Francesco Isoldi descrive il "Nazareno" |
Un gruppo di 19 persone, provenienti dalla zona di Como ha potuto in questi giorni una serie di luoghi particolari della Regione Friuli Venezia Giulia.
Hanno raccontato le loro esperienze, molto interessanti. Sono impegnati in diverse forme di ricca umanità, da un frequentato centro di prima accoglienza, collegato a una parrocchia gestito senza convenzioni a una comunità di giovani che vivono insieme l'ordinarietà di un'esistenza incentrata sul lavoro, sulla studio e sugli incontri. C'è chi è impegnato nella politica locale e chi partecipa ad associazioni che promuovono i diritti dell'umanità e della natura. Il tema generale, come ben illustrato da uno di loro, don Giusto Della Valle, è la consapevolezza di quanto sia necessario passare dalla mera accoglienza dell'altro alla vera fraternità.
Il loro percorso, breve nei tempi ma molto intenso nelle relazioni, inizia a Zugliano. Don Pierluigi Di Piazza racconta la storia del centro Balducci, gli intrecci che lo hanno generato a partire dalla vita familiare in un piccolo paese nel cuore della Carnia, il rapporto tra condivisione della vita e promozione di una cultura della pace e della nonviolenza attiva.
Nel viaggio verso Gorizia, il candido muro bianco e le sbarre del Centro per il Rimpatrio di Gradisca impressionano i partecipanti che rilevano una concezione della solidarietà diametralmente opposta a quella sperimentata al Balducci. E' l'occasione per fare il punto sulla situazione di questi veri e propri campi di concentramento sul territorio italiano e per approfondire la riflessione sulla rotta balcanica.
Presso l'Istituto "Nazareno", il responsabile Francesco Isoldi, del Consorzio Il Mosaico e l'insegnante Renato Elia accompagnano i presenti nella visita del Centro di Accoglienza abitato attualmente da 130 persone, soprattutto pakistani, afghani e maghrebini provenienti quasi tutte dalla via dei Balcani. Le loro difficoltà e la speranza di trovare stabilità in Italia e in Europa sono raccontate anche da alcuni ospiti, aiutati non solo a comprendere il territorio, ma anche gli elementi fondamentali di un'autentica formazione alla convivenza democratica.
Igor Komel, direttore del Kulturni dom, parla della vita sul confine, specialmente dei rapporti tra sloveni e italiani, rilevandone le difficoltà ma soprattutto le opportunità. Sottolinea il ruolo fondamentale della Cultura, come potenzialità per offrire un senso all'impegno e vincere la tentazione della disillusione che caratterizza questo difficile periodo della non ancora conclusa pandemia.
Presso il parco Basaglia, è la volta di Franco Perazza che racconta con passione e coinvolgimento, sia l'importanza della presenza del famoso psichiatra a Gorizia che i percorsi successivi al suo trasferimento a Trieste. Tra alti e bassi, la situazione si è consolidata e oggi i Servizi territoriali sono un vero e proprio esempio, anche al di fuori del contesto regionale, di rispetto delle persone e dei loro diritti fondamentali.
Non può mancare un breve passaggio sulla piazza della Transalpina, ricostruendo il senso del bel monumento che illustra il confine tra Slovenia e Italia come luogo in cui costruire una nuova storia di convivenza e buone relazioni, in attesa dell'appuntamento del 2025. L'ultima parte della prima giornata del "tour" dei comaschi si svolge a Sveta Gora, dove l'accoglienza è molto calorosa, nonostante la nuvola piovosa che impedisce la contemplazione del territorio Goriziano dall'alto.
Nel dialogo che accompagna la cena, una memoria sintetica fotografa bene il "cammino". Il Vangelo vivo proposto da don Pierluigi Di Piazza e don Alberto De Nadai - partecipe in tutte le fasi descritte e portatore della sua particolare esperienza umana e cristiana nel mondo ai margini della società cosiddetta "normale - ha illuminato e nel contempo ricevuto maggiore luce grazie all'attuazione della Costituzione testimoniata da Francesco Isoldi, Igor Komel e Franco Perazza. Insomma un percorso di laica fede e spirituale libertà.
Il "pellegrinaggio" continua, con la visita alla Tenda per la Pace di Staranzano, poi a Trieste, per incontrare Lorena e Gianandrea con i volontari di Linea d'Ombra e gli ospiti in arrivo dai Balcani nella piazza antistante la stazione. E poi ancora, c'è la storia dell'ICS e della fondazione del sistema SPRAR/SAI con Gianfranco Schiavone e infine la visita a don Mario Vatta e alla Comunità di san Martino a Opicina. Ma di questo si darà spazio in un prossimo post, in attesa di realizzare una vera e propria approfondita "guida nonturistica" ai luoghi dell'accoglienza in Friuli Venezia Giulia.
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