sabato 22 gennaio 2022

Tra ulivi e vigneti, in bicicletta sulle colline goriziane

Il punto di partenza di ogni escursione in bicicletta dovrebbe essere le stazioni, favorendo così la naturale indole ecologica dei ciclisti che potrebbero giungere lasciando a casa la loro autovettura. A Gorica (Gorizia e Nova Gorica) ne esistono addirittura due, quella Centrale che pochi sanno che si chiama così proprio perché complementare all'altra e quella della ferrovia Transalpina, nella famosa trg Evrope, così nominata in onore dell'indimenticabile notte tra il 30 aprile e il Primo Maggio 2004, data dell'ingresso della Slovenia nell'Unione europea. Già solo da queste poche parole si comprende l'importanza della pista ciclabile internazionale che dovrebbe collegare le due stazioni, un vero e proprio asse centrale in grado tra l'altro di far conoscere la bellezza della "vecchia" città.

Una breve ma assai remunerativa gita prevede di partire dallo storico edificio che domina trg Evrope, inaugurato nel 1906 alla presenza dell'erede al trono Ferdinando d'Asburgo. Prima di salire in sella è d'obbligo uno sguardo all'interno, un salto indietro nel tempo aiutato dall'ottima mostra allestita in un corridoio che illustra il "prodigio tecnologico" della linea ferroviaria che univa Trieste e Vienna, oltrepassando difficoltà e dislivelli a quei tempi ritenuti quasi insuperabili.

Si sale ripidamente al colle di Kostanjevica (la Castagnavizza). Ci attende la storia del santuario, con la bella chiesa con gli stucchi originari del coro e soprattutto le tombe di Carlo X e degli ultimi membri della corte reale di Francia. Non c'è molto tempo da dedicare alla storia, molte pedalate ancora attendono. Si prosegue dietro al santuario, sulla cresta del colle da dove è possibile ammirare una delle ville dallo stile orientaleggiante dell'architetto Laščak. Dopo circa un chilometro su ripidi saliscendi si arriva alla strada principale, con una discesa da affrontare con prudenza, in quanto l'arteria di collegamento tra Nova Gorica e la zona di Rožna Dolina è abbastanza trafficata. Si tratta di un paio di chilometri di discesa, fino al grande incrocio presso il confine della Casa Rossa.

Si gira a sinistra e dopo il distributore di benzina si ritrova la calma, gettando uno sguardo e se possibile dedicando una breve visita al suggestivo cimitero ebraico nel quale si entra passando sotto un poco romantico cavalcavia stradale. Si procede e, dopo aver traversato la statale verso Lubiana, si trova subito a destra una stretta strada asfaltata che in meno di mille metri conduce dai colori mesti della zona industriale a un sorprendente polmone verde, una lunga collina distesa coperta di boschi profumati e punteggiata di case che fanno capolino tra la vegetazione. La strada sale progressivamente e dagli squarci nel bosco si intravvedono le ultime propaggini delle città. La collina si chiama Stara Gora (Monte Vecchio) , nel punto culminante, che coincide con l'omonimo piccolo paese, supera i 200 metri d'altezza. Oltre il villaggio un po' si sale e un po' si scende, tenendo sempre la linea di cresta. Il bosco lascia spazio alle coltivazioni, vigneti abbarbicati sulle balze e poetici uliveti ben tenuti dagli agricoltori locali.

Quando la strada comincia a scendere ripidamente si vede l'ampia valle del Lijak, breve corso d'acqua che ha la sorgente ai pedi del Monte San Daniele e la foce nel Vipacco (Vipava), nella zona di Bilje. Al termine della discesa, dopo aver valicato il ponte sul fiume, si prende decisamente la direzione dell'abitato di Vogrsko, la cui pittoresca chiesa parrocchiale invita dall'alto a salire. Il primo tratto è davvero impegnativo, poi si ha la stessa sensazione provata sul colle precedente, proseguendo con diverse salite e discese in uno splendido, dolce paesaggio. Lontano, verso l'Italia, si vedono le inconfondibili sagome dei quattro "monti goriziani", il Sabotino, Sveta Gora (Monte Santo), Škabrjel (San Gabriele) e Štanjel (San Daniele). Ci sono molte case e fattorie, si incontrano sorrisi laboriosi e necessarie informazioni per capire quale strada intraprendere. E poi si scende, velocemente, verso l'abitato di Šempas, ormai già ai piedi dell'affascinante e un po' misterioso lunghissimo crestone del Čaven che sovrasta buona parte della valle del Vipacco.

Un'ottima strada secondaria consente di evitare il traffico della principale direttrice Nova Gorica - Ljubljana. Si procede sempre abbastanza in alto, con salite e discese non particolarmente impegnative, tra ameni villaggi, antichi caseggiati e castelli, naturalmente ininterrotte coltivazioni di vite e di ulivo. Dopo Ozevljan i più coraggiosi possono salire fino all'abitato di Šmihel (San Michele) e ammirare la splendida chiesetta antica, insieme al panorama mozzafiato sulla valle sottostante. Oppure si può continuare verso la morena, residuo dell'ultima glaciazione che nasconde le prime costruzioni della città. Si può deviare per andare a vedere le sorgente del Lijak, oppure procedere attraverso Loke e passare sotto il maestoso castello di Kromberk. Chi ha ancora fiato e gambe, può affrontare la ripida ma breve salita e visitare l'edificio che ospita mostre temporanee e permanenti allestite dal Goriški muzej. Altrimenti si può procedere, dimenticando i paesaggi naturali che hanno accompagnato tutto il percorso e ritornando nel pieno del clima cittadino. Nova Gorica, come dice il nome, è una città nuova ma sorprendentemente interessante. A chi non la conosce, ma anche a chi crede di conoscerla, si consiglia la prenotazione di un accompagnatore per scoprire l'intrinseca bellezza di una zona che consente di ammirare i successivi stili architettonici ce hanno caratterizzato la seconda metà del Novecento europeo, il fascino di un incrocio avvincente tra tradizione e post-modernità, l'ammirato stupore di un'integrazione tra diversità linguistiche e culturali realizzata senza sostanziali difficoltà e tuttora facilmente percepibile a uno sguardo attento.

E' tempo di arrivare alla Transalpina, di brindare all'impresa e di riprendere il treno o la via di casa. Visitando i diversi luoghi e prevedendo una necessaria sosta in una delle "gostilne" del percorso, la giornata se ne va, portando con sé una trentina di chilometri, quasi tutti in una natura incontaminata, oltre a circa 700 metri complessivi di dislivello. Provare per credere!

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