Una parte dei partecipanti al workshop, presso units a Gorizia |
Procedendo da un'analisi dei concetti di "limes" e "finis", sei relatori - docenti italiani e sloveni impegnati "sul confine" - hanno introdotto il tema da un punto di vista teorico e da quello dell'approfondimento relativo allo specifico "caso" della zona tra il valico del Rafut e quello di Via San Gabriele/Erjavčeva ulica.
Gli studenti sono stati poi i protagonisti della mattinata finale, aperta a tutto il pubblico goriziano. Con l'aiuto della prof.ssa Elisa Polo, sono stati avviati cinque tavoli congiunti di approfondimento, dedicati all'integrazione intercittadina, alla valorizzazione dell'ambiente naturale, alle infrastrutture, alla progettazione partecipata e naturalmente alla Cultura.
E' sorprendente constatare quante idee possono scaturire da poche persone che si parlano e ascoltano reciprocamente, procedendo da criteri scientifici che costituiscono come dei paracarri all'interno dei quali la creatività di ciascuno diventa patrimonio di ricchezza per l'intera comunità. Una decina tra cittadine e cittadini si è così confrontata con i giovani futuri architetti, rilevando criticità, proposte per superarle e immaginando un futuro sostenibile per questo territorio "di confine".
Senza voler criticare nessuno, a tutti i partecipanti queste poche ore di lavoro sono sembrate un vero e proprio confronto autenticamente politico, con la composizione di un'"agenda" di temi, urgenze e prospettive da sottoporre al vaglio di chi sarà chiamato ad amministrare la/le città nei prossimi anni. Si è parlato anzitutto di cultura - intesa nello specifico come valorizzazione di tutte le tante diverse culture - come fondamento di tutte le scelte conseguenti i ogni ambito. Si è sottolineata la necessità dell'apprendimento delle lingue, con corsi curriculari in tutte le scuole e proposte efficaci per adulti. Si è auspicata una progettazione comune dell'urbanistica e della viabilità del futuro, procedendo proprio dalla necessità ornai imprescindibile di pensare e pensarsi insieme. Ovviamente si è insistito sulla necessità di creare spazi di movimento ecologici e in grado di favorire gli incontri tra le persone, approvando con convinzione le idee che suppongono un collegamento ciclabile tra le due stazioni delle/della città. Si è parlato di infrastrutture, dell'utilità del GECT/EZPS, della Capitale europea della Cultura, del compito degli istituti accademici, in modo particolare si è accentuata la ricerca di modalità innovative di partecipazione alla progettazione e gestione del bene comune e dei beni comuni. Si è fortemente sottolineata la necessità che ogni cittadina e cittadino si sentano non solo ascoltati, ma anche resi protagonisti della "città futura". Molto interessante è stato l'accento posto sulla Natura nella quale è immerso il Goriziano, al punto da poter immaginare una pianificazione che collochi in primo piano l'ambiente, individuando in esso anche gli elementi antropici da collocare in modo armonico e non viceversa.
Insomma, sono stati giorni di grande confronto e conforto, l'ennesima dimostrazione di quanto sia importante uscire dalle solite stanze di piccoli anacronistici poteri per ascoltare le istanze e le sollecitazioni di mondi più mentalmente "giovani", come quello delle università e degli istituti di ricerca sociologica e scientifica.
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