martedì 2 novembre 2021

Pensieri del 2 novembre

Mentre le foglie, dopo aver offerto il miglior spettacolo di colori autunnali, cadono per terra riempiendo strade e marciapiedi di un manto scivoloso e malinconico, si celebrano i riti dedicati alla memoria di coloro che hanno già terminato il loro cammino nella Vita.
Volto dell'uomo, crocifisso ligneo sulla via del Lussari
E' un ricordo antico, fortemente legato ai ritmi della natura, fondato sull'arcano desiderio - confinante con l'oscuro terrore - di poter, almeno per un istante, ritrovare gli affetti irrimediabilmente perduti.
Si tratta di qualche momento di preghiera o di dolce pensiero, poi tutto torna nel ritmo ordinario e le riflessioni più intense si stemperano nella monotona ripetizione della quotidianità.
Si squarcia il velo della distrazione e ci si rende conto della più ovvia e della più misteriosa realtà. Siamo mortali e l'esistenza è una linea che scorre in un binario che ha un suo inizio e una sua fine. C'è un limite davanti a noi che irride alla volontà di potenza con una tale profondità da costringerci a relegarlo nello spazio dell'oblio. Si è in cammino verso un con-fine, una linea di demarcazione oltre la quale non si sa cosa ci sia, se non un qualcosa che sfugge totalmente alle potenzialità della coscienza e alle categorie della ragione. Al di là dello spazi e al di là del tempo, l'inconcepibile ni-ente o l'inafferrabile infinita eternità.
Eppure, nella post modernità caratterizzata da un pensiero che è diventato dominatore di ogni anche minimo aspetto, la morte rimane lo spazio del non-detto e non-dicibili, della frontiera della nostra - riconosciamolo! - limitata intelligenza. La morte è la porta verso il non essere, l'unico spazio inesplorato e probabilmente inesplorabile dalla mente umana che forse un giorno raggiungerà le galassie più lontane inventando veicoli in grado di raggiungere la velocità della luce. 
La ragione ha riempito tutto, ma non ciò che è oltre. E per questo il punto di arrivo illumina con la sua luce od oscura con la sua ombra ogni frammento precedente, dal momento del concepimento all'ultimo respiro. La paura o il fascino del tristo mietitore danno senso al rischio e offrono spessore all'amore, incentivano la passione e suscitano l'eroismo, si presentano come via di uscita inattesa alla disperazione, attanagliano con la loro presa il cuore ottuso di chi è immerso nella sfera del consumo.
Siamo mortali o forse parte di un cosmo immortale. Forse ci siamo sempre stati, nel gioco apparentemente eterno degli universi paralleli. O forse siamo stati gettati nel tempo, come dadi di un infinito, apparentemente insensato gioco divino. O ancora ci sentiamo accompagnati, nel passaggio dalla Vita alla Morte, dallo sguardo umile e amorevole dell'uomo crocifisso. Non è un happy end fuori contesto, ma la manifestazione di un Amore che trascende, qui e ora, ma anche ovunque e per sempre. Ben al di là di ogni ragionamento... 

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