Anche la scelta dell’inno nazionale si adegua a questa impostazione.
Il titolo è Zdravljica, in italiano Brindisi. L’autore è proprio Prešeren che nelle sette strofe vuole esaltare la grandezza dei valori della patria e la bellezza di una vita trascorsa nella gioia dello stare insieme. Vale la pena di riportare la parte che viene cantata nelle occasioni solenni, un auspicio di speranza e fratellanza tra tutti i popoli: Vivano tutti i popoli/ che anelano al giorno/in cu la discordia verrà sradicata dal mondo/e in cui ogni nostro connazionale/sarà libero/e in cui il vicino/non un diavolo sarà, ma un amico.
Fin qua l’augurio universale di pace. Molti goriziani ormai lo conoscono, anche senza parlare la lingua slovena. Ma non tutti sanno che in qualche modo la composizione ha a che fare con il nostro territorio.
Per sapere perché, occorre andare a Podnanos, un interessante paese nell’alta Vipavška dolina, come dice il nome, ai piedi del monte Nanos, una trentina di chilometri da Gorizia, sulla strada che conduce a Lubiana, molto frequentata prima dell’inaugurazione dell’autostrada. Chiamato un tempo San Vito di Vipacco, ha visto nascere o esercitare il proprio servizio personalità importanti, tra le quali in particolare sono da annoverare due sacerdoti.
Il primo, in ordine di apparizione, è Matija Vertovec (1784-1851). Come molti preti sloveni vissuti nell’Arcidiocesi di Gorizia in territorio asburgico, si è distinto non soltanto come “pastore d’anime”, ma anche come scienziato e insegnante. Aveva compiuto approfonditi studi di storia, letteratura, astronomia, filosofia e teologia. Parlava correntemente cinque lingue e soprattutto conosceva i segreti dell’agronomia. Parroco a Podnanos negli ultimi 38 anni della sua esistenza, aveva insegnato alla gente come coltivare la vite e produrre il vino nel migliore dei modi, avviando la tradizione vinicola che ha portato in particolare i “bianchi” del Vipacco a una fama internazionale che non si è affievolita fino i nostri giorni. Nel 1843 Vertovec scrive un articolo su una prestigiosa rivista slovena, nel quale invita i poeti a dedicare un’ode al lavoro del viticoltore, al vino e alla civiltà di gioia e di pace che un corale brindisi può contribuire a edificare. France Prešeren, sollecitato proprio da tale articolo, scrive un anno dopo la famosa poesia. Ed ecco a noi le parole dell’inno nazionale sloveno!
E la musica?
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