venerdì 6 maggio 2022

Pensieri di un camoscio errante

Ecco, sono arrivato quassù. Mi fermo un attimo, volto la testa e guardo indietro. Ci sono solo rocce, abissi che sprofondano nell'ombra, minuscoli sentieri e balze coperte di fragile ghiaia.

E' bello saltare da una cengia all'altra, provare quell'istante di ansia che ti soffoca il cuore, quando non sai se la zampa resterà stabile su quella cornice, se quella neve sopravvissuta all'estate non ti farà scivolare.

Immagino un ultimo passo in avanti, le gambe trasformate in ali e l'inizio di un lungo volo, scrutando dall'alto i segreti irrisolti della parete alpina.

Conosco i miei limiti, so bene che non potrò mai sfidare il vento che ripulisce i sassi frammentati delle cime. Non ho paura del vuoto, ma accetto che a segnare il mio destino sia la forza di gravità.

Non mi sento solo, ci sono altri amici che sfidano l'impossibile, celebrano ogni giorno la maestà della Vita. Gareggiamo nello spingerci sempre più in là, fino al momento segnato dal destino, il giorno dell'abisso, dell'errore fatale o dell'incontro con ciò che avevamo sempre desiderato e temuto.

A volte ci amiamo, altre volte ci scontriamo e lo schianto delle corna produce un sinistro rumore che riecheggia lugubre fino alla valle lontana. Pretendiamo la felicità, il diritto di esserci che la Natura ha assegnato a ognuno di noi. Stranamente qualche volta qualcosa ci spinge a soffocare la gioia dell'altro.

Ci vogliamo bene poi ci odiamo, combattiamo e torniamo a volerci bene, in un ciclo ininterrotto, ieri toccava ai genitori, oggi a noi, domani ai figli e così via, fino a quando chissà.

Fino a quando il Sole spegnerà la sua luce, il cielo azzurro piomberà sulla terra e la soffocherà nell'ultimo respiro anelante ancora Amore infinito e Bellezza eterna.

Ora basta pensare, con un balzo provo a raggiungere lo sperone superiore. Se ci riesco...

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