sabato 8 gennaio 2022

Nonturismo e Cultura dell'Accoglienza. La visita di un gruppo di Como in FVG (2)


Il gruppo di Como a Sveta Gora
Il nonturismo è un'esperienza di viaggio che ha come obiettivo l'incontro con la realtà concreta delle persone e delle comunità di un territorio. Ciò non significa disdegnare il contesto storico e paesaggistico, anzi, esso risulta in parte indispensabile per approfondire le vicende umane attuali.

Lo strumento principale del nonturismo è il linguaggio, sia la parola ascoltata e proclamata, sia quello non verbale della relazione amicale e nonviolenta.

Quello compiuto in Friuli Venezia Giulia dal bel gruppo di 19 comaschi è stato proprio un esempio di nonturismo, ciascuno ha raccontato il proprio modo di concepire la vita e ha accolto con il cuore aperto il racconto degli altri. Perché non immaginare l'offerta anche di un nonturismo di qualità, in vista dell'appuntamento di Nova Gorica e Gorizia nel 2025?

Nel post precedente erano rimasti a Sveta Gora (Monte Santo), in un'accogliente "gostilna", avvolta in una nebbia carica di umidità, nel corso di una tipica cena "alla slovena", dove ognuno ha narrato le emozioni della giornata. Un breve incontro con il giovane rettore del santuario, pater Bogdan Knavs, ha permesso di conoscere una delle figure più innovative e interessanti del mondo cattolico sloveno. Il dinamico frate francescano è diventato un vero punto di riferimento per i movimenti che ricordano l'eroismo di chi ha versato il proprio sangue per la liberazione dal nazifascismo, ma anche si assumono la responsabilità di costruire oggi un mondo più equo e solidale.

Dopo l'intensa prima giornata prevalentemente goriziana, la seconda è stata dedicata a Trieste. Andando verso Staranzano, si passa davanti ai sempre impressionanti cimiteri di guerra di Redipuglia e contemplando la tomba di un'intera generazione di ragazzi di varie nazionalità, non si può che pensare alle parole quasi urlate da papa Francesco proprio in questi luoghi, "la guerra è una follia".

A Staranzano c'è la bottega del mondo gestita dalla bella associazione Benkadi, collegata alla Tenda della Pace, iniziativa nonviolenta di fraterna accoglienza che ha promosso negli ultimi anni tanti partecipati eventi, a difesa dei diritti delle persone, soprattutto di quelle più penalizzate dai processi disumanizzanti della società del Capitale.

Il passaggio attraverso Monfalcone è accompagnato dalla riflessione sulla tragedia dell'amianto nella città di quei "cantieri" che hanno portato alla gente il pane, ma anche la malattia mortale. Ancora una volta c'è da riflettere sulla necessità di coniugare la crescita economica con quella sociale, ponendo sempre al centro la persona e il contesto naturale in cui vive. Monfalcone è, a livello intaliano, una delle città con la più alta percentuale di stranieri residenti. Un'altra occasione per ripensare l'urgenza di politiche di autentica reciproca integrazione, nel rispetto profondo delle diversità linguistiche, religiose e culturali.

Il primo meeting triestino è con l'associazione Linea d'Ombra, avviata intorno a Lorena Fornasir e Gianandrea Franchi i quali, hanno compiuto frequenti visite nel nord della Bosnia, rendendosi conto della drammatica situazione dei profughi costretti a vivere in condizioni molto difficili, con la sola prospettiva di rischiare la vita per valicare quelli che ritengono essere i confini della speranza. Contemporaneamente hanno allestito un  vero e proprio ricovero per chi riesce in qualche modo ad arrivare in Italia, curando le piaghe dei feriti nel corso dell'Odissea e cercando di operare affinché siano garantiti i loro diritti.

Presso il Consorzio Italiano di Solidarietà c'è Gianfranco Schiavone. Con lui il dialogo procede nel racconto dell'ideazione e della fondazione del sistema SPRAR (ora SAI). E' una modalità di prima accoglienza che ha un importante valore di cittadinanza, sostenendo l'ingresso dei nuovi arrivati nei processi lavorativi e abitativi. Da non sottovalutare è la modalità, che affida all'ente locale, il Comune e quindi la comunità sociale, il compito di coordinare in toto il percorso di integrazione.

E' tempo di salire a Opicina, per incontrare don Mario Vatta e la comunità di San Martino al Campo. E' una delle tante prove che dimostrano come l'"accoglienza" non è un'idea suscitata dalle migrazioni attuali, ma fa parte dell'essenza stessa di concepisce l'esistenza come universale fraternità. L'esperienza di don Mario è in questo contesto emblematica, un uomo che ha dedicato tutta la sua vita adulta, con passione, simpatia e serenità, a farsi prossimo di ogni essere umano, soprattutto di coloro che per un motivo o per l'altro, vivono il mistero del dolore e della marginalizzazione.

Mentre l'autentico tour de force si è concluso, necessariamente per questa volta senza molte concessioni all'Arte e alla Natura ma con tanti ricordi e impegni per il futuro, l'auspicio è quello di un prossimo giro nonturistico, questa volta nella zona di Como, per incontrare "ciò che sta dentro e dietro" alla gioiosa serietà dei volti che hanno illuminato questi giorni.

1 commento:

  1. Bellissima esperienza. Mi piacerebbe venisse sviluppato il tema dei viatores nonturisti....

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