E' difficile scegliere, ma ci si può provare, raggruppandoli sotto tre capitoli: Lavoro, Ambiente, Welfare.
Già, e la Cultura? E la Capitale europea EPK 2025? Non è uno fra i tanti temi, ma il quadro d'insieme nel quale si collocano tutti gli altri. C'è già un tavolo di lavoro tecnico costituito dal GECT/EZTS e presto sarà operativo quello specificamente dedicato all'evento del 2025. Al di là delle dichiarazioni d'intenti e della buona volontà dei singoli, manca invece una prospettiva politica comune, una "visione del mondo e della società" che riempia di significato il percorso e la celebrazione europea. Per questo sarebbe più che mai importante che sia presentata almeno una lista con lo stesso simbolo, a Nova Gorica e Gorizia, tenendo conto sia dell'urgenza del momento che della concomitanza delle elezioni comunali, ripetuta una volta ogni venti anni. EPK2025 non consiste soltanto in una serie di iniziative, ma soprattutto in una nuova concezione di un territorio che gli abitanti dovrebbero percepire "unito nella diversità", nella buona e nella cattiva sorte. Naturalmente ciò porta in primo piano il tema della scuola e dei giovani, in particolare per ciò che concerne l'apprendimento delle lingue, diventando ovvio ciò che ancora non sembra essere, ovvero che tutti dovrebbero come minimo capire la lingua dell'altro pur parlando la propria. E porta in primo piano anche il tema delle comunicazioni sociali, rendendo indispensabile l'incontro frequente e costruttivo tra gli operatori, realizzando almeno un giornale o settimanale bilingue che "racconti" la quotidianità delle due parti dell'unica realtà. Parafrasando l'idea di un amico, si può dire che l'obiettivo del 2025 (come pure del 2026, 2100, 2500, ecc.) sia quello di rendere possibile e gioiosa la vita delle Bambine e dei Bambini del Futuro!
Per quanto riguarda il Lavoro, è ovviamente urgente creare le condizioni politiche per rendere attrattivo il territorio. Già alcuni l'hanno fatto, ma si dovrebbe continuare sulla strada di una specifica configurazione, passando dalla vetusta concezione assistenzialistica e autarchica della "zona franca" a quella innovativa di "punto franco internazionale" che consenta di creare occupazione "sfruttando" la situazione geopolitica e storica che ha caratterizzato - nel bene e nel male - l'una e l'altra parte del vecchio confine. Da questo punto di vista, l'estremo interesse storico legato al Novecento ma anche alle civiltà che si sono succedute a partire dalla preistoria, la bellezza della Natura e l'offerta enogastronomica, la potenzialità di invenzione di "cammini" e percorsi ciclabili di alta qualità, potrebbero essere occasioni straordinarie per un'offerta turistica ecologica, innovativa e capace di sicuri sviluppi anche dal punto di vista imprenditoriale. In ogni caso, senza lavoro non ci può essere un futuro che impedisca la "fuga" dei giovani e fermi l'evidente progressivo tracollo demografico.
Per ciò che concerne l'Ambiente, da una parte c'è bisogno di un'azione congiunta per salvaguardare l'esistente, dall'altra occorre un soprassalto di creatività per inventare nuove forme di tutela ma anche di valorizzazione. Da una parte ci sono macroproblemi legati all'inquinamento dell'aria provocato dal co-inceneritore di Anhovo, al progetto di sfoltimento degli alberi della foresta di Tarnova, all'inquinamento delle acque dell'Isonzo e del Corno, ai capannoni industriali e artigianali dismessi e trasformati in discariche a cielo aperto, alla necessaria variante generale dei piani regolatori delle/a città, ai piani del traffico che ne penalizzano la vivibilità, con grave impatto sulla qualità della vita. D'altra parte ci sono i bellissimi progetti da portare a termine, non con le parole a con i fatti, riguardanti il completamento delle piste ciclabili sull'asse nord/sud (Isonzo/Soča dalla sorgente alla foce, con necessario attraversamento sicuro delle città capoluogo) ed est ovest (Vipacco/Vipava - Collio - Pedemontana). sarebbe opportuno realizzare anche una breve "Alta via dei monti goriziani", un anello per escursionisti con partenza e arrivo nel piazza della Transalpina/Trg Evrope (raggiungibile ovviamente anche in treno).
Il welfare del territorio Goriziano non può che procedere dalla visione profetica di Franco Basaglia. Tutti i cittadini sono nello stesso tempo soggetti e oggetti di cura, visto da vicino nessuno è normale, occorre credere nell'utopia della realtà. Non è un caso che proprio l'ambito della salute mentale è stato uno dei primi affrontati dal GECT/EZTS, con forti investimenti per sostenere le crescenti relazioni tra realtà sanitarie da una parte e dall'altra del confine. C'è da affrontare il tema della mancanza dei medici di medicina generale che, sia in Italia che in Slovenia, rischia di privare migliaia di persone del diritto al primo livello di assistenza sanitaria, con prevedibile conseguente sovraffollamento dei Pronto Soccorso e degli Ospedali già sofferenti per la carenza di organici. Occorre dedicare speciale attenzione ai senza tetto e ai più poveri, tenendo conto del probabile aumento delle nuove povertà post-pandemiche, incrementando azioni già avviate e inventandone di nuove, in un sinergia sempre più stretta tra Servizi Sociali e realtà del cosiddetto Terzo settore, di Gorizia e Nova Gorica. Naturalmente è da affrontare insieme la questione della prima accoglienza dei profughi e dei richiedenti asilo provenienti dalla rotta balcanica, immaginando di realizzare un centro unico, con strutture prossime al confine, sul modello dello SPRAR/SAI. Sulla capacità di creare città accoglienti e capaci di integrazione reciproca con i nuovi arrivati, si verificherà una parte importante della "riuscita" della Capitale europea della Cultura.
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