Richiedenti asilo a Gorizia, settembre 2017 |
Premessa indispensabile, visti i tempi, per questo e
per i prossimi interventi, fino al 26 giugno. Questo post viene scritto su un
blog giornalistico individuale, da libero cittadino non iscritto ad alcun
partito e non candidato alle prossime elezioni comunali. (ab)
Sono passati quasi cinque anni, ogni volta che si attraversa
Galleria Bombi a Gorizia, non si può non pensare alla scandalosa situazione di
tante persone migranti, costrette a soggiornarvi per un paio di mesi.
Non c’erano andati per piacere, ma perché non si era saputo
affrontare la questione, proponendo altri alloggi confortevoli. Non erano in
città per creare problemi, meno che meno perché invitati da chi poi ha cercato
di dare loro una mano, ma perché in quel periodo era presente proprio a Gorizia
una delle tre commissioni che in quel tempo – correva l’estate 2017 - erano
dedicate alla verifica dei requisiti della richiesta d’asilo.
Senza l’intervento del volontariato nella galleria Bombi,
gli “ospiti”, privati perfino della possibilità di attingere acqua alle
fontanelle della piazza, avrebbero concretamente rischiato di morire di fame o
di freddo, abbandonati completamente a sé stessi. Sarebbe stato opportuno
ringraziare, se non premiare, coloro che, mossi da molte e diverse fedi civili
e religiose, hanno investito tante energie fisiche e materiali per dimostrare
umanità e solidarietà. Essi hanno evitato a Gorizia una vergogna di livello
mondiale.
Le commissioni sono state moltiplicate e trasferite altrove
per esigenze logistiche dovute all’aumento delle richieste in quegli anni e anche
grazie all’intervento di tanti esponenti dei mondi associativi, culturali e
politici regionali. Peccato per Gorizia, dimostratasi incapace di affrontare la
situazione e di accogliere in modo degno – nelle sue tante strutture e nelle
migliaia di alloggi sfitti dalle finestre serrate - un centinaio di persone.
Bene per i nuovi venuti che, nel bene o comunque nel meglio, hanno trovato
altrove quelle risposte alle loro domande che il mondo goriziano non ha saputo
o voluto dare.
Non dimentichiamo che l’Europa ha scelto Nova Gorica e di conseguenza Gorizia, come capitale della Cultura proprio immaginando l’originalità e la specificità di un territorio unito nella diversità, pluriculturale e plurilingue, dove sperimentare autentici percorsi politici orientati all’amicizia fra i popoli, alla solidarietà, all’accoglienza fraterna e alla condivisione dei problemi del mondo, all’autentica giustizia e alla pace.
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