Auguri a Sergio Mattarella, vecchio e nuovo Presidente della Repubblica.
Tutti gli altri sono perdenti, dal momento che l'unica soluzione che hanno individuato è stata quella di rinviare di un anno le decisioni, sperando in questo modo di garantire lo status quo. Mille delegati, rappresentanti del popolo, non sono riusciti a trovare un accordo su un nome condiviso e hanno ripiegato su una fragile sicurezza, costringendo lo stesso Capo dello Stato a rimangiarsi le sue stesse parole. Aveva più volte espresso la propria contrarietà a un bis, soprattutto sostenendo che una tale scelta avrebbe portato l'eccezione a diventare regola. La sua accettazione oggi può denotare forse senso di responsabilità (ma di fronte a chi?) o anche castagne tolte dal fuoco della politica italica, ma appare anche come un segnale personale di debolezza o di sfiducia che non può che essere preoccupante.
La grande maggioranza del Parlamento è unanime nell'osannare questa (non) soluzione, così come lo è nell'incensare il forte, fin troppo forte capo del governo targato bilderberg. L'impressione è che nessuno voglia andare a casa un anno prima, stante la difficoltà di una rielezione nel prossimo Parlamento "ridotto" e gli ancora astronomici, scandalosi stipendi mensili. Un'altra impressione è quella di un'abissale distanza tra la vita ordinaria della gente, ai limiti del soffocamento tra regole anticovid, chiusure di locali, crisi economica e un Palazzo incapace di decidere una linea alternativa all'asse dominante, totalmente diverso da quello indicato dagli elettori nelle votazioni del 2017.
A questo punto, con un simile Parlamento, prima ci saranno le elezioni, meglio sarà. Anche perché, se è vero che Mattarella potrà offrire ancora qualche saggio della sua prudente competenza presidenziale, l'entusiasmo dei Di Maio e dei Salvini dovrà essere in qualche modo ripagato, altrimenti non si spiegherebbe. Come si suol dire in questi casi, speriamo bene e incrociamo le dita.
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