prima se la coalizione di forze che si mettono insieme ha la capacità di generare un progetto che nasca dalla condivisione - almeno a grandi linee - delle idee. Altrimenti sono molto concreti sia il rischio di perdere le elezioni perché gli elettori non comprendono l'idea di fondo, sia quello di vincerle, uscendo di strada alla prima curva, schiacciati da posizioni non abbastanza chiarite in precedenza.
In questo caso, meglio sarebbe offrire nel primo turno elettorale un programma molto chiaro, dettagliato e molto originale, fortemente motivato e motivante dal punto di vista ideale, convergendo nel secondo turno su una candidatura riconosciuta non come il male minore, ma il bene maggiore raggiungibile in quel determinato momento.  

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