mercoledì 4 maggio 2022

"Piccolo corpo", grandissimo film

 

Piccolo corpo è un grande film del 2021, della giovane regista Laura Samani, nota a Gorizia per la sua costante collaborazione in occasione dell'annuale Premio Amidei. Ha vinto proprio ieri il prestigioso premio David di Donatello.

In un clima di pura poesia, si svolge una storia che sembra essere senza spazio e senza tempo, pur svolgendosi in un periodo culturalmente riconoscibile e in un territorio chiaramente individuabile.

Il passato è tutto nella storia, una vicenda che fa venire alla mente tradizioni ben note nel Friuli, in particolare le leggende legate a chiesette miracolose dove i bambini morti prima di essere battezzati, risuscitano per il tempo necessario a dare a essi un nome e a liberarli dalla condanna del limbo. La sensazione opprimente di regole umane e di riti religiosi la cui memoria sopravvive ancora nelle persone più anziane, viene cancellata dalla determinazione eroica della protagonista. Contro quasi tutto e tutti, essa affronta un viaggio difficile, dall'esito imprevedibile, incrociando tipologie di umanità sempre cariche di una forza inquietante, a volte indisponente, a volte accogliente. La sua immensa solitudine non è alleviata da nessun incontro, neppure quello con un'altrettanto misteriosa amica/amico che l'accompagna lungo il cammino senza riuscire a penetrare nel suo sconvolgente segreto. L'unica vera compagnia è il "piccolo corpo", vero co-protagonista della vicenda, centro di gravità di un'opera che svela nascondendo e che nasconde svelando.

Particolarmente interessante, senza scendere troppo in dettagli e lasciando allo spettatore la scoperta di tanti piccoli quadretti che coinvolgono e avvincono, rendendolo emozionato, commosso e partecipe, con il fiato ininterrottamente sospeso, del dramma, è l'ambientazione. La prime scene richiamano le isole della Laguna, con alcune suggestioni che ricordano la Medea di Pasolini. Quelle girate nella Bassa Friulana evocano inevitabilmente i contadini di Ermanno Olmi ma anche gli indimenticabili "ultimi" del friulano David Maria Turoldo. Gli incontri lungo il percorso verso il nord sembrano echeggiare le suggestioni dello Specchio di Tarkovskj o del Paradzanov della "Fortezza di Surami", mentre i passaggi onirici possono in qualche modo avvicinare il pensiero al piccolo uomo della grandi pianure di Akiro Kurosawa. Ma tutti questi riferimenti a Maestri indiscussi del cinema del XX secolo, non tolgono nulla all'assoluta originalità e alla straordinaria creatività della Samani, aiutata dall'affascinante recitazione dei suoi giovanissimi attori, Celeste Cescutti e Ondina Quadri.

Una nota va anche alle lingue. Si sente parlare il graèsano mescolato al veneto, il friulano legato a un faticoso italiano lontano dall'ufficialità, lo sloveno classico e quello delle valli orientali e carniche, un omaggio alla bellezza della diversità che caratterizza la nostra terra, ma anche un inno alla fatica e alla laboriosità di chi deve ricavare con molto sudore della fronte il minimo necessario per vivere e sopravvivere.

Insomma, un film affascinante, che merita il David di Donatello ricevuto ieri in Sicilia, gli apprezzamenti alla Settimana della critica al Festival di Cannes, l'entusiasmo del pubblico al Trieste film festival e nelle programmazioni che si sono susseguite in tutte le città d'Italia. In ogni caso, da non perdere!

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