Chi propone di realizzare ciò che già da anni avrebbe dovuto essere progettato ed eseguito, lo fa perché crede in una concezione sostenibile ed ecologica. La mobilità a piedi e in bicicletta, infatti, favorisce i contatti tra le persone, abbatte il sempre più preoccupante inquinamento, consente anche ai bambini di potersi muovere senza pericolo e naturalmente riduce la minaccia di un traffico automobilistico sempre più invasivo. Inoltre, come dimostrato da tutte le zone a traffico limitato in Italia e in Europa, ci sono numerose conseguenze benefiche collaterali. Il piacere di uscire a piedi o in bici incentiva la frequente "gita" in centro, a tutto beneficio del commercio minuto, oltremodo penalizzato dalla grande distribuzione. Se ne è già parlato abbondantemente, ma vale la pena di ricordare anche le ricadute su un turismo sempre più ricercato e apprezzato, quello appunto alla ricerca di percorsi ciclabili e pedonabili di alto valore paesaggistico e storico. Verso il 2025, quale proposta migliore che quella di un itinerario sull'Isonzo/Soča, dalla sorgente alla foce oppure di un'"Alta via" dei monti goriziani sopra la magnifica Vipavška dolina?
Ecco allora che la realizzazione del già progettato ponte sulla ferrovia a Campagnuzza, la conclusione dei lavori sulla passerella di Salcano e la sistemazione dell'ossatura principale tra le due stazioni di Gorizia e Nova Gorica non sono frutto della fantasia di chi ama pedalare o camminare, ma sono l'espressione di un'ampia e generale concezione del vivere insieme in città e di una visione moderna e innovativa delle attività produttive territoriali.
Al di là delle ondivaghe scelte dell'attuale amministrazione comunale e del destino del referendum "apprezzato" da quasi 1700 sottoscrittori rigorosamente residenti, occorrono scelte sapientemente coraggiose a favore di una città che con i fatti e non solo a parole, metta al centro della sua attenzione la "persona", la sua salute, il suo benessere fisico, relazionale e psichico.
In attesa di futuri auspicati sviluppi, si prende atto che la fine della "sperimentazione" dei mesi scorsi ha comportato la cancellazione non solo della pista ciclabile sulla carreggiata principale, ma anche di quella già esistente sui controviali. Come infatti si può facilmente constatare dalla fotografia, non esiste più neppure l'antica "ciclabile" sulla parte più "logica" del controviale ovest, da San Giusto fino al Palazzo della Provincia. Parafrasando un famoso detto popolare, insieme al bambino (il neonato esperimento) è stata gettata via anche l'acqua sporca (la non ideale, ma almeno esistente situazione precedente). E i ciclisti si trovano tra Scilla (portiere che si aprono improvvisamente) e Cariddi (automobilisti impazienti che si arrabbiano per la lentezza dei malcapitati a due ruote). Quanto durerà questa pericolosa contingenza?
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