domenica 27 febbraio 2022

E se si riconciliassero, i Cattolici "uniati" di Ucraina e gli Ortodossi di Russia?

Giovanni Kuncewics, san Giosafat
Si parla molto di Putin e di Zelens'kyj, di Biden e di Stoltenberg, ma da che parte stanno i popoli di Ucraina e di Russia? 

Bene ha fatto Papa Francesco a farsi ricevere presso l'ambasciata di Russia presso la Santa Sede. "Per quello che posso", ha detto inoltre, si è anche proposto come mediatore nel grave conflitto tra Russia e Ucraina. 

"Per quello che posso"... In realtà può molto, anche se il suo compito è senz'altro particolarmente delicato, non tanto per i ripetuti e un po' rituali appelli a favore della pace, quanto per un necessario intervento diretto nei confronti dei cattolici di Ucraina e per un'auspicabile accelerazione del dialogo con gli ortodossi russi. 

Infatti storicamente il Papato non è neutrale, ma è parte in causa. Certo, le ragioni o disragioni di questa guerra sfuggono all'osservazione anche dei più preparati e competenti esperti. Tuttavia c'è un aspetto propriamente storico che non deve essere sottovalutato. In Ucraina ci sono i cattolici di rito orientale, i cosiddetti "uniati". Essi nel XVII secolo lasciarono la chiesa autocefala ortodossa russa per dichiarare la propria obbedienza al Papa, ottenendo in cambio un particolare diritto canonico, con alcune prerogative che li distinguono dai cattolici "latini". Il più noto, ma non l'unico elemento distintivo, è l'ammissione al sacramento dell'ordine (al sacerdozio ministeriale) di uomini sposati. Talmente importante è stato per loro questo "passaggio" al cattolicesimo  che il principale artefice della ri-unione, sei secoli dopo lo scisma del 1054, Giovanni Kuncewics, non esitò ad accettare il martirio, da parte degli ortodossi rimasti fedeli alla "madre Russia", pur di rimanere fedele alla causa. E' venerato come santo dall'intera chiesa cattolica, latina e ovviamente orientale.

Certo, è vero che le dinamiche della post-modernità presentano aspetti che possono oscurare elementi un tempo molto più importanti e incisivi sullo scacchiere internazionale. Tuttavia non si può sottovalutare la fede del popolo che ancora coinvolge milioni di ucraini e bielorussi, abitanti dell'antica Rutenia. Così come non si può dimenticare come in questo e in altri casi la specificità del fattore religioso crea ancora oggi un profondo e radicato senso di appartenenza, ancor più rafforzato dalle persecuzioni subite nel corso della storia dell'Unione Sovietica. Come non tener conto di questa consapevolezza che contesta a Putin l'idea che l'Ucraina (meglio dire in questo caso la Rutenia!) sia soltanto una parte della Russia e che rafforza fortemente il sentimento antirusso e anche anti-ortodosso?

Per questi motivi Papa Francesco potrebbe realizzare un'efficace opera di mediazione soltanto convincendo i Vescovi uniati dell'Ucraina a togliere ogni appoggio e a ridurre a migliori consigli l'attuale Presidente Zelens'kyj, invocando il totale rispetto delle comunità russe presenti nello Stato. E invitando il Patriarca di Mosca Kiril a fare altrettanto con Putin. Non c'è momento più urgente e opportuno, nel quale le due confessioni cristiane possano trovare un punto di incontro, dopo un periodo non particolarmente entusiasmante per ciò che concerne i rapporti ecumenici tra cattolici e ortodossi. Quindi, al di là di gesti più o meno efficaci, il Vescovo di Roma e il Patriarca della Chiesa autocefala di Mosca, potrebbero parlare, con forza, efficacia e precisione, ai rispettivi fedeli cattolici uniati di Ucraina e ortodossi di Russia. L'esplicita condanna congiunta della guerra e l'invito a ricercare soluzioni eque e rispettose da entrambe le parti potrebbe avere un'enorme importanza per due Nazioni la cui base popolare è ancora fortemente influenzata dall'appartenenza religiosa.

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