Firenze, Cappella Brancacci |
Una risposta potrebbe essere cercata nel concetto di "corpo". Tutto si può discutere, cercando convergenze o approfondendo divergenze, ma quando le questioni toccano il nostro "corpo" improvvisamente si alza il livello dello scontro. Ciascuno ritiene indispensabile difendere il proprio corpo e ritiene pericolosa una qualsiasi legge dello Stato che pretenda di interferire sulla gestione del proprio corpo.
Chi non vuole essere vaccinato ritiene che uno Stato non debba imporre al cittadino un intervento che comporti l'inserimento nel corpo di sostanze indesiderate. Chi pretende l'obbligo vaccinale ritiene che lo Stato abbia anche il dovere di proteggere i corpi da un possibile contagio batterico o virale. In un caso o nell'altro, la preoccupazione è quella che il corpo entri in sofferenza e che quindi non possa più essere efficiente. Da una parte si dice che "il corpo è mio e lo gestisco io", dall'altra che esiste una scienza superiore al parere individuale che in certi casi può giustificare l'intervento coercitivo dello Stato.
Perché si ritiene che sia così importante salvaguardare la salute del proprio corpo? Perché il corpo, finche ospita la Vita, è parte integrante della soggettività e fondamentale, se non addirittura unico ambito della comunicazione spazio temporale. In altre parole, è vero che il concetto di persona non può essere esclusivamente ridotto all'elemento corporale, ma è altrettanto vero che non esiste altra possibilità di identificazione e di caratterizzazione dell'"io" e della relazione dell'io con il "tu", l'"egli", il "noi", il "voi" e il "loro" (aggiungendo l'intuizione greca antica e slovena moderna del duale "noi due", "voi due" e "loro due"), che non sia condizionata da esso.
Intervenire sul corpo significa irrompere nella sfera più intima e più profonda del soggetto. La manipolazione del corpo, indipendente dalla libera volontà della persona, è sempre un atto di violenza, anche quando viene realizzata "a fin di bene". Se in certi contesti e nella concezione ordinaria della cultura contemporanea è facile distinguere il fin di bene dall'esplicita volontà di violare i diritti umani, la questione resta inevitabilmente aperta. Crea ovviamente orrore il pensiero della guerra, del genocidio, del femminicidio, dello stupro, cioè della violazione devastante del corpo dell'altro. Non c'è nessuna persona che abbia un minimo di capacità razionale che non ritenga indispensabile la legge che punisca questi crimini, forse perfino chi li compie si rende conto dell'ingiustizia e prova istintiva vergogna, trincerandosi dietro all'ingiustificabile "obbedienza agli ordini" o a presunte "finalità superiori".
Diverso è il caso in cui sia molto meno semplice distinguere ciò che è "bene" e ciò che è "male", soprattutto nel caso in cui la gigantesca alluvione di informazioni che i mezzi attuali rendono possibile renda quasi inaccessibile al singolo un giudizio di verità e di libertà. Che fare in questa situazione? Torna nel sottofondo il dibattito decisivo tra oggettivismo e soggettivismo, dal quale dipendono anche le visioni del mondo, etiche e politiche, del nostro tempo.
Il dibattito sarà molto interessante. Nel giro di poche settimane, se non giorni, la situazione tornerà alla completa normalità e non ci sarà più alcuna penalizzazione per i non vaccinati che usciranno da questa vicenda avendo raggiunto il proprio scopo, ma a un prezzo molto caro, almeno quelli sopravvissuti. Sarà necessario riprendere con maggior serenità il tema, perché effettivamente - la si pensi come si vuole rispetto ai vaccini e agli obblighi conseguenti - la delega allo Stato dell'intervento sul corpo del cittadino può essere a lungo andare (e forse neanche troppo lungo) senz'altro problematica se non pericolosa. Da riflettere...
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