martedì 22 febbraio 2022

Un gioiellino da salvare...

La figura dell'angelo è talmente imponente da oscurare l'immagine più importante. Con le sue braccia forti, anche se di bambino, sostiene una cornice di rose all'interno della quale campeggia la Madre con il Figlio Gesù. Dalla loro testa scaturiscono aureole che irraggiano la luce del Sole divino. Altri angioletti stanno a guardare, due in alto si affacciano come quelli del Mantegna nella stanza degli sposi di Mantova, uno ha le ali a forma di cartiglio poco sopra la testa della Madonna e un altro è rimasto semi schiacciato dai fiori di marmo e sembra cercar di scaturire dalla testa del primo...

L'anno di realizzazione è il 1705. Si è in Via della Cappella, presso l'incrocio con la Via del Poligono, a cinquanta metri dal confine più poetico dell"a" due città. Nonostante diversi restauri, anche recenti, il monumento non è in buone condizioni. E' uno dei tanti gioiellini di Gorizia e si trova su una via di pellegrinaggio. Non è un grande cammino, una mezz'ora al massimo, dal Travnik al Colle della Kostanjevica, là dove riposano Carlo X e gli ultimi esponenti della corte imperiale di Francia.

Interessante la scritta, delicatamente indicata dal piede in libertà dell'angelo. SISTE VIATOR (Fermati, viandante!) HIC AGE GRATIAS (Qui rendi grazie) VEL PETE GRATIAS (Oppure domanda grazie) IESUM ADORA (Adora Gesù) MARIAM EXORA (Prega Maria) DIC MATER AVE (Pronuncia un "Ave, Madre") UT TE LIBERET (Affinché ti liberi).

La preghiera è prima di tutto ringraziamento, ovvero consapevolezza e gratitudine dell'"esserci". Poi è anche richiesta, cioè l'umiltà di chi sa di non  essere onnipotente. Solo il divino Iesus può essere degno di "adorazione", la Madre indica il cammino e accoglie l'invocazione del pellegrino. L'esito della preghiera non è il suo esaudimento, ma la LIBERTA' (ut te liberet) da tutto ciò che tine l'essere umano in schiavitù.

Ecco. è un piccolo, dolce capolavoro dal salvare, testimonianza residua di una fede intensa e popolare che rischia di scomparire per sempre nel vortice inarrestabile della post-modernità.

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