La casa natale di Simon Gregorčič a Vrsno |
Nato a Vrsno, nel 1844, ha vissuto i primi anni della sua vita sotto l'ombra del Krn, l'inconfondibile, bella montagna visibile da ogni angola della pianura friulana.
Hanno visto la sua infanzia e l'adolescenza i verdi pascoli, sotto quello che gli italiani ribattezzarono Monte Nero, forse per ricordare le migliaia di morti, subito dopo l'intervento nella prima guerra mondiale, forse per un errore di traduzione, confondendo Krn con Črn.
E' partito presto dai suoi monti e dalla sua Soča, il meraviglioso Isonzo al quale ha dedicato il suo più celebre poeta. Ha raggiunto Gorizia, frequentato il Seminario, studiato la filosofia e la teologia. Ed è stato parroco. Sono numerosi i segni della sua presenza, in particolare a Brajnik, vicino a Dornberk e nella parrocchia di Gradiška pri Prvačini.
Spirito religioso e profondamente umano, ha vissuto e cantato l'Amore. Ha raccontato nei suoi versi la struggente nostalgia per la Natura, la dolcezza del più naturale degli affetti, la passione per la patria slovena. E' stato inquieto cantore della Bellezza e profetico visionario, pronosticando l'avvicinarsi della tragedia della prima guerra mondiale, che avrebbe colorato di sangue lo smeraldo del fiume, "meravigliosa figlia (in sloveno il nome Soča è femminile) delle montagne".
E' morto a Gorizia, il 24 novembre 1906. L'attenzione e la simpatia suscitate dalla sua presenza sono state dimostrate dal funerale. Le cronache del tempo raccontano, con una giustificata esagerazione, di un corteo lunghissimo, dal capoluogo isontino fino al paese natale e alla chiesa di San Lorenzo, dove è stato sepolto, là dove il sottofondo musicale è offerto dallo scorrere saltellante del fiume da lui tanto ricordato.
Lo si ricorda ancora, nel racconto tramandato da nonni a genitori e da genitori a figli. Simon Gregorčič parla ancora, intensamente, ai paesi dell'alta valle, a quelli della Vipava, alla Slovenia intera che gli ha attribuito il soprannome di "usignolo del Goriziano".
Il monumento (Giardini) |
E' incredibile che una figura così importante per la storia e l'arte del territorio non meriti neppure l'intitolazione di una via, nella città che l'ha visto sacerdote, artista e poeta. Arriverà il giorno in cui le decine di strade di Gorizia che ricordano le battaglie della prima guerra mondiale, diventeranno invece occasione di memoria delle donne e degli uomini che hanno comunicato pensieri e opere di bellezza, giustizia e pace?
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