venerdì 26 novembre 2021

Ad multos annos, Kulturni dom di Gorizia!

Domani, sabato 27 novembre, il Kulturni dom di Gorizia compie 40 anni.

Correva l'anno 1981. Ronald Reagan era stato appena eletto presidente degli Stati Uniti, c'era ovviamente l'Unione Sovietica (URSS), della quale era ancora presidente Leonid Breznev. In Egitto Sadat era stato ucciso e il suo posto era stato preso da Hosni Mubarak. Papa Wojtyla, il 13 maggio, era stato ferito da Ali Agca. La Comunità Europea aveva raggiunto i dieci membri, con l’entrata della Grecia. Presidente della Repubblica era l’indimenticabile Sandro Pertini, nella seconda parte dell’anno era Capo del Governo Giovanni Spadolini. Sindaco di Gorizia era Antonio Scarano, Jože Šušmelj di Nova Gorica e circondario. La Jugoslavija, un anno prima, aveva dato l'ultimo saluto a Tito e aveva intrapreso il decennale processo che l'avrebbe portata alla disgregazione. L’Arcidiocesi e la città di Gorizia all’inizio dell’anno avevano perso improvvisamente l’illuminato Arcivescovo Pietro Cocolin, sostituito fino al gennaio successivo dal Vicario capitolare Luigi Ristits.

L'edificio del Kulturni dom è cresciuto in pochi anni, trasformando il panorama della Piazzutta, proprio accanto al luogo dove sorgeva un tempo l'antico ponte sul Corno, protetto da una tuttora esistente statua di Giovanni Nepomuceno. Dal sovrastante palazzo del Seminario Arcivescovile e dalla nuova Casa dello Studente, osservando i lavori che si protraevano rapidamente, ci si chiedeva cosa stesse sorgendo, lo si sentiva come un luogo fisicamente vicino ma ideologicamente distante, parte di un'altra e diversa città. 

In realtà, appena inaugurata, la "Casa della cultura slovena" si è immediatamente caratterizzata per l'alta qualità delle proposte, sia in campo musicale che teatrale e cinematografico. In quel periodo, si andava al Kulturni per ascoltare e vedere ciò che nessun altro centro, in città, era in grado di offrire. Ricordo come, rientrato dal periodo di studio a Roma nel 1987, abituato alle offerte culturali della Capitale, fossi rimasto sorpreso dal trovare le stesse proposte nella ben più piccola e marginale Gorizia.

Con lo storico direttore e poi presidente Igor Komel, il centro culturale si è trasformato un po' alla volta in vero e proprio "dom". Con questo termine sloveno, derivato dal latino "domus", cioè "casa", intesa come un tetto sotto il quale tutti possono essere accolti, tanti hanno potuto esprimere liberamente le proprie convinzioni nelle diverse lingue che caratterizzano il territorio Goriziano. In questo modo, la Cultura Slovena ha aperto il proprio spazio a quella Italiana e a quella Friulana, senza dimenticare tutte le altre realtà nazionali e internazionali, nel cuore della nuova Europa. Ciò è stato senz'altro facilitato dal fatto che, nel periodo in cui il grande Teatro Verdi era in fase di ricostruzione, a metà degli anni '90, il Kulturni dom fosse diventato il principale centro di riferimento artistico della zona. Ma è stato reso senz'altro possibile soprattutto da una precisa scelta di apertura. di collaborazione e solidarietà che lo ha portato a diventare un insostituibile luogo di amicizia e fraternità fra persone, popoli e nazioni.

Ne è passata tanta di acqua in questi 40 anni, sotto l'asfalto che ricopre il fiume Corno e la grande Storia è transitata di nuovo più volte, splendendo del sole della pace, in una terra troppo insanguinata dalle guerre del XX secolo. I muri e i reticolati di confine sono stati progressivamente smantellati. Come dimenticare la notte del Primo Maggio 2004, con la celebrazione dell'ingresso della Slovenia in Unione Europea, nella Piazza della Transalpina/trg Evrope? O la notte precedente il Natale 2007, zigzagando tra le antiche casermette di frontiera, ormai liberate da sbarre e impedimenti? In questo mondo nuovo, non certo privo di nuove problematiche e preoccupazioni planetarie, il Kulturni dom ha avuto un ruolo determinante, ha seguito una vocazione la cui forza non è certo venuta meno. Anche in questo difficile tempo di pandemia, con le questioni sanitarie e sociali delle quali ancora non si intravvedono gli sviluppi e le conseguenze, la nostra "domus" continua ad avere il coraggio e l'intelligenza di riproporre la Cultura, come strumento di elevazione e aggregazione, porto sicuro dove affrontare le tempeste del presente e trovare l'iniziativa creativa per procedere verso il futuro. Un futuro che sembra particolarmente avvincente, in vista della preparazione e celebrazione del 2025, quando Nova Gorica, con il supporto di Gorizia, sarà capitale europea della Cultura.

Ad multos annos, Kulturni dom di Gorizia!

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